MICHAEL MASI
Da gazzetta.it
michael masi
Parte male, giudicando legittimo il taglio di Hamilton al 1° giro, e finisce peggio per il balletto dei doppiati con la safety car, materializzando il timore che il titolo sia deciso dai commissari.
UN FINALISSIMO INTENSO E CONFUSO
Giorgio Terruzzi per il "Corriere della Sera"
Ci sarà sempre chi considera Hamilton il vero vincitore, penalizzato da un incidente banale provocato dal comprimario Latifi quando era in testa e imprendibile. Ci sarà sempre chi considera il risultato della corsa e quindi del Mondiale, l'unico verdetto sacro: Max Verstappen campione. Un finalissimo. Intenso e confuso.
HAMILTON VERSTAPPEN
Perfetto per riprodurre ad Abu Dhabi le scorie e le tensioni sparse sull'asfalto durante l'intera stagione. Con un arbitro inatteso, Nicholas Latifi, appunto, canadese della Williams, pronto a sostituirsi al contestatissimo direttore di gara Michael Masi, la cui decisione di concedere ai duellanti un vero giro di battaglia dopo la fatale safety car, risulta comprensibile, pur dentro un caos da contestazioni infinite e per certi versi legittime.
Abbiamo avuto un condensato di complicanze buono per tenere aperta la polemica a lungo. Amplificata dalla sfortuna, va detto, che ha perseguitato il vecchio Lewis nel giorno del giudizio.
HAMILTON VERSTAPPEN 11
Dentro il quale, ancora una volta, Hamilton ha commesso meno errori di Verstappen, lento al via, preso dal vizio dell'attaccante cronico al giro uno, costretto ad un inseguimento che, senza l'intervento dal basso del pilota Williams, lo avrebbe condannato. Ma in quest' atto finale della sfida abbiamo osservato altre repliche. Una certa solitudine di Hamilton, ancora una volta più brillante del suo box; una vitalità ammirevole degli uomini Red Bull, disperatamente indomabili e, alla fine, premiati. Insieme alla Honda che chiude con un trionfo l'avventura in F1, aperta nel 2015 con risultati imbarazzanti.
verstappen
Per noi, molti regali. Le scene finali hanno consegnato una umanità che questo antagonismo aveva mascherato. Le rughe finalmente spianate sul volto di Verstappen, rigato dalle lacrime, illuminato dalla gioia del ragazzino che si gode un premio meritato; la signorilità di Hamilton, scovata in pochi attimi, segno di un equilibrio interiore capace di accogliere una sconfitta indigeribile ma, intimamente, non più discutibile.
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