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“LE FOTOGRAFIE DI HELMUT NEWTON MOSTRANO IL POTERE FEMMINILE” – CLAUDIA SCHIFFER SCENDE IN CAMPO PER DIFENDERE IL GENIO DELLA FOTOGRAFIA FINITO NEL MIRINO DEI GENDARMI DEL POLITICAMENTE CORRETTO – NEWTON FU ACCUSATO DAI MOVIMENTI FEMMINISTI DI ESSERE UN RAZZISTA, UN “ALTO PRELATO DELLA PORNOGRAFIA”, SI PRESE DEL "MISOGINO". SI DISSE CHE LE SUE ERANO "DONNE OGGETTO". MA IN REALTÀ, COME HA SCRITTO MICHEL GUERRIN, "CON NEWTON LA DONNA RARAMENTE È UNA VITTIMA. ANCHE SE NUDA, È LEI CHE DECIDE…"

Francesco Borgonovo per “La Verità”

 

helmut newton

Che la rivoluzione sessuale avrebbe in breve tempo rivelato il suo oscuro doppio se n'era già accorto Julius Evola alla fine degli anni Cinquanta. La pretesa di abbattere il senso del pudore, spiegava, avrebbe riportato l'uomo a «considerarsi come nulla più che una delle tante specie naturali», e la potenza, la bellezza e la sensualità del corpo nudo sarebbero state sacrificate sull'altare di una medica freddezza, capace di annichilire persino «il potere elementare del sesso».

 

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Scriveva Evola che «l'esibizionismo impudico delle grandi spiagge estive è, in effetti, la migliore delle scuole di castità []. Lungo codesta linea, più che maggiore corruzione, può attendersi dunque il formarsi di uno sguardo dal quale, alla fine, una giovane donna nuda può essere osservata come si osserva un pesce o un gatto siamese, con naturalezza, curiosità e estetico disinteresse».

 

A questo genere di sguardo metallico e gelido si è sempre sottratto Helmut Newton (1920-2004), uno dei più grandi cantori del corpo che abbiano mai praticato l'arte della fotografia. E infatti, per quasi tutta la sua carriera, egli fu avversato dal puritanesimo femminista, dalla sessuofobia dei progressisti che, prima, hanno abbattuto il pudore e poi l'hanno sostituito con il moralismo.

helmut newton claudia schiffer 4

 

«C'è una categoria di donne che mi irrita profondamente, è la razza delle donne dette "liberate", le pseudo militanti del Women's lib», disse una volta il fotografo, che fu accusato dai movimenti femministi di essere un razzista, un «alto prelato della pornografia», perfino un fascista. Tutto questo perché? Perché faceva esplodere la sensualità, e ritraeva donne forti, eroiche, piene di quella «fatalità primordiale» che tanto entusiasmava Valentine de Saint-Point, autrice del Manifesto della donna futurista.

 

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Newton si prese del «misogino» da Susan Sontag, nientemeno. Si disse che le sue erano «donne oggetto». Ma in realtà, come ha scritto Michel Guerrin, «con Newton la donna raramente è una vittima. Anche se nuda, è lei che decide, non perde mai la propria dignità. Sta dritta, sorride raramente, quasi mai. Percepiamo anche che porta avanti una storia. Non è più una modella». Gli assalti che Newton subì per decenni non erano che l'antipasto della burocratizzazione del sesso giunta all'apice negli ultimi tempi. Dalle allucinanti scomposizioni tecnologiche del gender alla psicosi sulle molestie, siamo ormai giunti all'approdo che Evola aveva previsto. Ogni tanto, però, spuntano qua e là piccoli fuochi reattivi.

 

Uno di questi lo ha acceso, con sorprendente originalità, una donna di una certa fama che di nome fa Claudia Schiffer. Fu amica e musa di Newton, e ora lo celebra in una lunga intervista concessa alla rivista francese Marianne e, soprattutto in una grande mostra intitolata Captivate! dedicata alla fotografia di moda degli anni Novanta nel Kunstpalast di Düsseldorf.

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Curiosi rivolgimenti della storia. Un tempo si pensava che le top model rappresentassero l'apice della commercializzazione del corpo, e che con i loro tratti tendenti all'anoressia ne avrebbero infine eliminato il potenziale erotico. Oggi, infatti, le valchirie da passerella sono state sostituite dalle modelle che celebrano la «diversità» e l'inclusione.

 

Eppure, a ben vedere, tutta questa ossessione per le minoranze e i corpi (apparentemente) «imperfetti» non ha affatto contribuito al ritorno di una fisicità più viva e vitale. Anzi, ha solo creato nuovi segmenti di mercato, ha completato la politicizzazione e commercializzazione dei corpi e, in fondo, ha contribuito pure a spegnerne la forza erotica.

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In questo quadro, la Schiffer appare come una orgogliosa avversaria del politicamente corretto quando prende le difese di Newton in opposizione alla sessuofobia dominante. Il giornalista di Marianne, a un certo punto dell'intervista, le fa notare che «nella nostra epoca divenuta impermeabile alla leggerezza», il già mal visto Helmut «non avrebbe chance d'essere esposto». L'osservazione non è inopportuna, visto che oggi si arriva a censurare perfino le statue e si bandiscono opere letterarie.

 

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Ed ecco la risposta orgogliosa della Schiffer: «La mostra che sto preparando avrebbe tutto un altro senso senza l'inclusione del lavoro di Helmut». E tanti saluti alla censura. Non solo: la bionda Claudia ci tiene a far capire da che parte stia: «Le fotografie di Helmut mostrano il potere femminile attraverso lo spirito e il corpo»; «le sue foto sono belle, eleganti, uniche».Chissà, forse davvero ci voleva una top model per riportare in scena la carica dirompente del corpo. Alla faccia del sessismo.

 

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