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    FORSE NON AVEVA VISTO COME FINISCE IL FILM - SPOSINA MORTA SULLE TRACCE DEL MAGIC BUS DI ''INTO THE WILD''. UNA BIELORUSSA DI 24 ANNI VIENE TRAVOLTA DALLA CORRENTE MENTRE ATTRAVERSA IL FIUME DELL'ALASKA NEI PRESSI DEL LUOGO IN CUI MORÌ CHRISTOPHER MCCANDLESS, IMMORTALATO DAL FILM DI SEAN PENN - NON E' LA PRIMA A MORIRE TENTANDO DI RAGGIUNGERE IL BUS, E OGNI ANNO I RANGER DEVONO SALVARE DECINE DI CRETINI CHE SI IMPROVVISANO ESPLORATORI


     
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    Matteo Orlando per ''il Giornale''

     

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    In Alaska una giovane sposina è morta mentre stata compiendo un "pellegrinaggio" per vedere l’autobus reso famoso dallo scrittore John Krakauer nel libro (del 1996) "Into the Wild", diventato un famoso film di Sean Penn, con lo stesso titolo, nel 2007.

     

     

    La donna bielorussa di 24 anni, Veramika Maikamava, come spiega il quotidiano Fairbanks, si trovava con il suo coetaneo marito, Piotr Markielau, sul sentiero Stampede vicino a Healy, situato a circa 10 miglia a nord dell'ingresso del Parco nazionale di Denali (Alaska).

     

    Mentre stava cercando di raggiungere, con il marito, l'autobus abbandonato dove l'escursionista Christopher McCandless morì di fame nel 1992 e quando si trovava aggrappata ad una corda tesa sul fiume Teklanika, la Maikamava ha perso la presa ed è stata spazzata via dalle acque del fiume (ingrossate a causa delle recenti piogge) che l’hanno travolta.

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    Il marito ha spiegato agli inquirenti intervenuti sul luogo di avere tirato fuori sua moglie dall'acqua pochi minuti dopo ma la donna era già morta. Adesso il corpo della donna si trova all’ufficio del medico legale di Anchorage per i necessari accertamenti mentre le forze dell’ordine stanno indagando sull'incidente.

     

    Conosciuto anche come Bus 142 o Magic Bus, il mezzo di trasporto in disuso è diventato un luogo di pellegrinaggio per le persone che vedono McCandless come un tragico eroe popolare. Tuttavia il percorso per raggiungerlo è estremamente rischioso. È necessario, infatti, avventurarsi per un sentiero molto impervio di circa 80 chilometri, che prevede anche l’attraversamento di un fiume. Il tutto è reso più complicato dal fatto che non ci sono sul posto né rifugi né aree di sosta ma solo natura selvaggia.

     

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    Non è la prima volta che qualcuno muore alla ricerca del Magic Bus dell’Alaska. Era già successo nel 2010 quando una donna svizzera, di 29 anni, era morta attraversando il fiume Teklanika. Sono molti di più, invece, i recuperi e i salvataggi avvenuti in zona, per escursionisti che sono arrivati quasi alla morte pur di raggiungere l’autobus. Nel 2013 due gruppi separati di escursionisti sono stati salvati da un elicottero militare di passaggio dopo aver avuto problemi mentre tornavano dall'autobus.

     

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    Se la sono vista davvero brutta anche due escursionisti americani nel 2016 che sono stati salvati dopo essere stati quasi spazzati via dalla corrente. Nel 2017 un belga di 42 anni è stato salvato dopo essere stato intrappolato sul lato opposto del fiume. Secondo i dati delle autorità di soccorso dell’Alaska, tra il 2009 e il 2017 sono state avviate ben 15 ricerche per salvataggi, generati da questa patetica forma di "pellegrinaggio" alla ricerca dell’autobus dove McCandless fu trovato morto quasi quattro mesi dopo avere camminato nel deserto dell'Alaska, con poco cibo e attrezzature, e avere trascorso l'estate sull'autobus urbano abbandonato di Fairbanks. McCandless lasciò un diario dove ha descritto i suoi ultimi giorni, pagine che sono diventate materiale per il libro scritto da Jon Krakauer e per il film interpretato da Emile Hirsch.

     

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    Maikamava e Markielau erano sposati da meno di un mese, ha detto Ken Marsh, un portavoce dell’Alaska State Trooper. L'uomo ha sottolineato che le persone dovrebbero essere consapevoli dei pericoli che si corrono nel deserto. "Gli spazi aperti in Alaska sono grandi e spietati. Ci sono preoccupazioni meteorologiche di cui le persone devono essere consapevoli, condizioni geografiche, condizioni dell'acqua, fauna selvatica", ha ricordato ai giornalisti Marsh. "Vogliamo che le persone escano e si godano i grandi spazi aperti che offre l'Alaska, ma devono essere preparati e conoscere anche i loro limiti. Se quel fiume è troppo alto o troppo veloce, si rischia la vita".

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