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    GIORGIA MELONI DOVRÀ SCEGLIERE: O STA CON GLI ORBAN O CON L’ESTABILSHMENT – GIOVANNI ORSINA: “L'AGGRESSIONE RUSSA ALL'UCRAINA E QUELLA DI HAMAS A ISRAELE METTONO I MOVIMENTI DI PROTESTA DI FRONTE A UNA SCELTA. DECIDERE SE LA LORO PROTESTA CONTRO L'OCCIDENTE VOLEVA SÌ CAMBIARLO, MA SENZA SNATURARLO E ANZI PER RENDERLO PIÙ FORTE, OPPURE SE AVEVA L'OBIETTIVO DI DISTRUGGERLO. PER CHI HA SCELTO LA PRIMA STRADA – COME GIORGIA MELONI – DIVENTERÀ SEMPRE PIÙ DIFFICILE TENERE APERTO IL DIALOGO CON CHI CONTINUA A NON SCEGLIERE O PARE IMBOCCARE LA SECONDA – VIKTOR ORBÁN, AD ESEMPIO…”


     
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    Estratto dell’articolo di Giovanni Orsina per "la Stampa"

     

    vladimir putin 1 vladimir putin 1

    Si va facendo sempre più evidente, sulla scena internazionale di quest'inizio degli anni Venti, l'aprirsi di una faglia fra Occidente e «Sud globale»: the West versus the Rest. […] Ma che rapporto c'è fra questi due fronti, l'interno e l'esterno, sui quali è sfidato l'Occidente?

     

    Con ogni probabilità […] non sono altro che due manifestazioni distinte del medesimo problema, e scaturiscono entrambi dalla rottura dell'equilibrio storico fra le radici particolaristiche e le aspirazioni universalistiche della coscienza occidentale. L'Occidente è innanzitutto un luogo, quella parte della penisola europea che più si protende verso l'Oceano Atlantico, insieme al suo dirimpettaio nordamericano.

     

    miliziani di hamas 2 miliziani di hamas 2

    È una tradizione, l'eredità greco-romana e giudaico-cristiana. Ed è un tempo: il momento, collocato grosso modo nella seconda metà del Settecento, nel quale da quella tradizione, ma anche contro di essa, nasce la modernità. Tutto questo fa dell'Occidente un contesto.

     

    Allo stesso tempo, però, l'Occidente ambisce pure a decontestualizzarsi, a sciogliersi in una dimensione universale che pretende di occidentalizzare. «Tutti gli uomini sono creati eguali... dotati di certi inalienabili Diritti», recita com'è noto uno dei documenti fondanti della nostra cultura, la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.

    Tutti gli uomini, non solamente chi nasce sulle sponde dell'Atlantico settentrionale.

    Essere un contesto che sogna di decontestualizzarsi è un'ambiguità costitutiva dell'Occidente.

     

    giorgia meloni viktor orban giorgia meloni viktor orban

    Nell'ultimo mezzo secolo uno dei due termini di questa relazione ambigua ha preso il sopravvento sull'altro: mentre il particolarismo appassiva, l'universalismo si è dilatato. Il processo […] raggiunge il suo zenit dopo il 1989. Anche all'indomani dell'11 settembre, con la guerra al terrore, George W. Bush non rinnega affatto la spinta universalistica della cultura occidentale. Al contrario, pretende di mettere la forza militare dell'Occidente al suo servizio.

     

    L'esplodere dei movimenti politici di protesta – quelli che siamo soliti chiamare populisti – è figlio della ribellione contro il sovraccarico universalistico dell'Occidente di chi, nelle democrazie occidentali, ha ritenuto o temuto di esserne penalizzato. In alcune sue incarnazioni (ne abbiamo viste innumerevoli in questi ultimi anni, e delle più varie) quella protesta ha seguito percorsi inequivocabilmente anti-occidentali.

    viktor orban e vladimir putin viktor orban e vladimir putin

     

    […] Eppure, non tutta la protesta politica degli ultimi dieci anni può esser letta nella chiave dell'opposizione radicale all'Occidente. Molti dei movimenti che l'hanno espressa hanno assunto posizioni assai più ambigue. […]

     

    […] Esponendo l'Occidente a una sfida esistenziale esterna, l'aggressione russa all'Ucraina e quella di Hamas a Israele mettono i movimenti di protesta nati al suo interno e dalla sua crisi di fronte a una scelta.

     

    populismo populismo

    Decidere se la loro protesta contro l'Occidente voleva sì cambiarlo, ma senza snaturarlo e anzi per renderlo più forte, oppure se aveva l'obiettivo di distruggerlo. Per chi ha scelto la prima strada – come, con ogni evidenza, Giorgia Meloni – diventerà sempre più difficile tenere aperto il dialogo con chi continua a non scegliere o pare imboccare la seconda – Viktor Orbán, ad esempio.

     

    Attenzione, però: non saranno soltanto le forze politiche della protesta a dover scegliere, ma anche quelle dell'establishment contro il quale la protesta ha preso forma. Quelle forze si sono crogiolate a lungo nell'illusione che l'universalismo occidentale fosse naturalmente destinato a trionfare, e hanno disimparato a pensare il conflitto. Hanno avuto gioco relativamente facile a prender posizione nella crisi ucraina, aggressione imperialistica agli universali valori occidentali.

     

    Populismo web Populismo web

    Ma sarà loro ben più difficile schierarsi in Medio Oriente, dove l'Occidente si presenta in una forma particolaristica, contestuale – lo stato d'Israele –, mentre il non-Occidente reclama per sé l'universalismo occidentale. Non è certo un caso se l'establishment europeo, che si è compattato nella difesa dell'Ucraina, su quella d'Israele, almeno per il momento, è andato in mille pezzi.

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