Silvia Pedemonte per “la Stampa”
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«Siamo tutti molto stanchi e anche arrabbiati perché troppo spesso ci sentiamo impotenti a risolvere i problemi dei pazienti». Ad affermarlo è il dottor Francesco Canale, direttore sanitario dell'ospedale Galliera di Genova. Il suo sfogo avviene dopo il caso di un paziente in chemioterapia e a rischio sepsi che non ha trovato posto in ospedale: i letti erano occupati da pazienti No Vax in malattie infettive. Del fatto ne ha parlato il direttore di Oncologia del Galliera Andrea De Censi nel corso dell'incontro pubblico "Focus live" a Milano.
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Dottor Canale, come sta oggi il paziente protagonista della vicenda?
«Ho parlato con il dottor De Censi e con il direttore di Malattie infettive sia sul fatto sia sulle condizioni del paziente. Ora è a casa e le terapie necessarie vengono effettuate a domicilio: non vi sono particolari preoccupazioni in questo senso. È chiaro che, normalmente, questi pazienti vengono seguiti all'interno di Malattie infettive o di altri reparti, in stanze dedicate che ora sono occupate. Sarebbe stato più comodo e più tranquillo per tutti ma, al momento, il paziente non corre rischi aggiuntivi nell'effettuare la terapia a domicilio».
In malattie infettive tutti i posti sono occupati?
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«Ieri erano libere le due stanze per i pazienti fortemente neutropenici, ovvero con gravi carenze di globuli bianchi. Non è la prima volta che non si trova posto in malattie infettive e la causa non è solo la pandemia: accadeva anche prima. I pazienti prima potevano essere isolati in pronto soccorso in attesa di una collocazione adeguata. Il nostro sistema di bed management ha come priorità proprio quella di collocare dal pronto soccorso i pazienti più critici o delicati. Nei prossimi giorni il paziente potrà essere seguito nelle strutture in day hospital del reparto e dal nostro servizio domiciliare oppure verrà rivalutato in base alla situazione clinica».
Anziano in terapia intensiva 3
Il dottor De Censi si è sfogato, su quanto accaduto, denunciando che il 60% dei posti letto in malattie infettive sono occupati dai No Vax. È così?
«Credo che il dottor De Censi abbia agito e parlato così perché vittima, a sua volta, di un'evidente e comprensibile esasperazione dovuta a tutto quello che la pandemia dal suo inizio a oggi ha fatto subire agli operatori sanitari. Si chiama burn out. Siamo tutti molto stanchi e anche arrabbiati perché troppo spesso ci sentiamo impotenti a risolvere i problemi dei pazienti».
Quanto incide, effettivamente, nell'occupazione dei posti letto, la componente No Vax?
«I No Vax oggi ricoverati al Galliera sono il 50- 60 per cento dei ricoverati in media intensità di cure e il 100 per cento di quelli in rianimazione. E i No Vax ricoverati ultimamente sono talvolta arroganti e negazionisti. Non dico tutti, talvolta è così».
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L'età media?
«Appartengono a fasce di età media più giovane. Dai 45 ai 60 anni, in prevalenza».
Da quello che vedete al Galliera: siamo entrati nella quarta ondata? L'occupazione dei posti letto è paragonabile ai tempi peggiori già vissuti e affrontati?
«Siamo molto lontani, per ora, rispetto a quello che abbiamo già visto».
L'incidenza è salita a 78,8 casi ogni 100 mila abitanti in Liguria: il valore d'allarme è 50 ogni 100 mila abitanti. È un dato che la preoccupa?
«Non mi preoccupa particolarmente, certo non va sottovalutata e va tenuta sotto osservazione: si vis pacem para bellum».
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Cosa servirebbe fare, ora, per contrastare la quarta ondata?
«Richiamare rapidamente per la terza dose tutte le categorie a rischio, a partire dalle residenze sanitarie assistite. E vanno stimolati alla vaccinazione i 40-50enni che ancora non hanno fatto il vaccino».
Lei ha parlato di stanchezza, di senso di impotenza di chi è al lavoro ogni giorno negli ospedali. A cosa è dovuta questa situazione? Alla battaglia non ancora conclusa contro il Covid 19? Alla fronda No Vax?
CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA
«Ai due anni di stress. Per noi la vita in ospedale continua a essere pesante per molti motivi ancora legati al Covid 19; dagli operatori No Vax al Green Pass al dover vivere la vita di tutti i giorni sempre bardati e sul chi va là. E fa poi rabbia l'ignoranza e la scarsa sensibilità di chi non si rende conto di come sono costretti a lavorare i professionisti in ospedale».