Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”
giorgia meloni volodymyr zelensky giovanbattista fazzolari
Palazzo Chigi è senza i due inquilini principali, Giorgia Meloni e Giovanbattista Fazzolari sono a Kiev, ma la nota del Quirinale sulle cariche della polizia sugli studenti di Pisa arriva fino a laggiù. Da Fratelli d’Italia la linea è chiara, se il Colle critica gli interventi a base di «manganelli», il partito della premier risponde: «Noi siamo sempre a fianco della polizia».
La prima reazione del governo è lo stupore per una presa di posizione così netta e diretta da parte di Sergio Mattarella. Tra l’Ucraina e il Colle, almeno fino a sera non si registrano contatti diretti. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi fa sapere di condividere le parole del presidente, del quale non si sente affatto un bersaglio.
la polizia carica gli studenti durante i cortei pro palestina a pisa 5
Il ministro, che è stato anche vicecapo della polizia, è in una posizione oggettivamente difficile, l’opposizione ne chiede le dimissioni, ma dal Viminale si segnala che lo stesso Quirinale nella nota di ieri ha sottolineato «la condivisione» tra i due.
La premier, dopo tante polemiche del passato, ha imposto la linea che non si polemizza mai con il Capo dello Stato. Ma al tempo stesso la posizione dei fedelissimi di Meloni è completamente diversa da quella espressa da Mattarella. Come se ne esce, si sono chiesti i comunicatori del governo?
Giuseppe Conte critica il silenzio di Meloni. Il compito di commentare i fatti è stato affidato al partito e non ai membri del governo. Ma anche qui la linea non è stata univoca. La prima presa di posizione è di venerdì sera, prima con un tweet del responsabile dell’organizzazione Giovanni Donzelli e poi con una comunicazione interna.
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Su Ore otto di venerdì, il bollettino serale che da Palazzo Chigi viene indirizzato ai parlamentari, è indicata la linea: «Schlein e la sinistra giustificano i cortei pro-Hamas, ma condannano la polizia». Poi al mattino di ieri ai dirigenti di FdI arriva Ore 11, la rassegna stampa commentata: «FdI è il primo a difendere il diritto a manifestare che per troppo tempo ci è stato negato», è la premessa, ma poi si attacca la «narrazione a senso unico».
Paradossalmente, nel bollettino della propaganda di partito vengono spesi grandi elogi per Mattarella, che aveva stigmatizzato «il clima violento», di cui ha fatto le spese Meloni.
Nel pomeriggio, però arriva in comunicato del Colle che prende alla sprovvista i meloniani. Servono circa tre ore a via della Scrofa per elaborare un comunicato: «Fratelli d’Italia difende le regole democratiche di convivenza che si basano sul diritto di manifestare e il dovere di farlo pacificamente e nel rispetto della legge. La sinistra che spalleggia i violenti è la causa dei disordini ai quali abbiamo assistito».
giovanni donzelli tommaso foti
Insomma, colpa della sinistra, ma anche diritto di manifestare. Il tentativo di equilibrismo più evidente lo compie Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera: «Se è vero che il ricorso all’uso della forza […] deve rappresentare l’eccezione e non la regola, altrettanto vero è che all’interno di cortei non autorizzati di pacifici o inesperti manifestanti spesso si infiltrano autentici professionisti della violenza».
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Sembra una sorta di frenata, ma poco dopo ecco un’altra dichiarazione, sempre di Donzelli: «Le forze dell’ordine non sono e non resteranno sole. […]». Chi attacca il Quirinale senza troppe remore è la Lega, in una competizione a destra che si ripete su ogni terreno: «Chi scende in piazza pacificamente non ha nulla da temere», dice Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno. Antonio Tajani, dal palco del congresso di Forza Italia, cerca una posizione più equilibrato: «Mi è dispiaciuto vedere quello che è avvenuto a Pisa. Il ministro dell’Interno prenderà i provvedimenti necessari se qualcuno ha sbagliato. Ma niente processi alle forze dell’ordine».
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