Da http://news.fidelityhouse.eu
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In Guatemala, un ragazzino di 12 anni è stato ucciso da una gang di criminali, dopo che questi gli avevano offerto una scelta terribile: uccidere un estraneo o pagare il rifiuto con la vita. Tutto è cominciato quando il giovane, Angel Ariel Escalante Perez, è stato intercettato dai malviventi mentre stava tornando a casa da scuola. I membri della gang l’hanno fermato, condotto in un posto appartato e gli hanno offerto due possibilità: uccidere un autista di autobus che figurava nella loro “lista nera”, o venire ucciso.
Il ragazzino però si è rifiutato di raccogliere la pistola che i criminali gli avevano offerto, affermando che avrebbe preferito morire piuttosto che ammazzare un’altra persona. Le minacce del gruppo, comunque, non erano affatto vuote. E di fronte alla risposta del giovane, gli hanno semplicemente chiesto come volesse morire, se affettato da un machete o scaraventato giù da un ponte.
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Il ragazzino ha scelto la seconda, ed è stato quindi scaraventato giù dal Ponte Incienso, localizzato proprio a Città del Guatemala, la capitale del Paese. Il ponte è famoso per essere uno dei più alti di tutta l’America Centrale. Ma la cosa più incredibile è che il ragazzino è inizialmente sopravvissuto ad un volo di 135 metri, atterrando sul folto fogliame sottostante che ha attutito lo schianto con il suolo, permettendogli di rimanere in vita.
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Tuttavia quelle stesse piante che hanno rappresentato la sua salvezza durante la caduta, hanno poi contribuito a sancire anche la sua morte: l’hanno infatti nascosto ai soccorritori che lo stavano cercando, in seguito alla denuncia di scomparsa sporta dalla famiglia. Il padre, Luis Escalante, ha accompagnato i soccorritori che hanno trovato il ragazzino solo dopo 72 ore di ricerche.
Da lì la corsa all’ospedale, e la terribile testimonianza di Angel che ha raccontato di come gli sia stata offerta la possibilità di uccidere o morire, spiegando di aver scelto la seconda. E’ stato Javier Soto, portavoce del corpo dei vigili del fuoco che hanno preso parte alle ricerche, a rendere noto il racconto: “Il padre del bambino ha affermato che suo figlio era scomparso da 72 ore, e che un gruppo di 6 uomini armati l’aveva rapito, gettandolo giù dal ponte dopo che si era rifiutato di uccidere un autista di autobus”.
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“La caduta è stata di 135 metri”, ha continuato Soto. “Normalmente, le persone che si gettano o vengono scaraventate da lì non sopravvivono”. Ma secondo i medici, se Angel fosse stato trovato in tempo, sarebbe potuto essere salvato. Purtroppo 72 ore senza poter ricevere soccorso sono state troppe: il ragazzino è morto quindici giorni più tardi, in seguito alle lesioni riportate.
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Un portavoce dei diritti umani in Guatemala, Edgar Guerra, ha affermato che situazioni del genere non sono rare in Centro e Sud America: “Questo fenomeno può essere riscontrato con frequenza: fare ricorso ai ragazzini per gli omicidi”. Guerra ha infatti spiegato che in questo modo, i membri delle gang possono conseguire due scopi: il primo è reclutare giovani leve per le organizzazioni criminali, il secondo è assicurarsi di non poter venire incriminati direttamente per l’omicidio dei loro bersagli.