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    GIORGIA LIQUIDA IL BANANA CON UN CAFFÈ – PRIMA DI PARLARE ALLA COLDIRETTI, LA MELONI È ANDATA AD ARCORE PER UN BREVE INCONTRO CON BERLUSCONI – IL CAV HA CHIESTO ALLA DRAGHETTA PIÙ DI QUATTRO MINISTERI PER FORZA ITALIA, DI CUI UNO IMPORTANTE TRA ESTERI, DIFESA O INTERNI. E HA SPARATO UN PO’ DI NOMI – LA FUTURA PREMIER HA RISPOSTO CON UN SECCO “VEDREMO” (CE LA VEDETE PRESENTARSI DA MATTARELLA CON LICIA RONZULLI E COMPAGNIA NELLA LISTA DEI MINISTRI?)


     
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    Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

     

    SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI

    Dicono che il suo stile sia «un po’ draghiano», non solo nelle ultime dichiarazioni — sulla guerra, sul caro energia — ma anche per come sta conducendo le molto ufficiose trattative per formare il governo. Finora Meloni si è dedicata a una «istruttoria» sulle «aspirazioni» e le indicazioni che venivano da una parte da Salvini, dall’altra da Silvio Berlusconi, preceduto in verità da un faccia a faccia con Tajani che è stato il primo.

     

    E soprattutto, a tutti ha cercato di far capire quanto la situazione del Paese sia «seria», quanto occorra «responsabilità» da parte di tutti — nessun capriccio, nessuna lite, consapevolezza della fase emergenziale che si vive — e come si debba agire senza deragliare nelle parole come nelle richieste, perché ci sono ben altri problemi che le poltrone. A partire dalla crisi energetica e dalla guerra in Ucraina, che la vede senza se e senza ma al fianco di Zelensky: motivo per cui il governo di Kiev ieri l’ha invitata a visitare il Paese.

     

    SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI

    Quindi Meloni non ha fatto promesse: ha buttato lì qualche idea — chiedendo come la pensavano sull’ipotesi dei vicepremier o di concedere una camera all’opposizione — e ha ascoltato, per avere un quadro chiaro. Ma non si è scoperta molto su quelle che saranno le sue scelte finali. E che dovrebbero essere più chiare nei primi giorni della settimana, quando davvero la lista comincerà a essere messa nero su bianco e le caselle a essere occupate da uno o al massimo due nomi in alternativa. Ovviamente aspettando che il capo dello Stato le conferisca l’incarico, prima di far intuire le sue decisioni, e che le dia l’ok dicendo la sua.

     

    SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI

    Così, per quanto (poco) trapela, sarebbe andato anche il colloquio di ieri. Un gesto di cortesia di Meloni, che prima di arrivare alla Coldiretti è andata ad Arcore a trovare il leader azzurro per un caffè. Accolta calorosamente dal Cavaliere, dalla compagna Marta Fascina e da Licia Ronzulli, le due sempre presenti parlamentari che hanno molto lavorato per organizzare l’appuntamento, la leader di FdI ha ricambiato i complimenti che le sono stati fatti «per la bellissima campagna elettorale»: «Anche la tua, Silvio, è stata decisiva».

     

    salvini meloni berlusconi piazza del popolo 5 salvini meloni berlusconi piazza del popolo 5

    Un momento affettuoso, un colloquio che è andato anche «meglio del previsto» assicurano da FdI, che ha lasciato Meloni «molto ottimista» e ha prodotto una nota congiunta: clima di «grande collaborazione e unità di intenti», si è fatto «il punto» sulla situazione politica e si sono «approfonditi i dossier più urgenti, a partire dal caro energia», che non preoccupa solo Meloni ma anche Berlusconi, perché il nodo è dei più delicati ed è quello, avrebbe detto alla leader di FdI, che «può davvero rendere molto difficile» la navigazione del governo. Comunque c’è stato anche confronto «sui prossimi passaggi istituzionali» e c’è unità di visione sulla necessità che «l’Italia abbia bisogno di un Governo di alto profilo».

     

    MURALE SALVINI MELONI BERLUSCONI CENTRO DI ROMA MURALE SALVINI MELONI BERLUSCONI CENTRO DI ROMA

    In FI spiegano con quali richieste da parte loro: certamente Berlusconi ha ribadito la necessità di «pari dignità» con la Lega, al di là della diversa consistenza dei rispettivi gruppi parlamentari: tradotto in numeri significa più di quattro ministeri, di cui uno importante. Esteri, Difesa o Interni, uno dei tre deve esserci, per avere un ruolo cruciale: ufficialmente FI non dice no a Salvini al Viminale, ma in realtà si ritiene che un proprio esponente sarebbe pienamente all’altezza del compito.

     

    In pole position resta il più titolato della squadra, Tajani, in corsa anche per Esteri e Difesa o per lo Sviluppo economico. Anche perché, è la convinzione del Cavaliere, non si può criticare Draghi per aver formato un governo con tante figure tecniche e poi ripeterne lo schema affidando tutti i ministeri chiave a non politici.

     

    Ma Berlusconi avrebbe fatto, dicono da FdI, un «sacco di nomi», da Bernini a Cattaneo, Mandelli, Ronzulli, Barelli: il gruppo dirigente che secondo alcuni boatos non si sentirebbe abbastanza tutelato da Tajani. Su tutti, nessuna assicurazione: «Vedremo», più o meno il laconico commento di Meloni, che secondo voci sul «cerchio magico» avrebbe perplessità per ruoli di peso.

     

    SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI

    Sulle presidenze delle Camere, anche se Berlusconi su Facebook auspica «una vera unità nazionale», continua il no ad aperture all’opposizione: entrambe, è la posizione, dovrebbero andare alla maggioranza, una alla Lega e una a Forza Italia. Si vedrà se andrà a finire così.

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