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    FORZA ITALIA A PEZZI - TOTI PUGNALA BERLUSCONI ED ESCLUDE I FORZISTI DALLA SQUADRA IN REGIONE LIGURIA – I BERLUSCONES HANNO FIUTATO L'ARIA: “SIAMO ALLE PROVE DI SCISSIONE” - LA MOSSA DI TOTI E' UN ALTRO PASSO VERSO UN PARTITINO NEL QUALE FAR TRANSITARE I MODERATI RIMASTI ALLA CORTE DEL CAV - OLTRE CHE IN LIGURIA, FORZA ITALIA NON COMPARE IN VENETO E NEPPURE IN ABRUZZO…


     
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    Pietro Senaldi per “Libero quotidiano”

     

    berlusconi toti berlusconi toti

    Siamo stati tutti contenti che Giovanni Toti si sia confermato governatore in Liguria il mese scorso grazie ai voti di tutto il centrodestra. Gli abbiamo fatto i complimenti e gli abbiamo reso merito per aver prevalso sull' unico candidato comune espresso nelle ultime Amministrative dalla maggioranza giallorossa.

     

    Abbiamo celebrato la sua vittoria su Ferruccio Sansa con enfasi pari a quella che avremmo usato se avesse sconfitto Roosevelt o Kennedy, mentre il suo rivale era molto più banalmente un giornalista del Fatto Quotidiano. Forse abbiamo esagerato con gli osanna, e infatti l' Orso Yoghi della politica italiana, questo il soprannome del pingue presidente ligure, si è preso un po' troppo sul serio e ha cominciato a comportarsi come se fosse lui l' unico artefice del miracolo, che invece è il risultato di un gioco di squadra straordinario.

     

    berlusconi toti berlusconi toti

    La Liguria è la prova che il centrodestra, quando è unito e compatto e trova un candidato realmente condiviso, può espugnare le roccaforti rosse, quale era la Liguria. In Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania non fu così e infatti l' alleanza venne sconfitta. Ieri Toti ha reso nota la sua giunta e la sensazione è che si sia dimenticato tanto la lezione del voto quanto le proprie origini. Nella lista dei suoi assessori infatti compaiono degnissime persone: esponenti della lista del presidente, Cambiamo, della Lega, di Fratelli d' Italia e della cosiddetta società civile. Solo non si vede l' assessore forzista, e francamente non si capisce perché il governatore abbia deciso di non dare rappresentanza agli elettori azzurri, che hanno contribuito come gli altri al suo trionfo.

    giovanni toti in tuta con berlusconi giovanni toti in tuta con berlusconi

     

    Si sa che la gratitudine è il sentimento del giorno prima e che la politica è affare per gente cinica e con pelo sullo stomaco. È anche legittimo che Toti non stia più bene dentro Forza Italia, che pure lo ha generato, prima come uomo azienda, in quanto direttore dei tiggì Mediaset, e poi come politico, e tenti di fondare un nuovo partito con Mara Carfagna, altra berlusconiana doc da tempo in crisi edipica.

     

    Però, se il governatore voleva chiudere con il partito azzurro, correttezza avrebbe imposto che egli lo chiarisse agli elettori e agli alleati prima delle urne e non dopo. Alla vigilia del voto sarebbe stata una scelta politica criticabile ma onesta, a seggi chiusi è un colpo basso e un tradimento delle decine di migliaia di liguri che hanno optato per la lista berlusconiana.

     

    toti carfagna toti carfagna

    Poiché abbiamo a cuore la sorte di Toti, ci sentiamo in obbligo di metterlo in guardia. Fondare un partito è un' impresa ciclopica se non si hanno il genio visionario e il carisma di Berlusconi o Grillo. Chiedere a Monti, Fini, Casini, Alfano, Renzi e Calenda per maggiori delucidazioni. 

     

    È un percorso pieno di insidie e partire con un calcio nel sedere ai progenitori non è una bella mossa. Difficilmente può portare bene, gli elettori sembrano distratti ma sotto sotto capiscono e ricordano tutto. Chi sputa nel piatto dove ha mangiato per trent' anni non è un rottamatore, non è un uomo nuovo, e non può incarnare il cambiamento anche se se ne appiccica l' etichetta. È semplicemente un mescolatore di carte in cerca di un nuovo travestimento.

     

    silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3 silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3

    Avere un progetto nuovo significa sapere dove si vuole arrivare ma anche conservare la consapevolezza di dove si è partiti e del percorso fatto. Accantonare Forza Italia per Toti non è solo un gesto poco elegante ma anche un sintomo di debolezza. I rottamatori non hanno amici, non hanno passato, hanno un presente sfuggente e un futuro che diventa subito dietro le spalle. In Liguria era nato qualcosa di buono, vedere il blocco sgretolarsi già al primo giorno inquieta e intristisce. Toti è uomo saggio, o almeno fino a ieri era sembrato tale.

