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    GIORGINO E LA “CRUDELTA’ DISUMANA” DEL COVID -  IL GIORNALISTA DEL TG1 RICORDA LO ZIO, DIRIGENTE DELLA POLIZIA DI STATO IN PENSIONE, MORTO PER IL VIRUS, E SOTTOLINEA L’ASSENZA O LA DIFFICOLTÀ DI COMUNICAZIONE TRA I MALATI PIÙ GRAVI E I LORO FAMILIARI, MA ANCHE IL MOMENTO IN CUI SI LASCIA LA PROPRIA ABITAZIONE PER SALIRE A BORDO DELL’AMBULANZA - L'IDEA DI ISTITUIRE IN OGNI COVID HOSPITAL UNA FIGURA AD HOC CON IL COMPITO DI DARE ALMENO UN’INFORMAZIONE AL GIORNO A QUEI PARENTI SOLI CHE A CASA IMPAZZISCONO PERCHÉ…


     
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    francesco giorgino francesco giorgino

    Domenica mattina all’ospedale di Barletta in Puglia è morto per il Covid Pierantonio Losito, dirigente della Polizia di Stato in pensione. Era stato ricoverato pochi giorni prima in seguito ad una crisi respiratoria.

     

    Uno dei nipoti, Francesco Giorgino, giornalista del Tg1 e professore universitario alla Luiss, nel ricordarlo racconta un particolare che tanti sottovalutano: l’assenza o la difficoltà di comunicazione tra i malati più gravi e i loro familiari, ma anche il momento in cui si lascia la propria abitazione per salire a bordo dell’ambulanza.  Di seguito il post pubblicato su Facebook da Giorgino che in queste ore si sta battendo perché venga istituita in ogni Covid Hospital una figura ad hoc con il compito di dare almeno un’informazione al giorno a quei parenti soli che a casa impazziscono perché non riescono ad avere nemmeno uno straccio di notizia sulla salute dei propri congiunti.

     

     

      IL POST DI FRANCESCO GIORGINO

    pierantonio losito pierantonio losito

    “Se ne è andato in punta di piedi. Senza nemmeno un accenno di sorriso o un leggero movimento della mano. Senza nemmeno una parola. Un’ultima parola che riannodasse le fila di una vita vissuta tra non poche difficoltà ed ostacoli. Se ne è andato in silenzio.

     

    Quel silenzio al quale ci aveva abituati, per temperamento e stile. Lui che aveva fatto della ordinarietà un passepartout per accedere alla straordinarietà. Lui che aveva scacciato nelle retrovie della propria esistenza i gesti eclatanti e plateali. Lui che nell’impegno pluridecennale in Polizia come funzionario aveva abitato gli spazi di retroscena più che quelli di palcoscenico, per scelta e soprattutto per amore verso la famiglia. Lui che aveva inseguito il valore della riservatezza e della discrezione. Rispettando tutti, senza distinzione alcuna. 

     

    Il Covid lo ha trafitto. Ha attraversato il suo corpo come una lama affilata. Gli ha rubato ora dopo ora l’ossigeno. Lo ha fatto agendo da genio del male qual è. In poco tempo ha aggredito i suoi polmoni, costringendolo ad insopportabili affaticamenti e a tragiche apnee. La crudeltà di questo virus consiste anche (o soprattutto?) nel fatto che ti costringe a imboccare una strada che nella tua immaginazione, fiaccata da un sistema immunitario debole e fragile, coincide sovente con l’idea di non farcela.

     

    francesco giorgino francesco giorgino

    Si tarda a chiamare il pronto soccorso perché in fondo si ha paura di non tornare più in quel luogo -la casa- che mai come in queste circostanze assume le sembianze di rifugio in grado di separarci da ciò che temiamo di più. Quasi un elmetto in tempi di guerra. C’è la paura del congedo dai propri cari. C’è la certezza di una crudeltà disumana, quella cioè di trascorrere gran parte delle ore senza contatti con gli affetti più cari. Crudeltà talvolta necessaria, talaltra frutto di disorganizzazione e mancanza di sensibilità.

     

    Francesco Giorgino Francesco Giorgino

    Si soffre per l’aria che manca e perché si sa che fuori dalle stanze d’ospedale, dove l’unico rumore che conta è quello dei macchinari in funzione, ci sono tutte le persone che ami. Grandi e piccini che provano disperatamente ad avere tue notizie. Spesso, troppo spesso, senza ricevere nemmeno lo straccio di una pur generica risposta. Un labirinto in cui districarsi. Un’impresa titanica tra telefoni che non rispondono, informazioni passate a fatica tra un turno e l’altro, situazione perenne d’emergenza. Sensazioni di terrore acuite dalla consapevolezza oltretutto dello stato di salute dei vicini di letto o di barella.

     

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    Minuti che sembrano ore. Ore che sembrano giorni. Giorni che sembrano settimane. Il tempo diventa il terreno più fertile in cui sperimentare traiettorie di comunicazione intrapersonale. In cui fare esercizi di autocoscienza. In cui provare, con le poche forze fisiche che ti rimangono, a rintracciare il significato più autentico della vita e della morte.

    covid covid

     

    Le palpebre rallentano il movimento. Gli occhi si socchiudono. Il cuore smette di battere e con esso smette di esistere la speranza di poter raccontare agli altri come sconfiggere questo nemico subdolo e devastante. Un istante ancora. Un solo istante per pensare a chi di lì a qualche minuto, attraverso lo squillo di un telefonino, saprà che il Signore ti sta accogliendo tra le sue braccia. Per darti la carezza che meriti e per dirti grazie per il dolore che hai saputo sopportare nella tua vita.”

     

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