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    FUTURE SEX: DALLE CHAT EROTICHE ALLE MEDITAZIONI ORGASMICHE, UN LIBRO RACCONTA COME IL PORNO ONLINE HA CAMBIATO GLI STEREOTIPI FEMMINILI - LA RIVOLUZIONE SESSUALE CORRE SUL WEB MA TINDER NON HA LIBERATO LE DONNEā€¦


     
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    EMILY WITT COVER EMILY WITT COVER

    Paola Italiano per Tuttolibri – la Stampa

     

    Sui primi siti di incontri, negli anni '90, la quasi totalità degli iscritti era composta da uomini. Il primo che ebbe successo e riuscì a raccogliere una buona percentuale di utenza femminile fu match.com, e c' era un motivo: cancellò ogni riferimento esplicito al sesso come finalità degli appuntamenti, eliminò anzi il discorso sul sesso tout court. Si parlava di relazioni, di sentimenti, di strategie per restare insieme.

     

    E fu così che le donne arrivarono, attratte da quello che il marketing definisce «un posto sicuro e bene illuminato», senza sentirsi troppo in colpa. Internet ha offerto infinite possibilità prima inesistenti per chi cerca amore e/o sesso, dai primi portali, passando per le chat e arrivando alle app come Tinder: ma l' era del porno-web coincide con una liberazione sessuale per le donne? Ha la portata di una rivoluzione in qualche modo paragonabile a quanto accadde negli anni Sessanta e Settanta?

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    Emily Witt ha cercato di dare una risposta a queste domande nel suo Future sex (Minimum Fax), che è il resoconto dettagliato di un viaggio che dai siti di dating l' ha condotta a quelli di sesso dal vivo davanti a una webcam, sessioni di meditazioni orgasmiche con gruppi New Age, a orge e set di film pornografici online con donne (consenzienti) «legate, spogliate e punite in pubblico».

     

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    La questione femminile è centrale, l' unica rilevante: il punto è capire se e quanto il web, con la sua offerta senza fine, sia riuscito ad abbattere o modificare gli stereotipi per cui la sfera della sessualità libera e fine a se stessa è un territorio maschile, mentre per la femmina continua a conservare qualcosa di umiliante e riprovevole. E se abbia agito sui condizionamenti così profondamente interiorizzati dalle donne per i quali il vero e unico obiettivo è una relazione stabile e l' idea che avere molti partner occasionali le allontani dal trovare il vero amore e sia solo la reazione a una mancanza.

     

    Vai a letto con tanti uomini - e magari provi esperienze sessuali estreme - perché in fondo sei triste e insoddisfatta, è questo che dice una vocina dentro, che né Simone de Beauvoir né femministe radicali come Catharine MacKinnon né filosofe come Judith Butler e neppure, infine, Samantha di Sex and the City, sono riuscite a mettere a tacere.

     

    Emily Witt Emily Witt

    Emily Witt ha sentito quella voce, ed è a partire dalla sua esperienza personale che ha iniziato il viaggio. Il libro ha il linguaggio puntuale e asciutto dell' inchiesta: Witt è giornalista e riporta dati e statistiche, è testimonianze dei protagonisti - che siano porno attrici o studentesse che si mantengono facendo sesso davanti a una webcam - ed esperienze vissute in prima persona.

     

    Ma sarebbe solo un' indagine giornalistica, se pur interessante, se non vibrasse nelle pagine la sofferenza di chi scrive: Emily, nell' anno in cui compì trent' anni, si ritrovò da sola dopo la fine di una storia. E iniziò allora un periodo molto triste, a cui però reagì perché la sua tristezza «ammorbava tutti, me compresa».

     

    Reagire, ovvero: uscire con altre persone, e fare sesso senza troppo impegno. Andrebbe tutto bene, se non fosse che l' essere single si protrae nel tempo, mentre tutti gli amici - e le amiche - si accasano e mettono su famiglia e anche i più progressisti e critici verso l' istituzione matrimonio, finiscono per sposarsi. Fare figli e vivere il sesso rassicurante di una relazione monogama: è veramente quello che una donna vuole?

     

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    È quello che io voglio?, si chiede Emily mentre si fa strada in lei l' idea che forse quello che sta cercando è una sessualità libera; e cerca di rispondersi con onestà, cercando di fare piazza pulita dei retaggi e delle sovrastrutture culturali e degli imbarazzi che impediscono di ammettere anche con noi stesse cosa veramente ci piace; senza le ipocrisie delle femministe che volevano la pornografia fuorilegge in quanto degradante e frutto di sopraffazione, e pretendevano di negare che anche una donna possa eccitarsi davanti a immagini porno (oltre a negare la libertà delle attrici, non tutte arrivate all' hard da storie personali di violenza).

     

    Il viaggio di Witt parte da San Francisco, ed è interessante come la città simbolo della libertà, dei diritti e delle battaglie femministe sia oggi la città simbolo della rete, del web, di Google. «Avevo voglia di immaginare un futuro diverso - scrive Witt - e San Francisco era il posto in cui il futuro poteva assumere una forma, o quantomeno era la città che l' America aveva assegnato alle persone convinte che l' amore libero fosse possibile. Persone che avevano cercato di separare il concetto di famiglia dall' unione sessuale di due persone». Persone «che intravedevano nelle nuove tecnologie un' occasione per rimodellare la società, comprese le idee sulla sessualità».

     

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