1. DISFIDA TRA STORICI
Estratto dell’articolo di Francesco Rigatelli per “La Stampa”
franco cardini
Il significato del 25 Aprile e l'uso mancato della parola antifascismo da parte della premier Meloni fanno discutere gli storici e traballare la manifestazione "La Storia in piazza" di Genova. «Caro Canfora, ha sentito Franco Cardini su La 7 nel programma di Gruber? Una specie di apologia dei giovani della Repubblica sociale, mascherata da equanimità del giudizio storico a posteriori. Se non lo ha sentito, la invito a farlo. E poi a domandarsi se è possibile, e moralmente accettabile, collaborare con un tipo simile».
LUCIANO CANFORA
Firmato Antonio Gibelli, 81 anni, già professore ordinario di Storia contemporanea a Genova ed ex organizzatore della manifestazione "La Storia in piazza", i cui curatori attuali sono gli storici Luciano Canfora, 80 anni, Franco Cardini, 82, e Anna Foa, 79.
Canfora trova strumentale la provocazione […] «Sono argomenti complessi su cui non giova un approccio manicheo. Ci sono stati tanti antifascismi, […] si tende a equiparare antifascismo e guerra di Liberazione, mentre sono due momenti diversi. […] La verità è che l'Italia era un Paese largamente fascista ed è diventato afascista, non antifascista. Per questo la celebrazione del 25 Aprile resta contestata, lo fu fin dall'inizio da Almirante, e in tanti conservano un'idea del fascismo che io respingo». Cardini da Gruber aveva parlato di «antifascismo usato in modo terroristico», contestato «l'eroicizzazione di tutti i partigiani» e difeso «la memoria dei ragazzi di Salò che lottarono per la patria» […]
resistenza
2. FRANCO CARDINI: «I REPUBBLICHINI SBAGLIARONO MA PER AMORE DELLA PATRIA»
Estratto dell’articolo di F.Rig. per “La Stampa”
[…] Franco Cardini, 81 anni, fiorentino, storico del Medioevo, si trova a disagio nella contemporaneità: «Evidentemente a "Otto e mezzo" non sono riuscito a spiegarmi bene se ora il professor Gibelli, ex organizzatore de "La Storia in piazza" di Genova, chiede le mie dimissioni da curatore della manifestazione al collega Canfora».
franco cardini
[…] Tutto nasce dalla sua difesa dei ragazzi di Salò, perché?
«Il punto centrale è la riconciliazione tra gli italiani e una memoria condivisa. Perché questo avvenga bisogna mettersi d'accordo e non è detto che se ne trovi una, ma in quel caso ognuno si terrà la propria memoria».
[…] «Manca un'analisi seria e articolata della Resistenza perché possa diventare memoria condivisa. Ricordo casi aberranti tra i partigiani, la brigata Osoppo, il terrorismo interno, e va bene che in guerra tutto è legittimo ma con il senno di poi tanti episodi andrebbero riesaminati».
Troppi sconti ai partigiani insomma?
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«Ad alcuni partigiani. La guerra civile è finita il 25 aprile, tutti si sono abbracciati, dopodiché le uccisioni sono continuate fino al 1949 nonostante l'amnistia di Togliatti. Sul sangue dei vinti non si può stendere un velo, occorre una conciliazione».
E Salò?
«Nella Storia non si può mai generalizzare, anche i repubblichini hanno avuto dei meriti. Magari stavano dalla parte sbagliata, ma volevano difendere la patria. Il 25 luglio Mussolini venne rovesciato da una congiura di palazzo e 18 settembre il Re scappò. Teniamo presente che allora si sapeva poco della Shoah».
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La diatriba sulla parola antifascismo cosa c'entra con tutto questo?
«Nulla, ma faccio fatica a pronunciarla perché se parlo con un comunista vuol dire colpire il fascismo come braccio armato del capitalismo e se mi rivolgo a un liberale prende il significato di tutela di tutte le libertà, compresa quella economica. Insomma, gli antifascismi sono in contrasto tra loro».
L'antifascismo non è semplicemente l'avversione alla dittatura?
«Può darsi, ma i comunisti allora andrebbero considerati fa scisti perché appoggiavano la dittatura sovietica. Resta una parola ambigua».
[…] Qual è la sua proposta di riconciliazione?
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«In Italia c'è stata una guerra civile tra minoranze. Un 10% di partigiani, un 5% di repubblichini e l'85% degli italiani alla finestra. La riconciliazione tra chi combatté per liberare il Paese e chi per rispettarne l'onore non può essere così complicata, anche perché li accomunò una volontà di riscatto». […]