Giuseppe Guastella per il Corriere della Sera
il capannone di cormano acquistato dalla lombardia film commission 2
Legato a doppio filo a Di Rubba e Manzoni, Francesco Barachetti solo apparentemente riveste un ruolo di secondo piano nell' inchiesta sulla compravendita della sede della Fondazione Lombardia film commission che ha portato agli arresti domiciliari i due professionisti molto vicini alla Lega.
Barachetti è accusato di concorso in peculato, come gli altri due e come Michele Scillieri, il terzo commercialista arrestato. Da giovedì la Finanza sta perquisendo la sede della Barachetti service a Casnigo (Bergamo) mentre spunta in Svizzera una fiduciaria panamense che ha gestito parte degli 800 mila euro sborsati da Lfc per acquistare il capannone di Cormano.
il capannone di cormano acquistato dalla lombardia film commission 1
La ristrutturazione dell' immobile, costata intorno ai 250 mila euro all' ente pubblico, è solo uno degli affari che la Barachetti service con sede nel Bergamasco ha realizzato grazie all' appoggio di Di Rubba, direttore amministrativo del Carroccio in Senato, e di Manzoni, revisore dei conti del partito alla Camera.
«Negli ultimi anni l' impresa si è annoverata tra gli abituali fornitori» della «Lega nonché delle persone fisiche e giuridiche ad essa collegate», scrivono i finanzieri in un' informativa agli atti dell' inchiesta dei pm Eugenio Fusco e Stefano Civardi. Lo confermano le intercettazioni che registrano un' assidua presenza dell' imprenditore bergamasco nella sede di via Bellerio a Milano.
stefano borghesi
Ha anche avuto un rapporto commerciale diretto con Roberto Calderoli, vice presidente del Senato. «Ti chiederà un frigo, due o tre accessori, elettrodomestici (...), attiviamoci», ordina Barachetti a fine 2019 alla sua segretaria. Fornitura per la quale sono state emesse tre regolari fatture «pari a 83 mila euro», annota la Gdf.
Il legame tra Barachetti e Carroccio e la «fidelizzazione» con Manzoni si rafforzano durante la pandemia quando il professionista invita l' imprenditore ad investire nel «bel business» delle sanificazioni, piuttosto diverso dai lavori edili che è solito fare. Manzoni si prodiga per fargli ottenere dal partito la sanificazione di via Bellerio dicendogli di essersi rivolto a Giulio Centemero, il tesoriere della Lega al quale è strettamente legato:
centinaio salvini e calderoli cercano il mes
«Gli faccio, Giulio guarda che Barachetti ha tutti i protocolli lì per la sanificazione (...) anche l' Ats di Milano suggerisce un' impresa di pulizie (...) Giulio caro, noi qua in Lega viene una vecchia a pulire che non è capace quasi neanche di svuotare i cestini». Per le Fiamme Gialle, emergono le «peculiari ingerenze» di Di Rubba e Manzoni negli affari dell' impresa che è, chiosano i militari, è «formalmente riconducibile» a Francesco Barachetti.
L' affare da 800 mila euro, andati in gran parte nelle tasche dei tre commercialisti, secondo i pm, sarebbe stato organizzato principalmente da Di Rubba nella veste di presidente (fino al 2018) di Lombardia film commission.
scillieri alberto di rubba
Quando la bufera è già scoppiata da tempo, grazie alla trasmissione Report e al settimanale L' Espresso, il 13 febbraio scorso una funzionaria telefona a Di Rubba dopo che alcuni consiglieri del Comune di Milano, socio della Fondazione, hanno chiesto gli atti della vicenda. La donna rivela che nel cda era stata «ventilata l' ipotesi di informare i pm su alcuni fatti ritenuti poco chiari», come che Scillieri, il quale in quel momento è consulente finanziario dell' ente, era anche amministratore di fatto della Andromeda srl, la società che aveva venduto l' immobile. Un enorme conflitto di interessi che lo ha portato ai domiciliari.
