Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
zaia salvini maroni
Tra oggi e domani, Roberto Maroni ha in agenda tre appuntamenti rilevanti. In tutti e tre i casi, i relativi dossier rischiano di metterlo in rotta di collisione con il suo segretario, Matteo Salvini.
È da prima dell’estate che i rapporti tra i due si sono raffreddati, di pari passo con il ritrovato attivismo politico del governatore lombardo. Ma i passaggi di questi due giorni sono insidiosi perché rischiano di ufficializzare una frattura nella Lega. E così, martedì sera uno dei protagonisti potrebbe ritrovarsi più ammaccato che al mattino.
Per cominciare, Maroni oggi sarà a Palazzo Chigi per discutere con il governo del residuo fiscale lombardo (la differenza tra il gettito fiscale e quanto ritorna sul territorio) e dell’inserimento dei costi standard in Costituzione. Di quest’ultimo aspetto, il governatore ha parlato martedì scorso a New York con lo stesso Matteo Renzi, al termine del summit alle Nazioni Unite. E qualche speranza, il presidente lombardo la nutre.
SALVINI E MARONI
Peccato però che il segretario leghista non sia per nulla favorevole a trattative con Renzi e i «distruttori del paese». Addirittura, il Movimento giovani padani, attraverso il suo segretario Andrea Crippa, ha chiesto che i governatori leghisti «non si siedano più al tavolo con lo Stato».
Ma l’altra trattativa, quella sul residuo fiscale, per Roberto Maroni è ancora più strategica. L’obiettivo è infatti portarlo ad onorare in anticipo una delle sue più discusse e rilevanti promesse elettorali: quella di mantenere in Lombardia il 75% delle tasse pagate nella regione. «Nessuno al mondo — osserva un amico del governatore — capisce perché non si dovrebbe perseguire questo obiettivo, che oltretutto sarebbe un successo per tutta la Lega. Per il gusto di dire no? Si tenga conto che ogni punto in più di risorse mantenute sul territorio vale due miliardi».
BERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO
Ma questa partita si intreccia a quella sul referendum per l’autonomia, approvati dal Consiglio regionale lo scorso febbraio. Un folto gruppo di sindaci e presidenti di Provincia della Lombardia di area Pd ha infatti proposto che prima di andare a referendum si tenti la strada di una trattativa con lo Stato per ottenere nuove competenze.
A Maroni la cosa non dispiace affatto, anche perché i sindaci riconoscono la necessità di ridurre il residuo fiscale. Però, resta il problema della trattativa, e non solo.
Il fatto è che Matteo Salvini è favorevole ad andare a referendum il prima possibile, il sogno è quello di un election day che accorpi il referendum alle corpose amministrative del prossimo maggio. E qui, ecco il secondo appuntamento di Maroni: del referendum si parlerà nel consiglio regionale lombardo domani pomeriggio.
matteo salvini SILVIO BERLUSCONI
Per Maroni, una seduta difficile: lui proporrà uno «stand-by» sulla consultazione in attesa di vedere le carte del governo: «Il fatto nuovo — spiegano i suoi collaboratori — è il sostegno dei sindaci all’iniziativa. Dire no a Maroni per il governo poteva essere facile. Ma oggi Renzi dovrebbe dire no alla Lombardia e ai suoi sindaci. Inoltre, se la trattativa fosse un fallimento, il referendum si potrebbe comunque svolgere».
Resta il fatto che il gruppo leghista in Regione sta con il segretario: no alla trattativa e sì al referendum il prima possibile. Insomma: il menù di domani prevede un difficile confronto all’interno della stessa Lega.
Brunetta Salvini foto Lapresse
In fine, c’è la partita di maggior visibilità politica, quella per il sindaco di Milano. Oggi Maroni incontrerà — ed è il terzo appuntamento — i segretari regionali del centrodestra. Il ruolo di mediatore assegnato dagli alleati al governatore, a Matteo Salvini è piaciuto assai poco. Così come pochissimo gli era piaciuta l’insistenza di Maroni per l’inclusione nell’alleanza di Ncd.
Il presidente teme infatti che se il centrosinistra dovesse candidare il commissario all’Expo, Giuseppe Sala, i centristi confluirebbero nella sua lista civica. Con probabili ripercussioni serie sulla Regione: «Siamo sicuri che vogliamo mandare a monte il governo della Lombardia?» è la domanda che ricorre in queste ore in Regione.
Giuseppe Sala ad expo
Insieme all’altra: come mai Salvini e Berlusconi ancora non si sono visti né parlati? Secondo la solita fonte maroniana, il problema viene soprattutto da «Berlusconi, che vuole tenersi le mani libere. Non per nulla quando parla dei “traditori” si riferisce sempre a Ncd e non a Verdini. Chissà: forse perché qualche discorso aperto con Renzi c’è ancora». In questo quadro di possibile riedizione del patto del Nazareno, la paura dei maroniani è che «per Berlusconi la vittoria a Milano sia meno importante di quanto Salvini non pensi».