     

    toti carfagna toti carfagna

    Se vuole, ha ancora tempo e modo per rimediare. Tanto, anche tra cinquant' anni, tutti potranno sempre rinfacciargli di essere un' invenzione professionale e politica di Berlusconi. Più cercherà di cancellare questa realtà, più gliela ricorderanno.

     

    ASSEDIO A FORZA ITALIA FUORI DALLE GIUNTE IN LIGURIA E ABRUZZO

    Emanuele Lauria e Matteo Macor per “la Repubblica”

     

    toti carfagna toti carfagna

    Chi l' ha sentito, ieri mattina, racconta che Silvio Berlusconi era furibondo. Rimasto quasi senza voce, a furia di urlare. Lo sgambetto dell' ex pupillo Giovanni Toti proprio non l' ha accettato: fino alla sera prima, al telefono, il governatore ligure aveva rassicurato il Cavaliere sulla garanzia degli "equilibri di squadra" che anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini gli avevano raccomandato.

     

    Poi, ieri mattina, lo sgarbo che dà un altro colpo a una Forza Italia ormai ridotta ai minimi termini sui territori: Toti nomina la nuova giunta e non dà neppure un assessore a Fi. Ne tiene invece tre per il suo movimento («Cambiamo! ») e ne assegna due a testa a Lega e Fratelli d' Italia. E lo fa in assoluta autonomia, in diretta Facebook, non richiamando neppure al telefono Berlusconi che non aveva smesso di cercarlo.

    MEDIASET DAL PAPA - PIER SILVIO BERLUSCONI DE FILIPPI MIMUN TOTI MEDIASET DAL PAPA - PIER SILVIO BERLUSCONI DE FILIPPI MIMUN TOTI

     

    In Liguria si consuma uno strappo che ha riflessi nazionali: «Siamo alle prove di scissione», dice un influente senatore che, come tanti altri, vede nella mossa di Toti il tentativo di rosicchiare consensi e spazio politico a Fi, un ulteriore passo insomma verso la costruzione con Mara Carfagna di quel soggetto liberale e non sovranista nel quale far transitare i moderati rimasti alla corte di Re Silvio. I parlamentari vicini all' ex ministra napoletana negano che ci sia un nesso fra i due fatti politici: «Io non metterei in relazione la scelta locale di Giovanni Toti con l' interlocuzione che abbiamo avviato assieme a Mara Carfagna e altri - dice ad esempio il deputato Andrea Cangini - Poi, che ci sia un problema dentro Forza Italia, a me pare chiaro: è un partito che qualcuno vuole atrofizzato e qualcun altro intende consegnare a Salvini. Un partito che non c' è più».

    Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse

     

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    Forza Italia, oggi, non ha un assessore in tre delle giunte regionali amministrate dal centrodestra. Oltre che in Liguria, non compare in Veneto, dove Luca Zaia fa a meno degli azzurri nella sua squadra e da ieri neppure in Abruzzo, dove la Lega ha chiesto al governatore Marco Marsilio la testa del titolare del Turismo Mauro Febbo, accusato di aver tradito e fatto perdere i candidati sindaci del Carroccio alle amministrative.

     

    Altro dato non secondario. L' unica fra le grandi Regioni amministrate dal centrodestra che ha una guida forzista è il Piemonte. Ma Alberto Cirio è da tempo tentato di cambiare casacca: ha congelato il passaggio in Fratelli d' Italia e pure lui guarda con interesse al progetto di Toti.

    LUCA ZAIA LUCA ZAIA

     

    Nell' ex corazzata con base ad Arcore sono giorni di caos, con la spaccatura sempre più evidente fra i filo-leghisti e l' ala popolare radicata soprattutto al Sud. È l' ora delle defezioni: agli addii più recenti, quelli dei senatori Sandra Lonardo e Raffaele Fantetti, potrebbe seguire il commiato di un parlamentare di lungo corso. Di qui alle prossime Comunali, d' altronde, Forza Italia potrebbe essere tentata da nuove sirene lontane dai mari del centrodestra. Basti pensare che Matteo Richetti, uno dei cofondatori di Azione, nel sostenere la candidatura di Carlo Calenda a sindaco di Roma, ha auspicato apertamente la convergenza del partito di Berlusconi.

     

    Dalle parti del Nazareno l' hanno presa quasi come una boutade. Fra gli azzurri insofferenti a Salvini c' è chi pensa che anche questa sia un' offerta politica da non buttare via.

    SALVINI, BERLUSCONI, MELONI E IL CZANDIDATO MARSILIO SALVINI, BERLUSCONI, MELONI E IL CZANDIDATO MARSILIO MARCO MARSILIO MARCO MARSILIO BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA BERLUSCONI MELONI SALVINI BERLUSCONI MELONI SALVINI

     

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