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    GENERALI, DIETRO LA COLLINA – L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, È ANDATO GIÙ DURISSIMO CONTRO IL DDL CAPITALI VOLUTO DAL DUPLEX CALTAGIRONE-FAZZOLARI: “LA LISTA DEL CDA SARÀ IMPRATICABILE, IL SISTEMA DESCRITTO NON È GESTIBILE. IL PROVVEDIMENTO DÀ UN’ABNORME IMPORTANZA ALLE MINORANZE. UN PICCOLO AZIONISTA CON UNA QUOTA INFIMA POTREBBE OTTENERE IL 20% DEI POSTI IN CONSIGLIO”. LA NORMA, UN REGALONE ALL'EDITORE DEL "MESSAGGERO", È STATA APPROVATA GIUSTO IN TEMPO PER IL RINNOVO DEL CDA DEL LEONE, NEL 2025, MA DONNET NON SI SBILANCIA SUL SUO FUTURO: “SIAMO CONCENTRATI SUI RISULTATI…”


     
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    Estratto dell’articolo di Francesco Spini per "la Stampa"

     

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    Nel giorno in cui il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, promulga la nuova legge Capitali, il numero uno delle Generali, Philippe Donnet, si scaglia lancia in resta contro l'articolo 12 del provvedimento. «In questo contesto la lista del cda sarà impraticabile, il sistema descritto non è gestibile», afferma.

     

    Vuol dire che se nulla cambierà si dovrà tornare al passato, quando era un azionista, Mediobanca nel caso del Leone, a presentare i candidati di maggioranza? «Direi di sì», risponde l'ad delle assicurazioni triestine mentre lascia l'auditorium dell'Università Bocconi, dove ha appena finito di parlare al convegno organizzato da Repubblica per i 40 anni di Affari&Finanza. Da lì Donnet lancia il suo appello al governo affinché «riscriva nel modo giusto» la norma «utilizzando la delega» che lo autorizza a rimettere mano al Testo unico della finanza.

     

    FEZ-ZOLARI - MEME BY DAGOSPIA FEZ-ZOLARI - MEME BY DAGOSPIA

    Il numero uno delle Generali lo sa bene: visto che l'articolo 12, quello che disciplina la presentazione da parte dei cda uscenti della lista dei candidati per il nuovo consiglio, entrerà in vigore il primo gennaio 2025 il primo banco di prova sarà proprio Trieste, già teatro nel 2022 di un aspro scontro tra alcuni azionisti – Caltagirone e Delfin, in primis – e la lista del cda, sostenuta da Mediobanca.

     

    Donnet però non vede «quali possano essere i benefici» dei nuovi paletti messi in campo, mentre «capiamo quali sono i rischi e i problemi che le nuove norme possono creare». Secondo il manager le aziende familiari «sono diverse» dalle grandi imprese «e l'Italia ha bisogno di grandi public company».

     

    FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

    E ciò «è tanto più vero nel settore finanziario che è vigilato», dove c'è necessità di una «governance competente e seria». Qui si inserisce l'articolo 12 che, a dire del capoazienda francese, «mette a rischio una best practice internazionale» come la lista del cda, «perché la rende impraticabile».

     

    Da un lato «perché c'è un provvedimento che dà un'abnorme importanza alle minoranze. Un piccolo azionista con una quota infima, grazie alla legge per come è scritta oggi, potrebbe addirittura ottenere il 20% dei posti in consiglio, il che danneggerebbe la qualità della governance di questa società».

     

    Dall'altro punta il dito sul «secondo voto nominale» che ha il compito di scremare la lista (che la legge vuole più lunga di un terzo rispetto ai posti), permettendo l'ingresso in cda dei soli consiglieri più votati.

    philippe donnet 4 philippe donnet 4

     

    Un sistema che «potrebbe creare grande confusione». Non solo. «Il potere dato alle minoranze apre la porta agli attivisti, italiani o stranieri, ed è molto pericoloso». Di qui l'appello al governo per cambiare. […]

     

    In ogni caso Donnet non svela le carte sul suo futuro e su cosa farà tra un anno quando ci sarà il rinnovo dei vertici. «Insieme alla squadra di management siamo focalizzati e concentrati sui risultati del piano, che stiamo per portare a casa con successo in un contesto sfidante ma con un'ambizione molto forte». Non solo. Vista la «ottima generazione» di cassa e di patrimonio, la leva contenuta («la più bassa del settore») «siamo in buona posizione per adottare una gestione ancora più efficace della redistribuzione e riallocazione di capitale con dividendi in crescita». Di qui a fine anno il conto del triennio salirà fino a 5,2-5,6 miliardi. Inoltre «potremo considerare riacquisti di azioni anche su base annuale». E il titolo? C'è ancora «molto upside», dice Donnet, annunciando che il prossimo piano «sarà molto ambizioso per creare tanto valore per soci e stakeholders».

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