Estratto dell'articolo di Arianna Finos per www.repubblica.it
francis ford coppola a cannes
Chiamatemi Francis. Quello del cineasta italoamericano 85 anni, con la sua ultima scommessa qui a Cannes, è di gran lunga l’incontro più emozionante del Festival. […] Francis Ford Coppola è in forma smagliante. “Nessuno sul set mi chiama Mister Coppola, tutti mi chiamano Francis, i miei nipoti nonno Francis”. […]
Rispetto alla standing ovation tributata al suo Megalopolis, prodotto dalla sua Zoetrope, concepito sul set di Apocalypse Now 45 anni fa, definito “una favola”, una parabola ecologica, ambientata in una New York futuristica, New Rome, tra utopia e corruzione: “Mi sono sentito pieno di sollievo e gioia. Non è un’emozione riassumibile in una parola. È stato il coronamento della gioia. Dopo tutti questi anni da quando ho avuto un'idea, e poi averla costruita in tempi diversi e di averla abbandonata e di aver detto, no, non avrei dovuto abbandonarla, era un film bellissimo”.
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Il film, ispirato alla Congiura di Catilina, parla di una Megalopoli come l’Antica Roma, di tiranni, democrazia, corruzione del potere e dei media, di sociologia, fisica, medicina, di invenzioni capaci di condurci verso un futuro di pace. E, soprattutto, di speranza. […] “L'America è stata fondata sugli ideali della Repubblica Romana. Noi non volevamo un re, Roma non voleva un re. Così inventarono una nuova forma di governo chiamata Repubblica, con il Senato e con il diritto romano e tutte le cose che noi abbracciammo. Abbiamo persino costruito le nostre città in modo che assomigliassero a Roma. […]”.
megalopolis 5
"Quando ho iniziato a lavorare a questo film – continua Coppola – non pensavo che la politica di oggi lo avrebbe reso così rilevante. Perché ciò che sta accadendo in America, nella nostra repubblica, attraverso la nostra democrazia, è esattamente il modo in cui abbiamo perso la repubblica migliaia di anni fa. […]”.
megalopolis 4
Inevitabile il riferimento a Donald Trump: gli viene chiesto quanto abbia paura di avere uomini come lui al comando, “Trump non è al comando – risponde Coppola - ma penso che ci sia una tendenza in atto, e non voglio andarmene in questa situazione. C’è una tendenza nel mondo verso una nuova destra, ma anche la tradizione fascista. E non c’è nessuno che abbia vissuto durante la Seconda guerra mondiale, e abbia visto gli orrori che hanno avuto luogo, che non sappia che questo non deve ripetersi. Quindi, ancora, dico che il ruolo dell’artista è fare luce su quel che succede nel mondo. […]”.
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[…] Storicamente Francis Ford Coppola ha rimesso mano a molti suoi film, creandone nuove versioni. Succederà anche a Megalopolis? “Il motivo per cui spesso rimonto i miei film è perché li possiedo. Se mi chiedete perché possiedo Apocalypse Now, la risposta è che nessuno lo voleva. E così, quando possiedi un film che fai, pensi: oh, lo capisco meglio. Non modificherei mai La conversazione perché mi piace com'è. E non ho mai voluto farlo con Il padrino, anche se c’è una scena che aggiungerei”. […]
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Dopo la sfortunata proiezione a un gruppo di distributori a Los Angeles, dove ha avuto una accoglienza mista e qualcuno l’ha giudicato “invendibile”, Megalopolis è stato decisamente meglio accolto al Festival. Per l’Italia l’ha comprato la Eagle Pictures di Tarak Ben Ammar. All’incontro si chiede conto a Coppola dei rischi corsi nel produrre da solo il film, e quali ostacoli abbia incontrato cercando di rimanere fedele a sé stesso.
adam driver e francis ford coppola a cannes
“Sapevo che questo non era come gli altri film, non c’erano riferimenti per dire: rendiamolo più simile a questo o a quello. Ma è così che sentivo che il film doveva essere. E dato che stavo pagando per questo, pensavo di averne diritto. Alla fine, ci sono così tante persone che, quando muoiono, dicono, oh, vorrei aver fatto questo o quello. Quando morirò, dirò: ho fatto tanto, e ho avuto modo di vedere mia figlia vincere un Oscar e ho fatto la mia azienda vinicola, e tutti i film che volevo fare. E ci sono riuscito. E sarò così occupato a pensare a tutte le cose che devo fare, che, quando morirò, non me ne accorgerò”.
[…] Quanto al rischio di perdere il patrimonio personale, 120 milioni, la risposta è forte e chiara: “Non mi interessa. Non ci ho mai pensato. Sai, uno dei motivi per cui ho la linea di credito che mi ha permesso di farlo è che nel 2008, durante la crisi finanziaria, investii 20 milioni di dollari per prendere un'azienda vinicola e costruire un luogo in cui i bambini potessero fare qualcosa quando i loro genitori bevevano il vino. Ho reso la cantina un giardino della Danimarca, con le piscine e i giochi.
FRANCIS FORD COPPOLA SUL SET DI MEGALOPOLIS
E questo investimento di 20 milioni di dollari ha dato vita a un luogo che in tanti adesso cercano di replicare. E così ho preso i soldi da quello, e li ho messi sul film. Così non ho avuto alcun problema con i finanziamenti. Quanto ai miei figli, Sophia, Roman e mia nipote Gia, hanno carriere meravigliose, non hanno bisogno di una fortuna. Non importa. Sapete, i soldi non contano. Ciò che è importante sono i nostri amici. I soldi vanno e vengono. Un amico non ti deluderà mai”. […]
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