1 – «RAGAZZI, IO HO PERSO IL MIO IGOR NON SFIDATE DA SOLI I VOSTRI LIMITI»
Testo di Ramon Maj pubblicato da il “Corriere della Sera”
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A quattordici anni sei un po' leone e un po' bambino. Cerchi il brivido della sfida, le prove di coraggio. Poi però vai dalla mamma o dal papà, e ti rannicchi un po' con loro. Hai bisogno di scatti in avanti e di pause, di indipendenza e di affetto. Igor era così, il nostro leone, il nostro leoncino cui cominciava ad apparire la criniera. Un bellissimo ragazzino biondo che amava la vita. E noi, adesso, non sappiamo come raccontarla, questa sua storia che si è bruscamente interrotta.
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Nostro figlio era irrequieto e vivace, era bravo a scuola e faceva tanto sport. Arrampicava in montagna con noi, la famiglia, e faceva le gare con la sua squadra. Non passava molto tempo al computer. Come tutti voi aveva un telefonino. Era uno degli ultimi giorni della vacanza d' estate, a pranzo doveva andare dalla nonna e per il pomeriggio era già d' accordo per andare con gli amici agli allenamenti.
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In un momento in cui era da solo a casa ha cercato su Youtube due parole: «sfida-ragazzi». Le ha cercate per diversivo, con leggerezza, senza pensare chissà che. Internet a volte risuona come le sirene di Ulisse. Nel suo caso è partito un video, «5 Challenge pericolosissime che gli adolescenti fanno», «Ci sono moltissimi giochi che diventano virali e di tendenza - diceva la voce -. Senza usare un po' di testa, si rischia di finire molto male». Sottinteso: tu che hai la testa, puoi sfidare il limite. Ce la fai.
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L' ultima sfida era una sorta di «gioco» al soffocamento. Probabilmente ne aveva sentito parlare, forse qualcosa sapeva già o circolava tra gli amici, probabilmente ha cercato le «istruzioni» e ha provato, convinto di poter controllare tutto con la sua forza e le sua intelligenza. Una cazzata. Una cazzata che gli è costata la vita. È cosi che è morto Igor, appeso, per colpa di un inganno online. Strangolato da una corda. Una di quelle che in arrampicata servono per salvarsi la vita.
Voi sapete meglio di me che tutti gli adolescenti hanno necessità di mettersi alla prova, sfidare in qualche modo le autorità, i genitori e sopratutto il pericolo, per sancire il passaggio all' età adulta. Nelle comunità arcaiche questa necessità veniva sancita in modo ufficiale tramite i riti di iniziazione.
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Il rito «pubblico» permetteva di canalizzare la sfida al pericolo e la preparazione ad esso veniva in qualche modo «gestita» e soprattutto condivisa tra gli adolescenti e gli adulti. Oggi voi ragazzi siete più autonomi nell' inventarvi le vostre strade, il vostro personale modo di mettervi alla prova per darvi l' evidenza di essere diventati grandi. Ma in questa ricerca rischiate di essere tratti in inganno da uno strumento per tanti aspetti utilissimo ma per alcuni insidioso, il web.
Il web è uno strumento non-bilaterale, voi, noi riceviamo informazioni ma senza un confronto diretto e dialettico con altri come succede in un gruppo. Dal web traiamo informazioni, idee e concetti che passano a senso unico e spesso chi le riceve, in quel momento, è solo e le elabora a modo suo, senza avere accesso ad altri punti di vista.
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Nel gruppo magari vedi che tutti si tirano indietro e ti fai delle domande, allora chiedi, valuti ascolti i pareri e magari ti «basta» essere quello che «per ultimo» dice di no. Certo ci sono anche dinamiche negative nel gruppo, il lasciarsi tirare dentro, ad esempio, ma comunque esiste l' aspetto fondamentale della dialettica; si parla, si ragiona ci si guarda negli occhi e ci si confronta.
Igor, come voi, amava le sfide ed io, appassionato di montagna e arrampicata, cercavo di canalizzare questa sua necessità in questo sport. Erano poche le cose che riuscivano a spaventarlo e a frenare il suo desiderio di esplorazione e di messa alla prova dei suoi limiti. Potremmo dire che aveva una alta soglia di paura ma soprattutto aveva una paura razionale, ragionata.
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Ad esempio non aveva paura del buio, ma che il buio lo facesse inciampare. In arrampicata non aveva paura di cadere, vista la presenza della corda di assicurazione, ma valutava che non ci fossero ostacoli/pericoli derivanti dalla caduta.
Questo ha forse esasperato in lui quell' aspetto che molti ragazzi hanno alla vostra età, quando la voglia di sfidare il pericolo è così alta da far dimenticare tutto il resto e nutrire l' illusione di essere quasi onnipotenti, soprattutto se il singolo valuta azioni e pericoli seguendo un ragionamento che è senza dialettica e contraddittorio, cioè da solo.
Perché alla vostra età si ha spesso la tendenza a ragionare sulle sequenze di eventi come se fosse il gioco dell' oca, una casella dopo l' altra secondo la successione che avete stabilito nella vostra mente, senza considerare gli imprevisti. In realtà ad ogni casella le cose possono andare come le avete pensate oppure in altri modi, ci sono sempre più possibilità e questo si impara con il confronto e l' esperienza.
Ad Igor non erano «negate» le sfide e le cose strane, però le ragionavamo assieme.
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Che si trattasse di tuffi da qualche scoglio alto oppure costruire qualcosa (un arco, una balestra), provare a fare esprimenti con fuochi d' artificio o fumogeni. Io non gli ho mai negato/proibito di farle, però l' ho sempre indirizzato sul come farle e sul non farle da solo e pensavo (evidentemente sbagliando) che lui avesse capito, che avesse gli strumenti per valutare.
E invece proprio la cosa più pericolosa l' ha fatta da solo, senza chiedere e senza confrontarsi e l' ha sbagliata. È stato molto stupido e molto sfortunato. Il risultato è che lui non c' è più, ha distrutto il suo futuro e tutta la nostra famiglia che non sa come andare avanti.
Tutto questo non ve lo dico per indurvi a spegnere il vostro bisogno di sfidare la paura, perché è quello che anima ogni uomo. Il messaggio che voglio darvi è: non affrontatelo da soli. Cercate il confronto reale con un amico, con un gruppo, persino con un rivale, ma non restate soli. E non confondete il web con un compagno, perché sarà solo lui a confondere voi.
2 – TAGLI SUL CORPO È ALLARME CUTTING TRENTA NUOVI CASI SUL TAVOLO DEI PM
Giuseppe Scarpa per “la Repubblica – Roma”
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Paola, 16 anni, ha tagli sulle braccia e sulle gambe. I genitori non sanno spiegarsi la causa delle ferite. Quando la portano all' ospedale Bambino Gesù, la figlia crolla e racconta tutto.
« Mi sono ferita da sola - dice lo faccio ormai da tre anni". Il padre e la madre di Paola si guardano allibiti. Sono sotto shock. Al contrario gli specialisti sanno bene di che cosa si tratta. Si chiama " cutting", è la dilagante nuova frontiera dell' autolesionismo giovanile, c' è chi utilizza lamette, chi vetri, chi cocci di bottiglia, chi addirittura lattine usate o coltelli.
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È questo un fenomeno che è esploso nella Capitale tra gli adolescenti ( 13 - 18 anni). A parlare " di numeri allarmanti" è Stefano Vicari il primario responsabile di neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù. Ormai i giovanissimi che vengono accompagnati al pronto soccorso dell' ospedale pediatrico al Gianicolo, ad oggi sono in media, 5 a settimana. Quasi tutti romani. (...)
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Intanto Paola prosegue nel suo racconto. La ragazza spiega di vestirsi, spesso, con abiti che coprono sempre braccia e gambe. Mai gonne o magliette insomma. La sua è una scelta precisa.
L' obiettivo è quello di coprire i tagli, non farli vedere a nessuno. O meglio, quasi a nessuno. La 16enne condivideva via social le ferite che si procurava. Inviava gli scatti e chiedeva e forniva suggerimenti su come procurarsi le ferite. Altrettanto facevano gli altri giovanissimi membri della chat.
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Si scambiavano informazioni e foto. E di numeri altissimi parlano anche gli inquirenti a piazzale Clodio. Anche in procura le segnalazioni che arrivano, e su cui bisogna investigare, sono ragguardevoli: 30 fascicoli aperti nell' ultimo anno. I pm indagano affinché si possa escludere l' ipotesi che qualcuno induca i ragazzi a farsi del male: istigazione al suicidio o anche a provocarsi le lesioni. Ma ad oggi (tranne un caso accertato di Blu Whale) si tratta "solamente" di gesti autolesionistici. Pertanto le inchieste vengono archiviate.
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