Fed.Cap. per “la Stampa”
GIORGIA MELONI
A tratti, mentre parla dal palco del Forum in Masseria, in Puglia, Giorgia Meloni sembra più atlantista degli americani. Difende l'unità dell'Occidente nella guerra in Ucraina, si dice «preoccupata che l'Europa finisca sotto l'influenza cinese», chiede che l'Italia si mostri un alleato «solido, affidabile» e si dice sicura della necessità di inviare altre armi alla resistenza ucraina, in funzione di «deterrenza» nei confronti delle mire espansionistiche del Cremlino. Fa notare, con malizia, che «se invochiamo la legittima difesa quando un ladro entra in casa nostra, come possiamo non farlo di fronte a un Paese che ne invade un altro?». Ogni frase, ogni postura, diventa utile a marcare le distanze da Matteo Salvini. A mostrarsi differente, quasi agli antipodi, almeno sulla politica estera.
BRUNO VESPA E GIORGIA MELONI
Preferisce non commentare il viaggio a Mosca del leader leghista - «non ne conosco i contorni», si schermisce -, ma chiede anche di non dare alla Russia «l'impressione che si possano aprire delle crepe nel fronte occidentale. Abbiamo bisogno di una postura solida». Insomma, non le sembra un'ideona. Eppure, con furbizia, Meloni evita sferzate dirette all'alleato. Gli balla attorno.
Come sulla possibilità di inviare altre armi in Ucraina, dove prende di petto Giuseppe Conte, che sul tema ha però la stessa identica idea di Salvini: «Se è contrario, esca dal governo». E fa notare, non solo al M5S, che «non è questa una materia su cui fare campagna elettorale. Se smettessimo di inviare armi, di fronte alla comunità internazionale diventeremmo dei paria. Non possiamo uscire da questo conflitto con un'immagine dell'Italia spaghetti e mandolino».
BRUNO VESPA E GIORGIA MELONI
Sulla guerra si trova spesso allineata al Pd, ma la possibilità di fare un governo insieme ai dem «non esiste», giura. «Voglio governare con il centrodestra». C'è un «però». Anzi, ce ne sono molti. Non è rimasta sorpresa che Salvini abbia accettato che chi prenderà un voto in più alle elezioni indicherà il premier, semmai «mi ha colpito che non l'abbia detto finora. Una timidezza che non ho capito, ma aiuta a un chiarimento».
giorgia meloni
A Forza Italia e Lega chiede «chiarezza» dodici volte in mezz' ora di intervento dal palco. Lo fa sulle regole della coalizione «che devono valere per tutti», sul motivo per cui il "suo" Nello Musumeci non dovrebbe ricandidarsi alla guida della Sicilia e anche sull'ipotesi che Fi e Lega governino di nuovo con Pd e M5S: «Un giorno li ho sentiti dire "viva il centrodestra" e il giorno dopo "viva Mario Draghi". Queste posizioni altalenanti - li ammonisce - tradiscono il fatto che si tengano aperte più strade e per me è un problema».
giorgia meloni matteo salvini
Non va tutto male, però. Nulla da dire se Berlusconi e Salvini vorranno fondere i loro partiti. E ci sono anche dei «passi in avanti», fatti nella ricucitura del rapporto con il leader del Carroccio così come sull'assicurazione che «tutti hanno dato, al tavolo del centrodestra, di non volere una legge proporzionale. Chi la prende in considerazione, lo fa per avere un altro governo arcobaleno ed escluderci». Ma è sicura, Meloni, che i suoi alleati non vogliano un altro governo arcobaleno? «Su questo serve un chiarimento». Ecco.