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    FRATELLI DI MORODER - UN NUOVO ALBUM E UN MUSICAL SULLA SUA VITA PER L’UOMO CHE INVENTO’ LA DISCOMUSIC - PRONTO A RIFARE L’INNO D’ITALIA: “ME LO PROPOSE GIA’ BERLUSCONI, ORA SONO PRONTO A RIPROVARCI SE MI CHIAMA RENZI”


     
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    Guido Biondi per il “Fatto Quotidiano”

     

    La seconda vita di Giovanni Giorgio Moroder è iniziata poco dopo la pubblicazione di Random Access Memories dei Daft Punk. Il produttore e compositore, nato a Ortisei 75 anni fa, ha ricevuto l’inaspettato omaggio di una traccia interamente dedicata alla sua vita, raccontata in un brano appositamente costruito dal duo francese riproponendo il sound inconfondibile di Moroder, creato attraverso i sintetizzatori nel lontano 1975.

     

    Da quel momento sono piovuti ingaggi a due cifre per dj set in ogni parte del globo, offerte di remix (Midnight dei Coldplay l’ultima produzione) e collaborazioni con i nuovi talenti della musica elettronica.

     

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    La seconda giovinezza di Moroder – al quale è arrivato anche il Grammy award condiviso con i Daft Punk – è parallela a quella di Nile Rodgers, creatore del riff di “Get Lucky”, anche lui beneficiario della collaborazione con i “robot” francesi.

     

    Mentre il leader degli Chic ha da poco pubblicato un singolo con il tipico sound della discomusic Anni 70, Moroder si è spinto oltre, ingaggiato dalla multinazionale Sony per un nuovo album con alcuni feauturing per strizzare l’occhio alle classifiche americane, cercando di avvicinarsi alle produzioni (un po’ tamarre) di David Guetta e Calvin Harris.

     

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    Stessi duetti (Sia ad esempio), stesso suono Edm (una degenerazione pop della musica elettronica con radici discomusic), stessa volontà di catturare i ragazzini che affollano le serate strapagate dei Dj pop.

     

    È lo stesso Moroder, con disarmante sincerità a spiegare che questo album (Deja Vu) è stato richiesto dall’etichetta discografica “che a messo a disposizione budget, artisti e contatti per le collaborazioni presenti, da Kelis a Kylie Minogue a Britney Spears”.

     

    L’autore di uno dei capolavori assoluti della musica elettronica, From Here To Eternity, è perfettamente consapevole di non aver nulla di nuovo da dire, poiché come egli stesso ammette “non c’è un nuovo sound al momento, non c’è un sintetizzatore nuovo, quindi all’inizio ho cercato di fare un disco con la mia matrice sonora ma poi ho ripiegato sull’Edm”.

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    Nei suoi Dj set ripropone dal suo laptop le sue produzioni più celebri, da I Feel Love di Donna Summer a Life In Tokyo dei Japan sino a Cat People di David Bowie. Non è un caso che abbia scelto di vivere a Los Angeles, centro del mercato musicale americano, l’unico che ancora sopravvive con grandi numeri.

     

    Deja Vu (in uscita il 16 giugno) è una operazione commerciale e pop, nulla più di questo: un disco noioso – a tratti – e con un unico episodio di stile, La Disco, il divertissment che chiude l’album. Ma in fondo questa nuova esperienza consente di girare il mondo – con la sua fidanzata messicana molto più giovane di lui – e di divertirsi: la sua vera nuova professione è animare i dj set fintanto che l’onda lunga dei Daft Punk resta in atto. Sarà a Roma a Villa Ada il 24 luglio e a Milano all’Estathe Market Sound il 25.

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    Nel frattempo sta scrivendo la musica per il prossimo videogame di Tron della Disney e un musical sulla sua vita e il periodo d’oro della discomusic: “Lana Del Rey mi chiama ogni tre mesi per fare qualcosa insieme ma poi – con tutti questi manager che ci sono oggi intorno agli artisti – ci vuole un sacco di tempo anche per una semplice telefonata.

     

    Per fare il duetto con Sia ci ho messo tantissimo; ingenuamente ho avuto un approccio classico chiamandola al telefono e da quel momento è iniziata una sfilza di telefonate con una decina di manager. Anche Chris Martin dei Coldplay vorrebbe collaborare, vedremo…

     

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    Adesso il mercato discografico americano è molto cambiato: ci sono questi produttori che si ritrovano negli studi di registrazione per far ascoltare le musiche ai manager degli artisti pop, ad esempio Rihanna. Si sceglie un riff di questo, un sound di quell’altro e un altro ancora produce il tutto. Ci sono budget enormi per queste operazioni. Quando lavoravo con Donna Summer si finiva un album intero in tre settimane…”.

     

    Se escludiamo l’album solista From Here To Eternity con la title-track capolavoro e il sequel Utopia Me, bisogna riconoscere che è stato proprio l’incontro con la cantante americana la vera svolta del successo di Moroder.

     

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    Grazie a lei, alla sua voce sensuale, agli orgasmi registrati in Love To Love You Baby e all’idea vincente di fare delle lunghe suite su tutta la facciata degli lp (anche 23 minuti di canzone) Giorgio è diventato una star, esplosa con i successi pop legati alle colonne sonore (Fl a s h d a n ce su tutti), ai mondiali di calcio (Un’estate italiana) e alla musica per le Olimpiadi di Seul.

     

    Nominato da Ciampi commendatore nel 2005, Giorgio era stato avvicinato da un collaboratore di Silvio Berlusconi per rifare l’inno d’Italia ma senza esito positivo: “Sono pronto a riprovarci se mi chiama Renzi”.

     

    Se anche le cose non dovessero girare al meglio nessun problema: sino a qualche tempo fa il nostro si dilettava a realizzare la Cizeta Moroder, auto di sedici cilindri dal valore di seicentomila dollari (“Due le ho vendute al Sultano del Brunei”). Perché in fondo Giorgio la vita se la gode, i maestri non si discutono; lui la leggenda l’ha già scritta.

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