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    "QUELLO DI BRANDIZZO ERA UN LAVORO BANALE, NON METTO FRETTA E PAGO SEMPRE OTTO ORE A TURNO" – IL TITOLARE DELL’AZIENDA PER CUI LAVORAVANO I 5 OPERAI TRAVOLTI DAL TRENO, FRANCO SIRIANNI, SMENTISCE I SUOI EX DIPENDENTI CHE RACCONTANO DI AVER LAVORATO SENZA MISURE DI SICUREZZA: "ERA TUTTO A POSTO. PER SPALARE NELLA MASSICCIATA NON SERVE UN TITOLO SPECIALE". IL FRATELLO DI UNA DELLE VITTIME: "LAVORARE COSÌ ERA UN'ABITUDINE" – E ORA LA PROCURA POTREBBE ALLARGARSI ANCHE ALL’AZIENDA, LA SIGIFER


     
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    1-INTERVISTA AL TITOLARE, FRANCO SIRIANNI: “QUELLO ERA UN LAVORO BANALE LA MIA SIGIFER NON METTE FRETTA PAGO SEMPRE OTTO ORE A TURNO”

    Estratto dell’articolo di Elisa Sola per “La Repubblica”

     

    FRANCO SIRIANNI TITOLARE DELLA SIGIFER FRANCO SIRIANNI TITOLARE DELLA SIGIFER

    «Quella notte ero lì. Venticinque minuti dopo che mi hanno detto al telefono «è successa una strage». Sono arrivato in stazione. Mi sono messo su quel binario. Ho visto tutto. E ho pianto». Le palpebre pesanti di chi non dorme da molte notti.

     

    Gli occhiali che scivolano sul naso mentre lo sguardo va giù, in basso, per ricordare la notte che ha sconquassato la vita di cinque famiglie. E di un’azienda. La sua. Franco Sirianni, il manager della Si.gi.fer, la ditta di Borgo Vercelli dove erano assunti i cinque manutentori delle ferrovie travolti il 30 agosto dal treno, parla a voce bassa. […]

    FRANCO SIRIANNI TITOLARE DELLA SIGIFER FRANCO SIRIANNI TITOLARE DELLA SIGIFER

     

    Signor Sirianni, era una prassi iniziare a lavorare sui binari senza autorizzazione?

    «Ma no. Non è assolutamente una cosa normale. Per noi la sicurezza è sempre stata al primo posto. I ragazzi lo sapevano. Io non volevo nemmeno che usassero il cellulare durante i lavori, se no potevano distrarsi. Sono stufo di leggere certe cose che si scrivono di me. Che io non penso alle famiglie. Se sono il primo che è arrivato là…».

     

    Cosa ricorda di quella notte?

    «Stavo dormendo. Il mio direttore tecnico, Christian Geraci, mi ha chiamato due volte. La prima telefonata non l’ho sentita perché dormivo. Alla seconda ho risposto. Mi ha detto: “Qui è successa una strage”. Mi sono precipitato là. Quella scena non si può descrivere».

     

    A cosa ha pensato?

    treno uccide 5 operai a brandizzo treno uccide 5 operai a brandizzo

    «Pensato? Ho pianto. Non so nemmeno io come mi sento. Era un lavoro banale. C’era la scorta. Non capisco».

     

    Conosceva tutti e i cinque gli operai?

    «Alcuni di vista, altri di più. Kevin era arrivato da poco, il fratello lo conosco da più tempo. Con Giuseppe Lombardo abbiamo lavorato insieme nei cantieri per 25 anni. Anche io sono un ferroviere. La mia è una famiglia di ferrovieri».

     

    E poi cosa è successo?

    «Non trovavano i documenti degli operai, per ovvie ragioni. La polizia continuava a chiedermi i loro tesserini. Dopo 20 minuti ho parlato col fratello di Kevin. Poi la polizia mi ha bloccato e mi ha detto di non dire niente alle famiglie». […]

     

    FRANCO SIRIANNI TITOLARE DELLA SIGIFER FRANCO SIRIANNI TITOLARE DELLA SIGIFER

    Qualcuno sostiene che gli operai non fossero qualificati per stare su quel binario.

    «Non è così. Quei ragazzi avevano i titoli per lavorare, ho letto cose assurde. C’era Andrea Gibin, capo squadra da tanti anni, c’era Michael Zanera, saldatore qualificato. Hanno fatto i corsi per Rfi entrambi ed erano in regola».

     

    E gli altri?

