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    FRANCESCO CORALLO VUOTA IL SACCO SU FINI E I TULLIANI! - “LA FAMIGLIA IN QUESTIONE HA AVUTO RAPPORTI SOLO CON ME O HA AVUTO RAPPORTI VARI CON TANTA ALTRA GENTE? LA CASA DI MONTECARLO NON L’HO COMPRATA IO ALTRIMENTI NON C’AVREI FATTO VIVERE GIANCARLO TULLIANI. FINI E’ UNA PERSONA PERBENE”


     
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    Giacomo Amadori per “la Verità”

     

    FRANCESCO CORALLO FRANCESCO CORALLO

    Francesco Corallo, 57 anni, il «re delle slot», ieri è tornato in Italia dopo essere stato estradato da Sint Maarten. È accusato di riciclaggio, peculato, reati fiscali e associazione a delinquere in un' inchiesta che coinvolge anche Gianfranco Fini e i Tulliani. Alla Verità ha detto in esclusiva: «Quando i magistrati mi chiederanno il motivo dei bonifici milionari, spiegherò tutto. Ma davvero pensate che quella famiglia avesse rapporti solo con me? La casa di Montecarlo non l' ho comprata io. In quel caso, non ci avrei lasciato dentro il cognato del presidente della Camera».

     

    Quando spunta dalla scaletta che dall' ufficio della polizia giudiziaria dell' aeroporto di Fiumicino lo conduce verso la libertà è quasi stupito. Ad attenderlo non ci sono telecamere e lui si guarda intorno. Quindi inforca gli occhiali da sole e con passo sempre più deciso si dirige verso l' uscita. Francesco Corallo, 57 anni, è catanese di nascita, ma da tempo ha in tasca solo il passaporto olandese («Vivo là da quando ho 17 anni e mi sento poco italiano»).

     

    FRANCESCO CORALLO FRANCESCO CORALLO

    Eppure sull' amata isola di Sint Maarten nelle Antille olandesi è stato arrestato lo scorso 13 dicembre su ordine del tribunale di Roma. Per otto mesi è rimasto in una cella della polizia di Philipsburg («Un record mondiale, vietato da tutte le leggi olandesi» giura Corallo). Il 4 agosto il governatore dell'isola ha firmato la sua estradizione in Italia. La procura e lo Scico della Guardia di finanza lo accusano di associazione per delinquere, riciclaggio, reati fiscali, peculato. Avrebbe provocato alle casse dello Stato un danno da 215 milioni di euro.

     

    Gianfranco Fini e la famiglia Tulliani sono accusati di aver riciclato parte dei proventi frutto del mancato pagamento delle imposte e in particolare di aver ottenuto un «profitto illecito» pari a 7,4 milioni di euro.

     

    Ora la giustizia italiana ha riconosciuto a Corallo i mesi passati in cella alle Antille, accordandogli la scadenza dei termini della carcerazione preventiva. Dal 17 agosto ha solo l'obbligo di dimora in un appartamento tra la via Aurelia e il Vaticano. Ha pure il divieto di espatrio e dovrà presentarsi tutti i giorni per la firma in commissariato.

    FRANCESCO CORALLO TRA DUE AGENTI DI POLIZIA DI SINT MAARTEN FRANCESCO CORALLO TRA DUE AGENTI DI POLIZIA DI SINT MAARTEN

    Quando lo incontriamo più che un milionario sembra un evaso: giacchino sportivo, felpa, pantaloni con le tasche e crocs nere ai piedi.

     

    Tutto fuori tono. In mano un panino cotto e mozzarella (al bar non avevano né la sua amata mortadella né il salame). È stremato, ma gentile. Ha volato da Sint Maarten a Parigi e dalla Francia a Roma, in 24 ore in giro di mezzo mondo. Nel trolley nero ha le carte che gli ha notificato la polizia di frontiera. Quando lo apre spuntano anche un asciugamano, qualche capo d' abbigliamento comodo e una stecca da 20 di Marlboro. «Pensavo di essere arrestato e mi ero portato la scorta». Nega di aver accettato di tornare in Italia (il suo avvocato non ha fatto appello alla decisione del giudice di Sint Maarten di estradarlo) in cambio della libertà. Quando lo fermiamo al primo piano del terminal 3 dell' aeroporto è subito disponibile.

     

    Come sta signor Corallo?

    Francesco Corallo Francesco Corallo

    «Non bene. In una cella della polizia non credo si stia granché in nessuna parte del mondo. Ho problemi ai denti (effettivamente non hanno un bell' aspetto, ndr), ho avuto un tumore alla lingua, un linfoma e per mesi non ho potuto fare controlli medici».

     

    Si ferma un attimo e racconta che nel mondo delle slot italiane è entrato quasi per caso, quando era tornato nel Belpaese per curare il linfoma. Negli anni successivi ha perso la concessione, la libertà, ma gli sono rimasti gli acciacchi. Per sua fortuna da ieri è tornato un uomo libero.

     

    Vuole un passaggio?

    FRANCESCO CORALLO FRANCESCO CORALLO

    «La ringrazio (sorride, ndr), ma non serve, vado a prendere un taxi. Anche perché come sa non posso parlare del procedimento in corso e lei mi chiederebbe 100.000 cose, ma io non posso risponderle, mi lasci respirare un pochino».

     

    Anche se formalmente non è accusato di questo reato, il gip ha parlato più volte di corruzione

    «Lo so che lei vuole parlare di Gianfranco Fini, ma io non posso rispondere su queste cose prima di averlo fatto con i magistrati, è una questione di rispetto».

     

    Dunque ne parlerà con i pm?

    «Certo che ne parlerò con il procuratore».

