Marco Conti per "il Messaggero"
macron conte
Alla fine la mano tesa arriva anche dai cugini francesi. E' il più volte vilipeso Emmanuel Macron che, al termine del vertice di Nicosia, annuncia la disponibilità francese ad accogliere una quota dei 47 migranti che da giorni sono in mare al largo di Siracusa. In attesa che si facciano avanti gli amici ungheresi e polacchi, ai due partiti della maggioranza tocca subire la generosità di colui che continuano ad accusare di colonizzare l' Africa e di non essere all' altezza del ruolo.
LE FRONTIERE Malgrado le tensioni dei giorni scorsi, e la freddezza con la quale ieri i due presidenti hanno partecipato al vertice cipriota, sulla disponibilità di Macron il presidente del Consiglio Conte ci contava. D' altra parte al vertice Med7 partecipano i paesi che affacciano sul Mediterraneo (Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Malta e Cipro).
Ovvio quindi che il tema dei migranti, insieme a quello delle grandi linee di trasporto dell' energia, sia stato al centro del summit. Il presidente cipriota Nikos Anastasiades ha fatto di tutto per arrivare ad una conclusione che dovrebbe spingere l' Europa a cambiare il trattato di Dublino realizzando un meccanismo automatico di ricollocamento. Oltre a Conte, Macron ed al padrone di casa Anastasiades, ieri nel palazzo presidenziale di Nicosia erano presenti tutti i leader che, per un verso o l' altro, sono impegnati a difendere le frontiere sud dell' Europa.
macron conte
Conte ha così avuto modo di parlare con Joseph Muscat, il primo ministro di Malta, incontrare il primo ministro greco Alexis Tsipras.
Ma per primo è l' Europa che conta, rappresentata da Germania e Francia, a dare la disponibilità all' Italia. E il fatto che lo faccia anche la Romania, che ha la presidenza di turno dell' Unione, è la conferma che Bruxelles rimane l' orizzonte dentro il quale l' Italia alla fine è costretta a muoversi per cercare, e trovare, solidarietà. Nessuno dei leader sovranisti dell' est Europa, che tanto piacciono a Di Maio e Salvini, si sono fatti avanti. Nè l' ungherese Orban, nè il polacco Morawiecki hanno accettato di partecipare alla redistribuzione e Conte sembra tenerne conto quando ringrazia ad uno ad uno i cinque paesi che si sono offerti.
conte macron
Conte non ha però avuto modo di ripetere al presidente francese i ragionamenti fatti di recente alla Cancelliera Angela Merkel e rivelati dal fuorionda carpito da La7. I due hanno infatti interloquito solo nella sessione plernaria anche se Conte, a Parigi e non solo, continua ancora ad essere percepito in maniera diversa dai suoi vice, forse anche grazie all' importanza che nelle cancellerie si attribuisce al ruolo del Quirinale e al fitto rapporto del Colle con palazzo Chigi. Macron non esita però a condire la disponibilità francese con il ricordo delle regole europee vigenti, compreso il trattato di Dublino. Sostiene Macron:
«Per la Sea Watch, che si trova vicino alle coste siciliane, bisogna applicare tre principi: il principio dello sbarco nel porto più vicino, cioè l' Italia. Il principio della distribuzione dell' onere», dal quale «la Francia non si è mai sottratta». E infine - aggiunge il presidente francese - «il diritto che abbiamo di fare in modo che le Ong rispettino le regole». Un riepilogo che sa di lezioncina, alla quale Conte ribatte ricordando come la Ue rischi l' implosione sui migranti e definendo l' emergenza Sea Watch la dimostrazione «dell' incapacità di gestire con meccanismi condivisi europei questo fenomeno».
giuseppe conte emmanuel macron
Conte ieri sera è rientrato a Roma portando al vertice con i due vice un risultato importante.
Anche se sembra scontato che la Sea Watch dovrà sbarcare a Siracusa i migranti, ben cinque Paesi «sono ora disponibili per la redistribuzione», come spiega lo stesso presidente del Consiglio. Il problema è che risolta anche questa emergenza a palazzo Chigi si aspetta la prossima, con l' Europa che non trova una soluzione e l' Italia che continua ad essere assente da ogni tavolo per le spaccature interne alla coalizione. Dopo aver bocciato nel Parlamento europeo la proposta di riforma di Dublino che obbligava i ricollocamenti, M5S e Lega non hanno messo in campo nessuna proposta alternativa, nè hanno permesso a Conte di prepararla. E così Di Maio attacca Bruxelles dove ha messo piede una volta sola in sette mesi e Salvini, per non urtare i suoi amici sovranisti, dice che un meccanismo stabile di ricollocamento non serve perchè basta chiudere i porti.
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