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Estratto dell'articolo di Gigi Garanzini per “la Stampa”
Tre finali perse su tre, una più amara dell'altra. Un grande onore pagato a caro prezzo e quest'ultima non meno dolorosa delle precedenti, se è vero che l'Inter ha tenuto in scacco la più grande squadra d'Europa e ha creato, sbagliandole in maniera anche incredibile, più palle gol del Manchester City. [...]
[...] nonostante la mediocre serata degli inglesi, [...] a una partita tatticamente perfetta non è corrisposta altrettanta tecnica, altrettanta freddezza in almeno tre clamorose occasioni da gol. Che prima Lautaro, e poi due volte Lukaku hanno fallito quando sembrava fatta: [...] A saperlo, che per un tempo intero il City non avrebbe fatto il City, sarebbe forse servito in partenza Lukaku più di Dzeko.
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[...]Dzeko non l'ha beccata mai: [...] ma è vero che l'Inter dalla cintola in giù ha giocato al meglio, concedendo non più di un'occasione in avvio a Bernardo e un'altra più avanti a Haaland.
Poi, purtroppo, Lukaku è entrato per davvero: e alla prima occasione ha fatto addirittura da tappo alla ribattuta vincente di Dimarco. Ma lì la partita era già da rimediare, non più da sbloccare, perché ci aveva pensato Rodri, migliore in campo con Ruben Dias, tre minuti prima. Una palla messa all'indietro in piena area, come avrebbe dovuto fare Lautaro su un regalo di Akanji nel vero attimo fuggente della partita. Poi ancora l'ultimo clamoroso errore di Lukaku, di testa, a sei metri dalla porta. Non era serata, non era destino.
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