TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A…
“Un enorme sconfitta per tutte le donne”, afferma la paladina Lgbt Francamente.
Il pubblico ha scelto in base al proprio gusto personale e non deve essere costretto a scegliere delle donne solo perché sono donne, altrimenti non ha alcun senso!#XFactor
— ?????? (@NathanDarioDLM) November 29, 2024
Carmine Saviano per repubblica.it - Estratti
Se X Factor contemplasse un premio della critica, con ogni probabilità la vincitrice sarebbe Francamente, 28 anni, cantautrice.
La sentiamo mentre è in macchina verso la sua Torino. «Un po’ di tempo a casa e, prima di andare a Palermo dalla mia ragazza, raggiungo gli altri concorrenti a Napoli», dove il talent di Sky chiuderà domani con la finale in piazza Plebiscito.
Su quel palco Francamente non ci sarà. A sfidare i tre concorrenti della squadra di Achille Lauro (Les Votives, Lorenzo Salvetti e i Patagarri) c’è Mimì, team Manuel Agnelli.
Prima di essere eliminata, al ballottaggio con Mimì, ha detto in diretta che non avere due ragazze in finale è un’occasione persa.
«Sapevo che quelle parole avrebbero potuto avere un impatto sul televoto. Ma era più importante dirle».
Niente di improvvisato quindi?
«Il pensiero che ci fosse un problema di quote è sempre stato presente all’interno del loft e condiviso tra noi. Tutti ci chiedevamo perché ci fossero così poche ragazze».
Che risposte vi siete dati?
«Ho la mia: il gender gap. Solo che X Factor non è un luogo di lavoro ma un programma televisivo guardato da centinaia di migliaia di persone: meno donne vedo fare una cosa meno penserò di poterla fare».
In giuria tre uomini e Paola Iezzi. Stesso problema?
«Esattamente».
“Vuol dire che il televoto è patriarcale”, si è letto in giro.
«Il televoto è democratico. È una questione di quello che siamo portati a votare. Se tra chi è possibile votare ci sono poche donne, il resto va da sé. È una sconfitta non essere partiti con metà ragazzi e metà ragazze»
Non vorrà mica le quote rosa a X Factor
«Cito Michela Murgia: prima di non poter fumare nei luoghi pubblici c’è stato un divieto. Purtroppo noi abbiamo bisogno delle quote rosa. E di rappresentanza. Sembra che nella musica le donne possano essere solo groupie o interpreti e non c’è niente di male a esserlo. Ma dove sono le cantautrici?».
Ha ringraziato Jake La Furia, suo giudice, per non aver composto una squadra di soli maschi bianchi. Una frecciatina alle scelte di Lauro?
«Lo stimo, è un simbolo ed è sempre stato gentile. Ma è un fatto che la sua squadra sia composta da maschi bianchi. Però deve aggiungere una cosa a caretteri cubitali».
La grafica è quella che è...
«Non ho nulla contro gli altri ragazzi, nulla. Ripeto: voglio solo creare più consapevolezza».
Fa parte di un collettivo di cantautrici, Canta fino a dieci, che lavora per farlo. Quando ha messo insieme musica e impegno?
«È stato un processo. Ho sempre suonato e ho sempre studiato filosofia. La svolta è stata Berlino».
Perché?
«Mi sono resa conto che io, donna e queer, non ero una cittadina di serie B. E poi lì, anche non volendo, sviluppi una attitudine all’intersezionalità, ti abitui ad accettare la complessità».
(…)
Come ha iniziato?
«Violino a otto anni. Un gruppo hard rock durante l’adolescenza. E poi lezioni di canto, a un certo punto anche lirico, mi ero messa in testa di diventare la nuova Madama Butterfly. Ovviamente al conservatorio non sono stata ammessa. In quell’estate ho letto un libro fondamentale».
Quale?
« La banalità del male di Hannah Arendt. Ho deciso che avrei fatto anche quello: la politologa».
Tiene insieme le due cose?
«È il mio modo per stare al mondo. Per dire: faccio la guida a Berlino e nei campi di concentramento e poi di sera suono, per strada o nei locali».
Sanremo o un club di Berlino?
«Devo scegliere?».
La musicista o la professoressa?
«Entrambe. C’è uno scambio continuo tra questi due linguaggi e anzi spero di aggiungerne altri».
Qualche anno fa ha postato una foto in cui lei è di fianco a un graffito: “Salvini carogna”.
«Una foto da curriculum, no? La penso in modo molto chiaro: la politica può essere di destra o di sinistra ma non può giocare con la vita delle persone».
Altra foto, quando si è laureata. Nella didascalia si chiede: “Cosa resta?”. Cosa le resterà di X Factor?
«Una scuola formidabile e sono una fan degli spazi dove si apprende».
(...).
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