DAGOREPORT
Caltagirone
Tutto ‘sto casino per ritrovarsi 3 consiglieri anziché 4, come nel precedente Cda, dove Caltagirone ricopriva pure la carica di vicepresidente? Oltre ad aver investito quasi 3 miliardi nelle azioni del Leone, la campagna di conquista ha costretto l’editore del Messaggero a scucire una valanga di soldi (10/15 milioni?), necessaria per arruolare quell'indotto zeppo di avvocatoni come Sergio Erede, agenzie di comunicazione internazionali, advisor di tutti i generi, manager del calibro di Costamagna e Cattaneo, Cirinà e Palermo, tipini fini che non vanno leggeri quando sparano le loro parcelle.
ALBERTO NAGEL
Certo, l’attivismo per portare voti alla lista Calta di Luca Monteprezzemolo (per via del suo legame con Cattaneo nei treni Italo) o di Pierfurby Casini (ex vispo marito di Azzurra Caltagirone) è risultato sterile: i votanti anti-Nagel (Calta, Del Vecchio, Benetton, Crt) hanno raggiunto il 29,5% del capitale di Generali a cui si aggiunge un misero 3% di altri investitori; mentre la lista Donnet, al di là dei loro voti (39,5%), ha raccolto il 19% di altri azionisti.
FLAVIO CATTANEO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO
Chi ne esce peggio è l’aureola di Claudio Costamagna, candidato presidente che doveva conquistare il mercato internazionale dei fondi, che hanno invece preferito proseguire sulla sicurezza della vecchia strada (dei dividendi sicuri) anziché imbarcarsi con i nuovi arrivati. E si è pure incazzato quando ha letto le raccomandazioni di tutti i principali proxy advisor, ovvero i consulenti che danno agli investitori internazionali le raccomandazioni sui voti assembleari, tutti schierati in favore della lista del CdA di Generali.
PIERFERDINANDO CASINI AZZURRA CALTAGIRONE
E lo scorso 11 aprile, in occasione di una audizione con i consiglieri di CRT guidati da Quaglia, l’ex banchiere di Goldman Sachs lo ha pure detto: “Quei giudizi lasciano il tempo che trovano perché gli investitori sono pochi e soprattutto capiscono poco o nulla”. Con accanto il povero Ciccio Cirinà in pieno conflitto di interessi avendo collaborato e approvato il piano industriale di Donnet per poi, oplà!, schierarsi sull’altra sponda, capace solo di balbettare un ruolo, quello di Ceo, cui non era ovviamente allenato.
CLAUDIO COSTAMAGNA FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE LUCIANO CIRINA
Nella sua guerra per la liberazione di Trieste, oltre al suo “Messaggero”, Caltagirone ha avuto un supporto mediatico da “Il Foglio”, “Libero”, “La Verità”, “Il Giornale”, mentre i giornaloni hanno preferito stare alla finestra, dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Anche “Il Sole” ha dovuto tener presente che gli imprenditori associati a Confindustria, compresi i Benetton, tifavano Calta, malsopportando lo stile in modalità Cuccia di Alberto Nagel.
Erede Sergio
Per l’avvocato Sergio Erede, a capo del più potente studio legale italiano, la disfatta triestina di Calta si aggiunge a quella di Del Vecchio su Mediobanca (per ora) e alla questione Cairo-Blackstone per l’immobile di via Solferino.
giovanni quaglia
Se Palazzo Chigi (malgrado l’amicizia Funiciello-Corsico) e il Mef di Franco e Rivera, non hanno preso posizione, la Consob di Savona ha provato in ogni modo di far sorridere Caltariccone conciando di non trovare “nessuna asimmetria informativa, nessun patto occulto, nessuna violazione da parte degli ex pattisti, a proposito della partecipazione costruita nel Leone negli ultimi mesi da Francesco Gaetano Caltagirone, Fondazione CrT e Leonardo Del Vecchio”.
CARLO BERTAGNIN BENETTON - ALESSANDRO BENETTON - ERMANNO BOFFA CHRISTIAN BENETTON
Mentre Calta e i suoi due consiglieri si preparano alla gueriglia nel consiglio di Generali, non si hanno notizie dell’altro sconfitto. Come si dice: Del Vecchio e Milleri tireranno le loro conclusioni dopo un’attenta riflessione.... Intanto, a seguire, la dichiarazione che più rosicante non si può. Da parte di Caltariccone.
GENERALI, CALTAGIRONE: CONTINUERÒ AD OPERARE PER IL CAMBIAMENTO
(askanews) – “Fin quando lo riterrò ragionevole, continuerò a operare perché il cambiamento avvenga. Ringrazio chi ci ha sostenuto e supportato votandoci”. Lo ha dichiarato Francesco Gaetano Caltagirone alla luce della sconfitta in assemblea della lista presentata dal suo gruppo per il rinnovo del cda di Generali. “Gli azionisti hanno votato: la maggioranza (oltre il 55%) ha preferito proseguire con Donnet piuttosto che l’alternativa di sviluppo proposta dal mio Gruppo. Sono convinto che Generali possa essere migliore e possa crescere molto”.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
“Per questo – ha sottolineato – il mio gruppo ha presentato una lista che ha avuto il 42% dei voti, tutti gli italiani sono con noi senza eccezioni e sono tutti soci stabili. Soci che vogliono che Generali rimanga una società radicata in Italia e legata all’Italia”, ha commentato l’imprenditore, azionista ed ex vice presidente di Generali, che con la sua lista ho ottenuto solo tre posti su tredici nel consiglio, dove tornerà a sedersi dopo essersi dimesso nei mesi scorsi in vista della battaglia assembleare. Gli altri 10 posti sono andati, invece, alla lista presentata dal board uscente e sostenuta dall’azionista Mediobanca.
Claudio Costamagna
“Chi è socio stabile – ha affermato – vuole che insieme al grano che si semina ad ottobre e si raccoglie a giugno, si pianti l’albero che darà frutto negli anni. La speculazione, invece, vuole prendere subito quello che può e scappare”.
francesco gaetano caltagirone
“Sono convinto che parte del risultato sarà comunque conseguito perché un consiglio di amministrazione eletto dal 55% dei voti non potrà non tenere conto dell’altro 45%”, ha detto ancora Caltagirone, secondo il quale “sono mancati i voti dei soci stranieri più lontani dalla realtà italiana, che credo non abbiano pienamente percepito quanto sia necessario il cambiamento per una società forte a lungo termine che deve rimontare le posizioni perse negli ultimi venti anni”.
CLAUDIO COSTAMAGNA LUCIANO CIRINA