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    DOVREMO FARE LA QUARTA DOSE? – ISRAELE E CILE HANNO GIÀ APERTO LA CAMPAGNA PER IL BOOSTER, IN EUROPA ALCUNI PAESI LA SOMMINISTRANO AI PAZIENTI PIÙ VULNERABILI, MA LE AUTORITÀ SANITARIE SONO SCETTICHE SULLA PUNTURINA PER TUTTA LA POPOLAZIONE. SENZA CONTARE L'EMA E L'OMS SOSTENGONO LO SVILUPPO DI VACCINI UNIVERSALI INVECE DI INSEGUIRE LE VARIANTI - VALENTINA MARINO, DIRETTORE MEDICO DI PFIZER: “DOPO IL BOOSTER, IL RICHIAMO VA FATTO DOPO UN ANNO…”


     
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    Marco Bresolin per "la Stampa"

     

    TERZA DOSE DI VACCINO ANTI COVID TERZA DOSE DI VACCINO ANTI COVID

    È arrivato il momento di preparare le campagne per la quarta dose del vaccino anti-Covid19? E in tal caso, a quanti mesi di distanza dalla terza? Si può fare con i farmaci attualmente in circolazione o meglio aspettare quelli adattati alla variante Omicron? I governi europei hanno iniziato a porsi questi interrogativi per capire se sia il caso di seguire la strada già intrapresa da Israele (e dal Cile) che ha già aperto la campagna per il secondo booster. Al momento non ci sono dati sufficienti per valutare l'efficacia di questa strategia, ma l'Ungheria ha deciso la fuga in avanti. Il governo di Viktor Orban ha scelto ancora una volta di muoversi senza aspettare i partner Ue e ha annunciato che chiunque potrà richiedere la quarta dose in seguito a una consultazione con il proprio medico.

     

    LA QUARTA DOSE - VIGNETTA BY BUCCHI LA QUARTA DOSE - VIGNETTA BY BUCCHI

    Nel Paese, che all'inizio di aprile andrà al voto, è previsto un rapido aumento dei casi nelle prossime settimane. Al momento soltanto altri tre Stati dell'Unione hanno approvato l'introduzione della quarta dose, ma solo per i pazienti più vulnerabili. Hanno iniziato la Grecia e la Danimarca, mentre ieri è arrivato l'ok della Spagna per i malati di tumore o per chi si è sottoposto a un trapianto. Le autorità sanitarie sono però scettiche sulla somministrazione generalizzata del secondo booster a tutta la popolazione. Un conto è il richiamo per proteggere i più vulnerabili, un conto è pensare di poter andare avanti a con iniezioni ripetute ogni 3-4 mesi per tutti. Un piano che secondo Marco Cavaleri, responsabile della strategia per i vaccini dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), «non è sostenibile a lungo termine».

    vaccinazione israele vaccinazione israele

     

    C'è poi un'altra questione che inizia a emergere: il vaccino adattato a Omicron potrebbe non bastare, oppure rivelarsi inutile. L'Ema e l'Oms concordano nel dire che serve una «strategia a lungo termine» e dunque bisogna sviluppare «vaccini universali». Una linea che vede d'accordo anche l'immunologo americano Anthony Fauci, che per il momento invita a continuare con i farmaci già in circolazione: «Il booster offre una buona protezione contro Omicron, per cui al momento non servono nuovi vaccini specifici per questa variante».

    VALENTINA MARINO DIRETTORE MEDICO DI PFIZER ITALIA VALENTINA MARINO DIRETTORE MEDICO DI PFIZER ITALIA

     

    2 - VALENTINA MARINO, DIRETTORE MEDICO DI PFIZER: "RICHIAMI DA FARE NEI TEMPI GIUSTI UNO OGNI ANNO DOPO IL BOOSTER"

    Francesco Rigatelli per "la Stampa"

     

    Valentina Marino, direttore medico di Pfizer, qual è la vostra valutazione su Omicron?

    «Si tratta della variante del virus con la più alta contagiosità finora. Sulla severità non si possono ancora fare valutazioni reali, perché colpisce sia una popolazione vaccinata sia non vaccinata. E rispetto alla sua capacità di sfuggire al vaccino stiamo ancora studiando. L'impressione è che la protezione con due e, ancora meglio, tre dosi funzioni bene contro la malattia grave».

     

    Gli anticorpi dati da Omicron sono diversi da quelli di Delta?

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    «Sì, come se fossero due virus diversi. L'Italia è interessante per questi studi perché è dove Omicron è più diffusa».

     

    Omicron ha reso necessaria la terza dose?

