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    PRODI SPRIZZA BONOMIA DA TUTTI GLI ARTIGLI - GIANCARLO PERNA QUANDO LITIGO’ CON “IL MORTADELLA” NEL 1996: “GLI CHIESI: ‘CHE PENSA DI BERLUSCONI?’. ‘NON CAPISCE NULLA DI POLITICA’, DISSE DI MALAGRAZIA. ‘NON LE RIESCE ESSERE CAVALLERESCO?’, COMINCIAI A SECCARMI. ‘BERLUSCONI’, FU LA RISPOSTA, ‘NON CAPISCE L'INDIPENDENZA DEGLI UOMINI. VUOLE SOLO LA DIPENDENZA DEGLI ALTRI VERSO DI SÉ’. E ALLORA IO RISPOSI…”


     
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    Giancarlo Perna per “la Verità”

    giancarlo perna giancarlo perna

     

    La sola volta che lo vidi a tu per tu, Romano Prodi mi parve uno stizzoso. Dispiace, perché è stato anche il mio presidente del Consiglio, nel 1996 e nel 2006. Mi detestò appena entrai nello studiolo dove preparava la campagna elettorale. Era il marzo del 1996 e lui il leader dell'Ulivo che il mese dopo vinse le elezioni, battendo il Cav. La stanza, studiatamente povera, pareva scelta apposta per contrapporsi al riccone di Arcore. Un'atmosfera da film cecoslovacco all'epoca dell'Urss.

     

    ROMANO PRODI ROMANO PRODI

    Ero lì, bloc notes e penna in mano, per conto del Giornale post montanelliano, diretto allora da Vittorio Feltri. Fui accolto come il rappresentante collettivo delle Forze oscure della reazione in agguato. «Siete dei manipolatori nati», furono le prima parole di Prodi. «Che c'è?», mi informo. «Avete scritto che i miei figli sono vicini a Rifondazione comunista, mentre hanno le mie stesse idee. La diffamazione della destra arriva a questo punto! Voi del Giornale siete». Si ferma di colpo. Silvio Sircana, signorile portavoce che lo sorvegliava come un pastore alle prese con una pecora matta, gli aveva lanciato un'occhiata ammonitoria: «Calmati, ci rimetti».

     

    Prodi s'incupì. Più allungava il broncio, più gli si appiattiva la faccia schiacciata come una focaccia. Durante l'intervista, ripeterà una quindicina di volte «voi della destra», «voi del Giornale». Mai che si sia rivolto a me in quanto tale. Per lui, incarnavo tutti i peccati che attribuiva alla mia testata, anche se non c'entravo un piffero.

     

    romano prodi romano prodi

    Ero, comunque, lo scherano di Silvio Berlusconi. In proposito, gli chiesi: «Che pensa di lui?». «Non capisce nulla di politica», disse di malagrazia. «Non le riesce essere cavalleresco?», cominciai a seccarmi. «Berlusconi», fu la risposta, «non capisce l'indipendenza degli uomini. Vuole solo la dipendenza degli altri verso di sé». Se la metti così, pensai, a fegatoso, fegatoso e mezzo.

     

    Buttai, lì: «La notoria sinistrosità di sua moglie, Flavia, influisce su di lei?». Lui: «Tipico della destra». Io: «E dalli!». Lui, imperterrito: «Tipico della destra spiegare i comportamenti di un uomo con la favola di una donna estremista al suo fianco. Siete prevedibili».

    romano prodi con la moglie flavia (2) romano prodi con la moglie flavia (2)

     

    «Lei è un aggressivo, Prodi», gli rinfaccio. «Siete voi», disse feroce, «che avete dato di me l'immagine di una mortadella». «E passa pure per mite!», faccio. Lui, su di giri: «No. Per stupido. Ma non confondiamo la serenità». «Lei nemmeno sa dov'è di casa», interrompo. «Con la mancanza di fermezza», completa lui. Si alza e pone fine all'intervista. Sircana, le mani nei capelli, mi dice con quel gesto muto e disperato di non infierire scrivendo, e mi mette alla porta.

    romano prodi romano prodi flavia e romano prodi (2) flavia e romano prodi (2)

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