    «Era tutto a posto. Per spalare nella massicciata comunque non serve un titolo speciale, lo può fare chiunque. E quello, comunque, era un lavoro semplice». […]

    treno uccide 5 operai a brandizzo 1 treno uccide 5 operai a brandizzo 1

     

    Ha visto il video in cui Kevin Laganà si riprende sul binario?

    «Solo l’inizio. I primi minuti. Poi ho pianto e mi sono dovuto fermare. Riesco solo a piangere».

     

    È stato detto che i manutentori devono lavorare in fretta, perché se si tarda si pagano penali. È così?

    «Per me è uguale se i miei finiscono in due ore o in quattro il lavoro. Non cambia niente perché io li pago sempre otto ore a turno. Quella notte, se fosse passato un treno non previsto, bastava firmare un foglio, che ti dà Rfi, e scrivere che non c’era la possibilità di lavorare. Sarebbero stati tutti pagati lo stesso».

     

     

    2-L'INCHIESTA SI ALLARGA A SIGIFER IL FRATELLO DI KEVIN AI PM "RISCHIAVAMO SENZA SAPERLO"

    Estratto dell'articolo di Andrea Bucci e Irene Famà per “La Stampa”

     

    ULTIMO POST DI MICHAEL ZANERA - OPERAIO TRAVOLTO DA UN TRENO A BRANDIZZO ULTIMO POST DI MICHAEL ZANERA - OPERAIO TRAVOLTO DA UN TRENO A BRANDIZZO

    […] Ora l'inchiesta per la tragedia di Brandizzo, a quindici chilometri da Torino, potrebbe allargarsi a chi in Si.gi.fer, la ditta di Borgo Vercelli di cui facevano parte i cinque uomini travolti dal treno la notte del 30 agosto, regola e coordina la formazione, la sicurezza e così via.

     

    I magistrati hanno iscritto nel registro degli indagati due persone: Antonio Massa, l'addetto di Rfi responsabile del cantiere, colui che doveva vigilare sulla squadra al lavoro e autorizzarla ad andare sui binari; e Andrea Girardin Gibin, il caposquadra della Si.gi.fer.

     

    Ma ora i pm coordinati dalla procuratrice capo Gabriella Viglione intendono approfondire i criteri e le modalità di formazione del personale dell'azienda vercellese. Non solo.

    Al centro delle indagini ci sono anche le singole procedure legate alla sicurezza che l'azienda dovrebbe garantire.

     

    Perché in troppi raccontano che quel modo di lavorare non era sicuro. E soprattutto era ricorrente: in svariate altre occasioni gli operai avrebbero iniziato a lavorare sui binari prima dell'autorizzazione. Un conto erano le procedure un altro la prassi.

    michael zanera michael zanera

     

    Per quella trascuratezza Kevin Laganà, Micheal Zanera, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Sorvillo sono morti. Gli altri colleghi? Dei sopravvissuti, così verrebbe da dire. E l'hanno raccontato agli inquirenti della procura di Ivrea i numerosi testimoni ascoltati negli ultimi tre giorni. Ieri, davanti ai pubblici ministeri Giulia Nicodemi e Valentina Bossi, sono stati sentiti Antonino Laganà e Marco Buccino. Il primo è il fratello di Kevin, la vittima più giovane della strage di Brandizzo. Il secondo è il cugino.

     

    Entrambi hanno lavorato alla Si.gi.fer e conoscono bene quel modo di lavorare, di fretta, con tempi teorici che quasi mai collimano con quelli reali. Con le comunicazioni affidate unicamente ai cellulari. La frase pronunciata da Antonino, all'uscita dalla procura, riassume un po' tutto questo. «Mio fratello, con quel video, si è fatto auto-giustizia».

    Ai magistrati avrebbe aggiunto: «Ha fatto giustizia anche per noi». Una sorta di riflessione che suonerebbe in sostanza così: «Abbiamo rischiato la vita pure noi, tante volte, senza saperlo». [...]

    kevin lagana kevin lagana

     

    Resta cauto l'avvocato Enrico Calabrese, che rappresenta la famiglia Laganà: «Dal filmato ci è sembrato di poter desumere una certa abitudinarietà in questo tipo di condotte». E aggiunge: «Attendiamo il prosieguo delle indagini. Andiamo avanti un passo alla volta. Il primo obiettivo adesso è dare degna sepoltura a Kevin». Il nulla osta della procura arriverà solo quando ai corpi straziati sarà dato un nome e per questo gli inquirenti stanno facendo raccogliere ogni elemento utile per il riconoscimento. [...]

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