Le indagini puntano anche oltre confine, alla fiduciaria panamense alla quale è arrivata una fetta dei 250 mila euro che, per i pm, sarebbero transitata a Milano attraverso un' altra fiduciaria, la Fidirev. Emerge anche una cena a Roma tra più persone che avrebbe visto la partecipazione a fine maggio di Di Rubba e, secondo quanto riferito per telefono alla moglie da uno degli intercettati, anche di Matteo Salvini. I pm Fusco e Civardi non hanno ulteriori conferme, neppure sulla presenza di Calderoli (che smentisce) e di altri personaggi.
manzoni
alberto di rubba 1
In un' informativa, si parla di Manzoni e altri preoccupati per alcuni articoli e del licenziamento del direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo) dove Di Rubba e Manzoni avevano aperto conti ed avevano fatto operazioni che il funzionario non aveva segnalato come sospette. Allo stesso direttore, interrogato come teste per il filone milanese sui 49 milioni della lega spariti, i due avevano chiesto di aprire anche una serie di conti intestati alle «associazioni regionali» del Carroccio.
QUEI 39 BONIFICI
Armando Di Landro per il Corriere della Sera
Già prima che la Procura di Milano svelasse l' inchiesta sulla compravendita del capannone di Cormano, i due bergamaschi Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, avevano addosso gli occhi della Guardia di finanza. Era l' estate del 2018 e gli investigatori di Genova avevano iniziato a scavare su una serie di società con capitale schermato da una fiduciaria, create a partire dal 2014 nello studio di via Maj 24, una decina di minuti a piedi dal centro di Bergamo.
centemero
Entrambi studenti di Economia all' Università di Bergamo, come Giulio Centemero, Manzoni e Di Rubba avevano ricevuto proprio da lui, tesoriere della Lega dopo il congresso vinto da Salvini a dicembre del 2013, l' incarico di gestire i conti del partito.
C' era già un faro puntato su di loro, quindi: un' attenzione che rende forse ancora più inspiegabile ciò che è accaduto nei mesi successivi. Nell' ottobre del 2018 viene fondata la «Manzoni e Di Rubba società tra professionisti», la Mdr Stp. C' è un salto di qualità immobiliare: i due soci lasciano lo studio nel condominio di via Maj e entrano al piano terra di un palazzo signorile in via XX Settembre 70, nel cuore di Bergamo. La sigla, Mdr, appare su ogni finestra. Manzoni è socio della nuova creatura al 48%, stessa percentuale di Di Rubba.
alberto di rubba
Ma tra gli azionisti entrano anche il tesoriere della Lega, Centemero, al 2%, e un altro parlamentare, Stefano Borghesi, senatore bresciano di 43 anni, pure lui al 2%. E soprattutto: la società è titolare di un conto corrente Ubi Banca nella filiale di Seriate, dove a partire da giugno 2019, arrivano una serie di bonifici, segnalati a Bankitalia dal servizio antiriciclaggio di Ubi.
Con 14 diverse operazioni 316 mila euro dalla Lega per Salvini Premier, dal 6 giugno 2019 al 7 maggio 2020. Altri 13 bonifici vengono invece disposti da un conto ancora intestato a Lega Nord, per 123 mila e 327 euro, 12 da Radio Padania per 67.198 euro. In tutto 506 mila euro in 39 operazioni. Con soldi che poi partono dallo stesso conto per finire invece alla Partecipazioni srl, altra creatura di Manzoni e Di Rubba.
luca sostegni
Ubi Banca segnala l' anomalia della «ricezione ed effettuazione di bonifici che hanno come controparti soggetti appartenenti al mondo politico», i due colleghi, interpellati, spiegano che l' attività della Mdr riguarda la gestione contabile e fiscale della Lega, che prima era affidata a un' altra loro società, la Studio Dea Consulting. Sta di fatto che le segnalazioni di operazioni sospette da parte di Ubi, finiscono in una nota di Bankitalia indirizzata alla Guardia di finanza.
E i due commercialisti risultano indagati anche per riciclaggio. Il giro di denaro è strano, la Lega e Radio Padania versano di fatto a una società partecipata dal loro tesoriere. E i fronti aperti sono anche altri, con la Procura di Genova ancora al lavoro su quelle società con capitale schermato. La netta impressione è che il caso di Cormano sia solo una parte del mistero che passa dal centro di Bergamo.
