Giuseppe Guastella per il “Corriere della sera”
ROBERTO FORMIGONI
Un'occhiata a destra, una a sinistra. Un passo oltre la soglia del portone e poi ancora un'occhiata a destra e una a sinistra. Solo quando si convince che non ci sono fotografi ad aspettarlo, Roberto Formigoni fa la sua prima passeggiata «libera» dopo che il Tribunale di sorveglianza di Milano gli ha concesso la detenzione domiciliare. Alla persona che lo ospita dopo 5 mesi di carcere a Bollate, confida: «L'errore che ho commesso? Non dovevo fare quelle vacanze. È stata un' imprudenza, un' inopportunità».
ROBERTO FORMIGONI
Camicia bianca a quadri neri, pantaloni scuri, l'ex potente governatore della Lombardia si avvia sul marciapiede di una strada nei pressi di Piazza Firenze. Accogliendo la richiesta degli avvocati Mario Brusa e Luigi Stortoni, i giudici gli hanno concesso di scontare in casa quanto rimane della condanna per corruzione a 5 anni e 10 mesi per la vicenda Maugeri, con i 6,6 milioni di euro in viaggi esotici da sogno, uso esclusivo di due yacht e metà di una villa in Sardegna acquistata a prezzo scontato che gli ha elargito Pierangelo Daccò, «apriporte» in Regione, e dal socio di questi Antonio Simone.
formigoni
I giudici hanno imposto varie prescrizioni, esattamente come avviene per tutti i detenuti, perché colui che per 18 anni è stato alla presidenza del Pirellone, va ricordato, resta sempre un detenuto. Può uscire di casa solo per necessità di salute e, due ore al giorno, «per soddisfare indispensabili esigenze di vita», come andare a fare la spesa o in farmacia senza mai lasciare Milano. Deve, tra l'altro, avere contatti costanti con gli assistenti sociali dell'Ufficio per l'esecuzione penale esterna e non deve frequentare pregiudicati né tossicodipendenti.
roberto formigoni (2)
Formigoni approfitta delle due preziose ore anche per fare un po' di moto. Dimagrito, nove chili in meno lo hanno ringiovanito, si muove a passo veloce sul marciapiede. Qualcuno lo riconosce e lo saluta, c' è anche chi gli stringe la mano. Lui si ferma, cordiale, quel tanto che basta per non essere scortese. Non può rilasciare interviste, ma parla con il professore universitario che lo ospita. Ha ottenuto la detenzione domiciliare anche perché, come hanno scritto i giudici, ha fatto una «revisione sulle condotte processuali assunte» dopo che per anni, come era suo diritto, si è difeso negando ogni responsabilità e non facendosi mai interrogare. Ora, però, sembra pentito: «Ripensandoci, forse sarebbe stato meglio rispondere alle domande. Io non ho compiuto reati».
formigoni
A chi dice che ha cambiato linea, risponde: «Ho accettato la sentenza e l' ho rispettata. Subito. Tanto è vero che mi sono presentato spontaneamente in carcere 12 ore dopo.
Questo, però, non vuol dire essere d'accordo con essa. L'ho fatto per formazione, per cultura e rispetto delle istituzioni». Perché, confida al professore, si sente sempre «un uomo delle istituzioni».
Errori? «Non certamente quello di aver fatto della Lombardia una delle prime regioni d'Europa, e non solo nella sanità», dice. A chi, come i pm nel processo, obietta che forse, senza sprechi e tangenti, la Lombardia poteva essere migliore, risponde sarcastico: «Migliore? Tutti riconoscono che è stata la migliore». Un errore lo ammette: «Dovevo smettere di frequentare quegli amici trentennali (Daccò e Simone, ndr. ) quando cominciavano a occuparsi di materie di competenza regionale (la sanità, ndr. )».
PIERANGELO DACCO
Come ha superato l' impatto con la detenzione? L' amico spiega che ad aiutare Formigoni è stata la conoscenza del carcere visitato molte volte come parlamentare e «la fede e l' educazione a guardare gli altri negli occhi». Tra poco più di un anno potrebbe chiedere l' affidamento in prova ai servizi sociali. Progetta di riprendere il volontariato che faceva al Piccolo Cottolengo Don Orione di Milano, dove insegnava italiano a 6 suore straniere che assistono anziani e disabili.