Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Uno scivolone, quello sul contante, che il governo si è affrettato ad archiviare come incidente tecnico. La premier, Giorgia Meloni, tornata ieri visibilmente soddisfatta dal G20 di Bali, ha minimizzato il caso e convocato per oggi pomeriggio un vertice con i capigruppo di maggioranza per serrare le fila sulla manovra, spostando così il focus sulla legge di Bilancio da 30-35 miliardi che lunedì verrà esaminata dal Consiglio dei ministri.
Una manovra dove, oltre allo stesso aumento a 5 mila euro del tetto al contante (che l'esecutivo ha dovuto togliere dal decreto Aiuti, dopo i rilievi del Quirinale) verranno rilanciati altri cavalli di battaglia del centrodestra. Ma solo in parte, perché le risorse sono limitate, tenendo conto che quasi i due terzi della manovra verranno assorbiti dalle misure contro il caro-energia.
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E così ci sarà la «pace fiscale», ma non è certo che ci sia anche la flat tax incrementale, cara a Fratelli d'Italia, che probabilmente confluirà in una riforma più organica del Fisco, l'anno prossimo. Ci sarà la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, come vuole la Lega, ma con un vincolo d'età (62 anni), anche qui in attesa di una riforma complessiva della previdenza. Ci sarà la conferma del taglio del cuneo fiscale di due punti, già decisa per il solo 2022 dal governo Draghi, ma sarà difficile andare oltre, perché costerebbe troppo.
Ma l'importante, per Meloni e per il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, di ritorno anche lui da Bali, è mandare i segnali giusti. All'interno, muovendo appunto i primi passi, sia pure inferiori alle attese, sulla riduzione delle tasse, ma con messaggi chiari al proprio elettorato, come quello affidato al ritorno della cedolare secca sugli affitti commerciali.
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E all'esterno, cioè alla commissione Ue e ai mercati, mantenendo un profilo «prudente e realistico» della manovra. Dove, oltre ai 21 miliardi reperiti aumentando il deficit, il resto delle misure dovrà trovare una copertura vera, cioè un taglio di spesa o un aumento delle entrate. E qui la scommessa si giocherà sulla nuova tassa sugli extraprofitti, che sarà riscritta, nell'estremo tentativo di portare a casa buona parte dei 10 miliardi preventivati.
Più difficile del previsto,invece, si è rivelato affondare il coltello nel Reddito di cittadinanza.
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Nonostante il sussidio ai poveri costi circa 8 miliardi all'anno, un'eventuale stretta sulle regole per beneficiarne sarà soft e i risparmi che si potranno mettere in preventivo molto ridotti. Lo stesso centrodestra, uscito dalle piazze della campagna elettorale ed entrato nella stanza dei bottoni, si è reso conto che sarebbe rischioso togliere il Reddito a centinaia di migliaia di famiglie, così come ha capito che trovare un'occupazione a coloro che risultano abili al lavoro (circa uno su tre dei percettori) sarà molto difficile, perché le imprese per prime sono poco interessate ad assumere persone che hanno un basso livello di istruzione e scarse o nulle esperienze lavorative.
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
Probabile che, per ora, tutto si limiti a una norma bandiera sui controlli e forse sul décalage della prestazione per chi può lavorare. Sarà quindi una manovra che avrà fatto i conti con la realtà. Meloni lo ha già spiegato, incontrando di recente i gruppi parlamentari del suo partito, Fratelli d'Italia e lo ripeterà oggi a tutta la maggioranza: per ora non si può fare di più. Ma ci sarà tempo. L'orizzonte è quello della legislatura, ripete la premier, che dopo la missione a Bali, si sente ancora più forte.