CALDEROLI
Cesare Zapperi per il Corriere della Sera
calderoli
«L' ultima volta che mi sono seduto a tavola con Matteo Salvini risale ad almeno due anni fa. La cena di cui hanno parlato alcuni giornali non è mai esistita». Roberto Calderoli ricorre ad una terminologia ormai di moda («è una fake news») per smentire la ricostruzione che lo avrebbe visto partecipare, in una serata tra il 24 e il 27 maggio scorso a Roma, ad una cena con il segretario della Lega Matteo Salvini, il collega senatore bresciano Stefano Borghesi e con il commercialista Andrea Manzoni, revisore dei conti del gruppo leghista della Camera e professionista di fiducia del leader del Carroccio.
Senatore Calderoli, ma lei che ci faceva a quella cena romana?
«Sono sicuro che non è mai esistita».
Perché? Come fa ad esserne certo?
lombardia film commission
«L' ultima volta che ho pranzato o cenato con Salvini risale a non meno di due anni fa».
Sicuro? E con gli altri soggetti indicati nell' indagine della procura di Milano?
«Con gli altri due non ho mai mangiato nemmeno una pizza».
Uno è un collega senatore, l' altro un consulente della Lega. Perché escludere che li abbia potuti incontrare?
«Purtroppo, c' è una disavventura personale a ricordarmelo. A maggio, infatti, mi sono rotto il perone e il legamento. Mi muovevo con grande fatica aiutandomi con le stampelle. Figuriamoci se potevo uscire a cena in quelle condizioni. A parte il fatto che non ho proprio l' abitudine di pranzare fuori casa. Non mi piace proprio».
report e i soldi della lega
Ma è andato a dare un' occhiata alla sua agenda? Magari non se lo ricorda.
«Mi creda, non ero proprio nelle condizioni fisiche per uscire. L' agenda è nella mia testa e nel mio corpo che ne ha già viste tante in questi anni».
E allora come si spiega che esca una ricostruzione così dettagliata?
«Come faccio a saperlo se io non c' ero?».
Lombardia Film Commission
Si dice che un «trojan» ha registrato tutto.
«Eh no, la procura di Milano ha sentito il dovere, e non mi pare lo faccia tanto spesso, di intervenire con una nota ufficiale che ha precisato che non è stato utilizzato un trojan».
Però, il comunicato dei magistrati milanesi dice che «nel corso di quell' incontro, non era attivo alcun captatore informatico». Non pare smentire l' esistenza di quell' incontro.
«Di mio ribadisco che non poteva essere registrata la voce di chi non c' era perché se ne stava tranquillo a casa sua a curarsi i suoi malanni».
Senta Calderoli, lei è bergamasco come i due commercialisti vicini alla Lega finiti agli arresti domiciliari. Li conosce di sicuro.
matteo salvini roberto calderoli
«Certo e l' opinione che mi sono fatto è che sono ottimi professionisti e grandi lavoratori. Mi sentirei di dire che sono persone perbene».
Sicuro?
«Se gli abbiamo affidato incarichi così delicati è perché hanno dato prova di essere capaci e affidabili».
Ma di questa inchiesta, del giro di denaro di cui si parla e che getta una luce sinistra su figure molto vicine al leader Salvini che idea si è fatto?
«In questi casi, anche se come sempre si leva un gran polverone, specie se ci sono in vista le elezioni, per me la regola principe è lasciare lavorare la magistratura. Ci vuole pazienza, l' esperienza lo insegna. Ma alla fine la verità viene a galla».
SALVINI E CALDEROLI
Questa verità in cosa consiste? Non c' è proprio nulla di illegale o magari qualcosa è sfuggito di mano?
«Per quello che ne so e per quello che ho letto finora mi pare non ci sia proprio nulla.
Mi passi la battuta: se gli elementi in mano agli inquirenti sono consistenti come la cena a cui non ho mai partecipato e che per me semplicemente non è mai esistita, possiamo dormire tranquilli».
matteo salvini roberto calderoli