Alessandro Mondo per “La Stampa”
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«Che effetto mi ha fatto Draghi? Mi ha colpito la cartolina del "va tutto benissimo": mi è sembrata più contiana che draghiana, anche se lo ha fatto con molto più stile». Parte subito in quarta Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ospite a La Stampa nella puntata di "30 minuti al Massimo" con il direttore Massimo Giannini sui temi caldi della politica e della sanità prima di correre in piazza Castello, dove ha tirato la volata al candidato del centrodestra, Paolo Damilano.
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Colpita dalla standing ovation degli imprenditori per il premier, all'Assemblea generale di Confindustria?
«Capisco la speranza degli imprenditori, di chi vuole ripartire, e spero che la fiducia tributata a Mario Draghi sia ben riposta».
Quanto alla "cartolina": la trova un po' edulcorata rispetto alla situazione?
«Beh, sì. Per carità, a un certo punto Draghi dice la verità: abbiamo una ripresa che però va considerata anche fisiologica, per la contrazione del prodotto interno lordo che abbiamo avuto lo scorso anno. Però mancava il riferimento a chi oggi, sul piano occupazionale, lotta tra la vita e la morte».
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Il premier ha lanciato un messaggio importante: nessun aumento delle tasse.
«Condivido che il governo si occupi di alleggerire con 3 miliardi l'impatto sulle bollette, contenta che escluda l'aumento delle tasse sconfessando così Enrico Letta, con le sue idee sulla patrimoniale e sulla successione. Anche se poi questo governo lavora sulla revisione delle stime catastali».
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Una incongruenza?
«Se rivedi le stime e non fai nulla, l'Imu e tutte le tasse collegate alla casa aumenteranno. Non solo: si rischia di vedere ricalcolato il proprio punteggio Isee e di vedere ridiscussi i propri servizi sociali».
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Quindi non si fida della rassicurazione di Draghi, quando dice "è il momento di dare e non di prendere"?
«Spero sia vero: rivedere gli estimi catastali sarebbe fare il gioco delle tre carte, e non sarebbe serio».
Pensa che il premier incarni il governo dei poteri forti?
«Questo non mi preoccupa: semmai mi colpisce la santificazione del personaggio, che non passa neanche per la beatificazione, anche se in questa fase posso considerarla comprensibile. Sicuramente è una figura che rassicura. Ma ripeto: valuto i fatti, su alcune cose Draghi va bene e su altre meno».
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Per esempio?
«La gestione della vicenda Alitalia: diamo via la nostra compagnia aerea, una compagnia che diventerà low cost, ma la colpa non è certo dei dipendenti». Allora di chi? «Sul trasporto aereo la politica non è mai esistita e non ha mai difeso il nostro vettore nazionale. Se davvero Draghi è influente, deve metterci la faccia: anche con l'Europa».
E il Green Pass esteso? Siete rimasti solo voi, Fratelli d'Italia, a resistere.
«Siamo la sola nazione al mondo che lo applica così: il lasciapassare del governo per poter lavorare. È una misura fatta male, che non bloccherà il contagio. Lo ritengo un'arma di distrazione di massa».
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Però la pandemia c'è.
«Pensa forse che Angela Merkel sia una No Vax? Crede nella campagna vaccinale e nell'informazione corretta, e non usa il Green Pass. Quando parlo di informazione corretta mi riferisco, per dire, alla durata dei vaccini».
Lei cosa farebbe?
«Una informazione seria, in primis. Poi avrei lavorato sui contagi: se il Green Pass è così utile, perché non è previsto sui mezzi pubblici?».
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Quindi è per estenderlo ancora?
«No, sono per non fare cose irrazionali, che servono per fare quello che non si vuole dire: se si vuole introdurre l'obbligo vaccinale, lo si faccia apertamente».
Contraria?
«Sì. Dopodiché: se lo si vuole fare, si fa. Ma non surrettiziamente. Come: il Green Pass non c'è sui mezzi pubblici, perché il governo non è in grado di fare i controlli, e devono farli i ristoratori? Invece sulle cose importanti non si è combinato nulla. Lo sa che oggi abbiamo già 200 classi in Dad? Allora il Green Pass non è così efficace. Meglio lavorare sul trasporto pubblico, mettere i termoscanner nelle scuole e l'aerazione meccanica».
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La valutazione che fanno molti è che Salvini e la Meloni, a vario titolo, vogliono coprirsi rispetto ai No Vax e ai No Pass. È così?
«Sbagliato additare chi contesta questa formulazione del Green Pass: non ammicco a nessuno, faccio le mie battaglie per convinzione».
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I rapporti con Salvini?
«Direi buoni. Non rincorre me: storicamente, è più d'accordo con me che con la sinistra, ecco tutto. Ha scelto di sostenere questo governo ma fa bene a difendersi da una sinistra che chiede i voti di un pezzo del centrodestra per far passare le cose sue».
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Stando ai sondaggi, alle amministrative per il centrodestra le cose si mettono male: rischiate di vincere solo a Torino.
«Non mi fido dei sondaggi. A Torino Damilano è assolutamente in partita, a Roma Michetti ha colmato il deficit iniziale di popolarità: il fatto stesso che la sinistra lo attacchi è indice di debolezza, della sinistra».
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Queste amministrative hanno valenza politica?
«Le amministrative sono particolari: con le liste civiche, la stima che puoi fare dei partiti è vagamente realistica. Ma il risultato è importante».
Anche ai fini dell'equilibrio nelle coalizioni, compreso il centrodestra?
«La regola del chi arriva primo vale per le elezioni politiche, e in caso di vittoria del centrodestra. In questo momento la nostra coalizione tragicamente non può avere un leader perché sta su sue posizioni diverse: io all'opposizione e Salvini al governo. Chi dovrebbe decidere per tutti? ».
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Romano Prodi è preoccupato all'idea che il centrodestra possa vincere le elezioni, e lei diventare il prossimo premier.
«Prodi e l'Europa sono stati contenti di come certa politica italiana ha svenduto gli interessi e i gioielli nazionali alle consorterie europee. Quindi sì, comprendo la sua preoccupazione».
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Quanto deve durare il Governo Draghi?
«Letta sosterrebbe chiunque, pur di arrivare a fine legislatura. E ci si arriverà, purtroppo. Per me prima la democrazia torna e meglio sarà».
Però si dice anche che se Draghi andasse al Quirinale si andrebbe subito al voto: le andrebbe bene?
«Per questo nessuno ci lavora: andare a votare sarebbe una buona notizia, ma sono l'unica a pensarla così».
Perché deve andare via la Lamorgese?
«Perché è un pessimo ministro dell'Interno, sono entrati migliaia di clandestini e mentre multava i ristoratori che protestavano migliaia di punkabbestia hanno fatto impunemente un rave illegale».
Berlusconi al Quirinale andrebbe bene?
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«Non mi pare abbia quotazioni altissime. Bisogna ragionare tutti insieme su un profilo non di parte: il presidente della Repubblica deve fare rispettare le regole, più è slegato da storie personali e più ci riesce».
Un bis di Mattarella?
«Non sono d'accordo. A parte che non corrisponde a questo profilo, e che lui stesso non vuole farlo, sarebbe un altro segnale di una politica che abdica».
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