     

    Spiegherà

    FRANCESCO CORALLO E CANNALIRE S FRANCESCO CORALLO E CANNALIRE S

    «Non c'è niente da spiegare, quello che è si legge nelle carte (il riferimento è ai bonifici ai Tulliani, ndr)».

     

    Quello che colpisce sono quei milioni inviati a una famiglia che non c'entrava niente con le sue attività nel settore del gioco. Motiverà anche questo?

    «Sììììììì. Ma la famiglia in questione ha avuto rapporti solo con me o ha avuto rapporti vari con tanta altra gente? Eh? Lei che è giornalista, cerchi anche altri rapporti Perché cerca solo quelli con me? Certo i miei legami sono documentati».

     

    Svelerà il vero motivo di quei bonifici milionari?

    GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

    «Ovviamente quando i pm o il giudice me lo chiederanno io risponderò. In questa storia c' è stato l' errore capitale di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, voi che vi occupate di politica sapete quale sia».

     

    Quello di dividersi?

    «No di unirsi nel Pdl (probabilmente ritiene, anche se il linguaggio è spesso criptico, che i guai per lui e Fini siano scaturiti dalla guerra dentro al partito del predellino, ndr)».

     

    Lei è ancora amico di Fini?

    «Non vengo in Italia da cinque anni».

     

    Non vi siete più sentiti?

    FINI TULLIANI FINI TULLIANI

    «No, ma le assicuro che è una persona per bene».

     

    Quindi non è stato corrotto?

    «Per che cosa? Non è indagato per corruzione».

     

    Ma è coinvolto nell'inchiesta sui soldi che lei ha inviato ai Tulliani

    «Perché state maramaldeggiando? Così uccidete un uomo. Lui e i Tulliani sono cose diverse. Se io dessi 100.000 euro a suo fratello, quella sarebbe corruzione nei suoi confronti? Io credo che le responsabilità siano personali».

    elisabetta tulliani gianfranco fini elisabetta tulliani gianfranco fini

     

    Il deputato Amedeo Laboccetta, di cui lei è stato assistente parlamentare e che lei aveva assunto come amministratore di una sua società, non la pensa così

    «È vero e non capisco il suo astio nei confronti di Fini. L'ex presidente è finito e lui è pure tornato in Parlamento».

     

    E l'appartamento di Montecarlo?

    «Io di quella casa non sapevo nulla. L' hanno comprata altri. Ma pensa davvero che io avrei acquistato la casa per poi farci vivere dentro Giancarlo Tulliani, il cognato del presidente della Camera? Mica sono pazzo».

     

    Nelle varie ordinanze il giudice sembra domandarsi come sia possibile che non ci sia la corruzione in una vicenda del genere...

    «E perché dovrebbe esserci?».

     

    GIANFRANCO FINI ED ELISABETTA TULLIANI GIANFRANCO FINI ED ELISABETTA TULLIANI

    Nella causale di un bonifico da 2,4 milioni inviato a Sergio Tulliani, il suocero di Fini, c'è scritto: «liquidation foreign assets - decree 78/2009, 2.4M Euro » (liquidazione attività estere-decreto 78/2009, 2,4 milioni, ndr).

    «Deve leggere tutta la causale del bonifico e tutto il decreto. È un provvedimento molto lungo e il riferimento del bonifico non è alle videolottery (Vlt)».

    FINI TULLIANI DOCUMENTI CASA MONTECARLO FINI TULLIANI DOCUMENTI CASA MONTECARLO

     

    Quel collegamento lo fanno i magistrati: hanno scritto che grazie alla nuova legge le sue società potevano offrire in pegno i diritti sulle Vlt e ottenere un mutuo

    «Hanno dato questa chiave di lettura, ma esaminando bene le carte uno magari si rende conti di altre possibili spiegazioni. Anche i giudici capiranno che quei soldi non erano per le macchinette, ma per un' altra cosa».

     

    Però i soldi sono andati ai Tulliani

    «Quello è innegabile».

     

    È stato un invio di denaro lecito?

    «Non posso dirlo io. Saranno i magistrati a fare le loro valutazioni».

     

    GIANCARLO TULLIANI E FRANCESCA A DUBAI GIANCARLO TULLIANI E FRANCESCA A DUBAI

    La cosa che interessa a tutti è capire perché la famiglia di Fini abbia incassato milioni di euro.

    «È normale. Ma i Tulliani non facevano solo lobbismo, e non so neanche se facessero questo, si occupavano pure di immobiliare».

     

    Ma lei non volle nemmeno acquistare l'edificio che le proposero come sede per la sua società.

    «Mi spiega perché c'è tutto questo accanimento nei mie confronti? Lo Stato mi ha persino levato la concessione».

     

    Perché sembra che lei abbia pagato per farsi scrivere un decreto su misura.

    «Quel decreto è stato fatto contro di me. Io non volevo pagare le nuove concessioni, per me le Vlt erano comprese nella vecchia concessione».

    GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO

     

    Quindi non era un decreto a suo favore

    «Io quei soldi non ce li avevo e ho dovuto chiederli alla Banca popolare di Milano».

     

    Lei ha spedito anche soldi a un' associazione culturale e una società di spettacolo riconducibili a Francesco Proietti Cosimi, l' ex segretario particolare di Gianfranco Fini.

    «Mi ricordo. Ma non ero mica l' unico a finanziare la società della sua famiglia».

     

    C'erano anche aziende collegabili alle istituzioni come Alitalia, Enel, Fincantieri

    «Lottomatica, Sisal...Ma l' unico che ha perso la concessione sono io. La verità è che per colpa del mio cognome, per vecchi rapporti di mio padre su cui la magistratura ha indagato moltissimi anni, io non posso fare impresa in Italia. Per tutti sono solo un siciliano mafioso e come i neri in Olanda, sono un cittadino di serie B».

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