• Dagospia

    PILLOLE DI POLITICAMENTE MOLTO SCORRETTO - G.SALLUSTI: ''DIRE 'VIRUS CINESE' È RAZZISTA, MA 'VIRUS INGLESE' È IL TITOLO DI APERTURA SU 'REPUBBLICA' E LOCUZIONE LIBERAMENTE USATA DA TUTTI I GIORNALISTI. QUINDI OLTRE A QUELLA DEL COVID-19 CI TOCCA L'EVOLUZIONE DEL PANDEMICAMENTE CORRETTO: LA PERFIDA ALBIONE PUÒ ESSERE DISCRIMINATA, È LA GIUSTA PUNIZIONE PER AVER OSATO LASCIARE L'UNIONE EUROPEA ATTRAVERSO LA BREXIT''


     
    Guarda la fotogallery

     

    Giovanni Sallusti* per Dagospia

    * autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore

    POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI

     

     

    Caro Dago,

    l’ultima evoluzione del Politicamente Corretto si chiama Pandemicamente Corretto, e ci sta dando in queste ore una spettacolare dimostrazione di ipocrisia doppiopesista, che poi è la specialità della casa. Ricordiamo? Alla comparsa del Sars-Cov2 nelle nostre vite (sebbene avvenuta a Wuhan, che non risulta in Veneto, né in Alaska) la parola d’ordine delle truppe cammellate correttiste era: mai parlare di “virus cinese”.

     

    Chi lo fa, come il presidente Trump, è uno sporco razzista, uno che specula sull’epidemia per squallidi doppi fini geopolitici, un impresentabile. Venne coniato alla bisogna il neologismo politically correct “sinofobia”, il quotidiano della Cei Avvenire addirittura la collegò alla Shoah, in quanto nuova forma “di razzismo e di pregiudizio etnico”. Conduttori e vip a vario titolo organici al pensiero unico (che poi è quello che arriva dal Partito Unico di Pechino) inaugurarono la moda di rimpinzarsi in diretta tivù di involtini primavera in segno di solidarietà (o di vassallaggio?) al Dragone, tra essi Corrado Formigli e Selvaggia Lucarelli.

     

    VIRUS INGLESE IN APERTURA DI REPUBBLICA VIRUS INGLESE IN APERTURA DI REPUBBLICA

    Dopo nove mesi, durante la seconda ondata del virus di Wuh..., pardon, del virus deflagrato nel mondo nonostante gli encomiabili sforzi del regime illuminato cinese, accade una non-notizia. Il virus si comporta addirittura come tale, quindi muta. Lo aveva già fatto altre volte, l’ultima avviene nel Regno Unito. Questa variante d’Oltremanica parrebbe più contagiosa, ma non più letale, ovviamente sta indagando la comunità scientifica, o meglio la parte di essa non barricata nei salotti tivù. E come ti titola Repubblica, l’house organ dei Buoni, di quelli avvezzi a “restare umani” contro ogni forma di xenofobia parasovranista, la Pravda del Politicamente Corretto?

    donald trump xi jinping donald trump xi jinping

     

    Voilà, a tutta pagina: “Il virus inglese è già in Italia”. Pare che per un imperdonabile errore di tipografia sia saltato l’occhiello “L’ultima della Perfida Albione”, ma contiamo che il direttore Maurizio Molinari (che non deve c’entrare nulla con quel Molinari Maurizio filo-anglosassone che scriveva anni fa su La Stampa) rimedi domani stesso, con un fondo contro l’imperialismo virologico di Sua Maestà.

     

    Dunque, ricapitoliamo (scusami caro Dago, ma lo faccio a beneficio di quei pochi refrattari alla rieducazione impartita dagli eredi di Mao, prima che siano spediti nei graziosi campi di lavoro, ovviamente libero e nobilitante, noti come laogai): se un virus sorge in Cina e da lì si diffonde nel globo, NON si chiama “virus cinese”. Se viene scoperta una delle miriadi di mutazioni dello stesso virus nel Regno Unito, che peraltro ha il torto politicamente scorretto di stare per abbandonare le magnifiche sorti e progressive europee garantite da Frau Ursula con la Brexit, addirittura democraticamente votata dal popolo, SI CHIAMA “virus inglese”.

    CORONAVIRUS CINA CORONAVIRUS CINA

     

    Ed è molto apprezzata la specifica, che fanno tutti i giornali in scia a Repubblica, su una “Londra isolata”. Com’era nel 1940, vien da dire, quando era guidata da quel maschilista, suprematista, guerrafondaio, alcolizzato anti-salutista e anti-vegano di Winston Churchill.

    coronavirus cina 1 coronavirus cina 1

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport