Cruciani: "Sinner è libero di pagare le tasse dove cazzo vuole! Questo non vuol dire che è meno italiano! Viva Sinner!".@giucruciani #Sinner
— La Zanzara (@LaZanzaraR24) January 30, 2024
IL SENSO DELLO SPORT DI FRANCO FAVA «CUORE MATTO»
Lettera di Franco Fava al Corriere della Sera
franco fava
Caro Aldo, la sua riserva circa la scelta di Sinner di eleggere a Montecarlo la residenza fiscale, mi fa riflettere su come la morale nello sport, tanto più se si è grandi campioni, a volte possa stridere con il senso civico.
Da ex atleta olimpico sono sempre stato convinto che l’etica non sia solo quella espressa in campo, in piscina o su una pista, ma anche nel compiere alcuni doveri imprescindibili, come pagare le tasse nel proprio Paese anche se gran parte del reddito è prodotto all’estero.
FRANCO FAVA
Del resto la lotta all’evasione continua a restar fuori dall’agenda di governo.
L’impresa di Sinner ha riscosso anche l’elogio di papa Francesco, che ha ricordato come «il tennis può dare lezioni di vita». Bene.
Per questo non vorrei che questa estate ai Giochi di Parigi, il portabandiera azzurro fosse un italiano con residenza fiscale nel Principato. Basterebbe una piccola norma del Coni: convocazione olimpica a chi paga le tasse in Italia.
Altrimenti mi dice lei perché ad esempio il poliziotto Tamberi dovrebbe pagare l’Irpef sui 150.000 euro e passa del premio Coni per l’oro (ci auguriamo) e Sinner nemmeno un centesimo?
Franco Fava
LA RISPOSTA DI ALDO CAZZULLO
Caro Franco, grazie per la sua lettera.
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Mi consenta di risponderle senza tornare su Sinner — altrimenti sembra che ce l’abbia con lui, mentre la questione è che nel mondo globale più ricco sei e meno tasse paghi, e in Italia questo non influisce sulla valutazione non dico professionale ma morale delle persone —, bensì spiegando ai lettori più giovani chi è lei.
Perché da ragazzini quelli della mia età per lei hanno trepidato, e in particolare per il suo cuore. Erano i primi anni 70, l’Italia dopo la fiammata di Berruti non eccelleva nell’atletica, e Franco Fava — poco più di un metro e 70 per poco più di 50 chili — era la nostra piccola grande speranza. Solo che a volte il suo cuore sotto sforzo impazziva, infatti la chiamavano «cuore matto», e noi giovanissimi tifosi eravamo sinceramente preoccupati per lei.
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Questo non le ha impedito di darci grandi emozioni: fu il primo italiano a eccellere nella maratona olimpica (Montreal 1976) dai tempi di Dorando Petri, Valerio Arri (Anversa 1920) e Romeo Bertini (Parigi 1924), sfiorò il podio sui tremila siepi agli Europei di Roma 1974 (quelli dell’oro di Pietro Mennea e della corsa pazza di Marcello Fiasconaro) e ai mondiali di cross di Düsseldorf. Ora lei ha 71 anni; segno che nel frattempo il cuore ha messo giudizio.
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franco fava