    «L'ha resa più urgente, ma a prescindere si è visto un calo degli anticorpi dopo 6-9 mesi verso il contagio e in misura minore verso la malattia».

     

    Il vaccino quanto impedisce davvero il contagio?

    «In parte succede sia in entrata sia in uscita, ovvero un vaccinato sviluppa una carica virale e infettiva inferiore».

    Variante Omicron Variante Omicron

     

    Si parla di calo degli anticorpi, e l'immunità cellulare quanto dura?

    «Si sta valutando, ma sulla base di altri vaccini si pensa che duri più a lungo di 6-9 mesi».

     

    Perché il richiamo si fa a cinque mesi allora?

    «È una decisione di salute pubblica legata alla contagiosità di Omicron e non una necessità del richiamo».

     

    vaccino vaccino

     La terza dose quanto durerà?

    «Basandosi sull'esperienza precedente almeno 6-9 mesi».

     

    Servirà la quarta dose?

    «L'ipotesi principale è che la pandemia diventi un'epidemia e richieda un richiamo all'anno per alcune categorie. Ci sono poi la speranza che il virus scompaia e la preoccupazione che muti richiedendo un aggiornamento del vaccino».

     

    Lo state già sperimentando?

    «Sì, riguardo a Omicron. Lo studio darà i primi risultati a marzo e se dimostrasse che l'aggiornamento fosse efficace andrebbe poi valutato dalle autorità regolatorie».

     

    VARIANTE OMICRON 19 VARIANTE OMICRON 19

    Coprirebbe anche le varianti passate?

    «In teoria sì e servirebbe a coprire totalmente Omicron».

     

    Ora quanto scappa il virus?

    «Lo stiamo studiando, come cerchiamo di capire se Omicron diventi dominante. Se così fosse la quarta dose potrebbe essere già quella aggiornata. Oppure si potrebbero fare due vaccini contemporaneamente, a seconda della prevalenza della variante nel Paese. Il bello della tecnologia a mRna è che si adatta facilmente alla mutabilità del virus».

     

    Non ha deluso per la brevità dell'immunità?

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    «Perché i vaccini antinfluenzali durano di più? Contro un virus aereo e mutevole non c'è una ricetta perfetta. I vaccini a mRna non sono la panacea di tutti i mali, ma semplicemente aiutano molto a proteggersi».

     

    Fanno male dosi continue?

    «Il tema esiste e non è scontato ripeterle continuamente. L'Ema stessa ricorda che i richiami vanno fatti nei tempi giusti: per la terza dose sei mesi e poi ogni anno. Con Omicron si anticipa a cinque per una valutazione rischi-benefici diversa, così come si potrebbe fare se arrivasse un'altra variante».

    OMICRON COVID OMICRON COVID

     

    Qual è il bilancio delle reazioni avverse?

    «Su milioni di dosi nel mondo non ne abbiamo registrate. Ci sono state segnalazioni non correlate, come del resto avviene per ogni farmaco. Al di là delle leggende, la verità è che in presenza di veri problemi un vaccino verrebbe ritirato».

     

    Come procede la vaccinazione dei bambini e perché Pfizer è l'unico vaccino?

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    «Abbiamo concluso per primi la sperimentazione e ottenuto l'autorizzazione. Dai 12 ai 15 anni efficacia e sicurezza sono comparabili alle età maggiori, così come negli under 12 a cui viene data una dose ridotta a un terzo per il diverso metabolismo. Non ho avuto dubbi a vaccinare mio figlio di 12 anni, così può andare tranquillamente a scuola e a calcio».

     

    Quando arriverà il via libera per la pillola Paxlovid?

    «Probabilmente a febbraio e collaboriamo con Aifa per trovare la migliore distribuzione. Potrebbe avere senso darla ai medici di base, come in Israele dove si usa a domicilio. Si abbina al Ritonavir, altro antivirale in compressa, e funziona entro cinque giorni dall'infezione con un'efficacia dell'89%».

    Sintomi Omicron Sintomi Omicron

     

    Un complemento al vaccino?

    «Il vaccino previene, la pillola cura. La combinazione aiuterà gli ospedali e a limitare il contagio, per esempio fermandolo sul nascere nelle famiglie».

     

    Perché l'Oms invoca nuovi vaccini e come vi ponete verso la vaccinazione del terzo mondo?

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    «Ci sono tanti vaccini in rampa di lancio, ma al momento restano speranze. Senza fare paragoni, la tecnologia a mRna risulta la più efficace. Pfizer ha donato 2 miliardi di vaccini al terzo mondo e dal 2 gennaio tramite Covax 243 milioni di dosi a 87 Paesi. Si pensa anche ad accordi specifici per aiutare la logistica, perché la produzione non è più un problema».

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