Francesco Rigatelli per “La Stampa”
GIORGIA-MELONI-A-CUNEO-
Arriva con 45 minuti di ritardo davanti alla Sala Einaudi della Provincia di Cuneo su un van nero di quelli che di solito trasportano i divi. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, si toglie gli occhiali da sole e prima di salire sul palco per sostenere il candidato sindaco Franco Civallero prende un momento per sé: «Mi fanno 'sti programmi che poi uno non ce la può fare, arrivo e devo già ripartire per Alessandria e Asti, ma voi mi volete bene lo stesso».
E sì i parlamentari, da Andrea Delmastro a Lucio Malan a Monica Ciaburro, la aspettano volentieri sotto il sole e la platea piena di giovani e ormai priva del vecchio mondo missino applaude convinta «l'unica leader di opposizione», come si sente dire in sala.
GIORGIA-MELONI-A-CUNEO-2-
«Non è Fratelli d'Italia ad avere piani B per il futuro e gli avversari non si illudano: l'elettorato di centrodestra è fluido tra i nostri partiti, ma non si fa portare a sinistra», ripetono i dirigenti del partito secondo cui «il Piemonte è un modello perfetto di unità del centrodestra, anche se Fdi deve pesare di più pure qui». Per Meloni è ora di tornare a «una banale democrazia dell'alternanza. Il centrodestra a livello locale è la normalità, mentre a quello nazionale deve ritrovare l'orgoglio delle proprie idee».
LUCIANA LAMORGESE MARIO DRAGHI
Il giudizio sugli alleati arriva sibillino: «Se non c'è una visione, resta solo l'interesse. Per fare politica serve una prospettiva ed è per questo che non bastano i tecnici».
Da cui la perdurante critica a Draghi: «Un governo finito. Con le crisi energetica e alimentare va aggiornato il Pnrr. L'autorevolissimo Draghi dovrebbe prendere la sua simpatica autorevolezza, portarla in Europa ed elaborare uno straccio di strategia industriale per il Paese».
di maio conte
Meloni cita la plastic tax, l'automotive e i dubbi sull'ecologia dell'elettrico. Tutti favori europei, a suo dire, alla Cina: «E io un futuro cinese non lo voglio».
Atlantista si conferma anche sulla guerra «ma non come la sinistra, che quando ha vinto Biden c'era Gentiloni che si abbracciava da solo. Nell'Occidente bisogna starci perché economicamente vale più della Russia e perché per essere liberi bisogna partecipare alle spese di difesa. Non per essere sudditi, ma alleati». Così la indigna il comportamento di Conte: «Non condivide l'escalation militare del governo. Se ne assuma la responsabilità, ritiri il suo ministro degli Esteri Di Maio e venga all'opposizione. Altrimenti è solo propaganda elettorale su temi impropri».
MELONI CONTE 2
Per l'unica leader di opposizione le amministrative non avranno particolare valore nazionale, ma lei al futuro ci pensa: «Dicono che non abbiamo classe dirigente per governare, mentre la pandemia l'ha gestita Speranza, la guerra Di Maio e prima quando cadde il ponte di Genova c'era Toninelli. Ci danno degli impresentabili perché ci temono, ma non abbiamo padroni. Più cresceremo, più ci attaccheranno. Intanto arriva da me gente di sinistra che ha paura di essere in crisi di identità a seguirmi, e io rispondo loro: è la sinistra che è in crisi di identità».
GIORGIA MELONI A CUNEO CON I CANDIDATI DI FRATELLI DITALIA
Riempito il baule di cuneesi al rhum della pasticceria Arione, Meloni prosegue per Alessandria e Asti dove alza i toni: «Il governo vuole svendere 30mila aziende balneari ai grandi conglomerati economici internazionali in cambio del Pnrr»; «la ministra dell'Interno Lamorgese, detta Caronte, espella i profughi nigeriani per fare spazio agli ucraini»; «proporremo una legge per vietare in Italia, anche se commesso all'estero, l'utero in affitto», detto propriamente gestazione per altri.
GIORGIA MELONI A CUNEO 2 luciana lamorgese mario draghi