francesco merloni con sua figlia francesca
Estratto dell’articolo di Giovanni Viafora per il “Corriere della Sera”
A 97 anni […] ha appena fatto uscire un libro di memorie […] Francesco Merloni ha attraversato indenne una guerra, sette legislature, il ministero dei Lavori pubblici in piena Tangentopoli e quasi un secolo di impresa, con la sua Ariston […] le radici sempre ben salde nelle Marche, a Fabriano […] Tre Repubbliche, quasi. Da doroteo, sornione, tenacissimo.
Prima elezione: 1972.
«Avevo imparato da mio padre, tre volte senatore. Si era preso un tumore alla gola e non parlava: andavo con lui ai comizi, ma la voce ce la mettevo io».
mario draghi francesco MERLONI
[…] […] «Il passaggio generazionale fu molto difficile. Avevamo delle fatture pagate con cambiali firmate da Mattei. Tre giorni dopo l’incidente le portai in banca ma le rimandarono indietro: ci avevano chiuso i conti. Per fortuna gli altri istituti non fecero lo stesso».
E i fratelli?
«Con Vittorio (poi presidente di Confindustria, ndr ) litigai una volta sola, quando gli dissi che mio figlio Paolo doveva diventare amministratore delegato. Prima accettò, poi in consiglio votò contro. Era già malato, non lo sapevo. Mi confessò: “Ai miei figli avevo promesso che nella vita non sarebbero mai diventati amministratori delegati”. Con l’altro fratello, Antonio, invece non sono mai andato d’accordo».
ENRICO MATTEI
Perché?
«Teneva per sé tutte le informazioni dell’azienda che gli era toccata, che però avevo creato io, nel 1953. Azienda di bombole: è con quella che avevamo fatto i soldi per gli elettrodomestici. Le avevo viste fare a Pisa dalla “Pignone”, che le produceva partendo dalle bombe della guerra. La “Pignone” se la comprò poi Mattei: un giorno mi confessò che a spingerlo era stato il sindaco di Firenze La Pira, glielo aveva detto in sogno la Madonna».
Mattei era di Matelica, a due passi da qui.
«Simpaticissimo, mai visto una persona determinata come lui. Quando tornava nelle Marche dalla madre, non avendo amici qui, chiamava a casa nostra. A tavola era uno di famiglia. Mi voleva da lui. A Bascapè lo buttarono giù: furono i servizi francesi. Non gli americani, con loro aveva già un accordo: doveva incontrare una delle sette sorelle».
GIULIANO AMATO - TENNIS CLUB ORBETELLO
[…] Lei diventa ministro nel 1992: governo Amato, stavano crollando i partiti.
«Fui scelto per caso; chiesero una terna a Gerardo Bianco. Sull’annuario videro che ero ingegnere e dissero: “Facciamo lui”. […] Con Amato ci trovammo subito: capiva tutto al volo, non aveva neppure una segretaria, gestiva da solo anche l’agenda degli appuntamenti».
Ai Lavori pubblici trova una situazione drammatica.
«Mi capitava di dover consolare le mogli dei dirigenti arrestati che venivano a chiedermi aiuto piangendo. C’era un clima tesissimo. Un giorno alcuni uomini della Guardia di Finanza vennero a chiedermi informazioni: quando uscirono, gli impiegati degli uffici erano tutti in corridoio per vedere se mi stessero portando via in manette. Al ministero si salvarono dall’arresto solo tre donne: una la feci presidente dell’Anas».
francesco merloni con sua moglie
Un giorno «Il Giornale» di Berlusconi scrisse che lei era indagato. Non era vero?
«[…] Berlusconi […] Con lui il rapporto è stato sempre particolare». […] «Una volta comprammo un aereo insieme dall’imprenditore Borghi. Silvio mi disse: “Franco, questo aereo andrebbe valorizzato, verniciamolo. Ci penso io”. Qualche giorno dopo andai in aeroporto: l’aveva tappezzato con il simbolo del Biscione. Se lo tenne. […] ci incontravamo in Costa Smeralda sulle nostre barche: poi tutti da lui a Villa Certosa. C’erano sempre un po’ di soubrette di Colpo grosso».
BERLUSCONI CON LA PISTOLA
E sua moglie?
«La mia veniva e si divertiva! Era quella di Berlusconi che stava sempre in disparte».
Letta […] «Gli ho detto che dev’essere più spregiudicato, più deciso. Invece aspetta sempre che siano tutti d’accordo».
Draghi le piaceva?
«Siamo amici da tempo. Per eleggere Ciampi al Colle organizzai un gruppetto di “influencer” con alcuni magistrati e generali. Ci riunivamo in una sala che ci dava Mario al ministero delle Finanze».
CARLO AZEGLIO CIAMPI E MARIO DRAGHI
L’Italia si è vaccinata al populismo?
«Sono ancora tutti là: Salvini, Conte... Conte l’ho conosciuto, sa? Eravamo in Vietnam, nel 2019, ad un’assemblea Italia-Asia. Siamo stati insieme due, tre giorni. Alla fine gli ho chiesto: “Ma tu come intendi la politica, qual è il tuo progetto?”. Mi ha risposto: “Ah, seguo le orme di Moro!”. Si immagini... (ride)».
Lei fu tra i primi ad andare in Oriente.
«Portammo in Cina lo scaldacqua elettrico, non sapevano neanche cosa fosse: per vent’anni ce l’hanno copiato. A Saigon invece pranzai a casa di Giap: eroe nazionale, ma finito un po’ ai margini. Gli parlai della piccola-media impresa marchigiana».
giuseppe Conte a Scampia
Molti si ricordano del marchio Ariston sulle maglie della Juventus. C’era Platini...
«[…] Vittorio, mio fratello, era presidente di Confindustria: ce l’aveva messo Gianni Agnelli, che voleva liberarsi dei corteggiatori locali. Io, invece, ero amico di Umberto: facevamo le riunioni con Montezemolo nel mio ufficio. Andavo a vedere le partite. Poi ci fu l’Heysel».
Era là?
«Sì, arrivai allo stadio con il pullman della squadra assieme a Boniperti. Dalla tribuna ho visto tutto. Mi precipitai negli spogliatori: c’era anche De Michelis. Boniperti non voleva giocare, fui io a fargli da interprete in francese con la polizia belga. Ci dissero: “È stato mobilitato l’esercito, ma arriva tra due ore; se non giochiamo ci saranno migliaia di morti”. Fu terribile, non andai più allo stadio».
giampiero boniperti 6
[…] E alla morte ci pensa?
«Ho avuto il Covid. Mi avevano dato per morto. E pensavo, veramente: sarà tra mezzora, tra due ore, domani mattina. Comunque la mia vita l’ho fatta. Cosa posso fare? Sono scampato a tanti incidenti. […] un paio di volte mi sono cappottato. Un’altra volta feci un frontale: in macchina con me c’era Formigoni, feci un mese in ospedale». […]
francesco merloni e gianni letta boniperti platini francesco merloni