Guerra aperta tra il presidente Barack Obama e la grande stampa americana. Dopo la vicenda delle intercettazioni all'Associated Press, il Dipartimento di Giustizia ha incriminato James Rosen, un reporter della Fox News, con l'accusa gravissima di complicita' in ‘cospirazione' per una fuga di notizie legata alla minaccia nucleare della Corea del nord.
THE WASHINGTON POSTUna iniziativa che ha scatenato la reazione violenta del New York Times e del Washington Post. In due editoriali, i due giornali accusano l'amministrazione Obama di minacciare "i diritti costituzionali che tutelano la libera stampa". "Con la decisione di incriminare Rosen - scrive il New York Times - l'amministrazione Obama e' andata molto oltre la difesa dei segreti del governo, minacciando la liberta' fondamentale della stampa di raccogliere notizie". Il pezzo molto duro s'intitola: "Un'altra raggelante inchiesta su una fuga di notizie".
obama nixonL'accusa riguarda una vicenda del 2009, quando il capo della Fox di Washington, James Rosen, fece un servizio sul piano della Nord Corea di lanciare un missile come rappresaglia per la condanna dei test nucleari che veniva dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il giudice denuncio' la fonte di quella notizia, Stephen Jin-Woo Kim, un security adviser del Dipartimento di Stato".
Normalmente in questi casi - scrive il Times - l'inchiesta sarebbe finita' li', con il processo alla fonte, e non al giornalista. Stavolta, invece, la pubblica accusa ha chiesto al giudice federale di perquisire sulle mail di Rosen, sostenendo di avere ‘il legittimo dubbio che Rosen fosse un co-cospiratore' della fuga di notizie".
James Rosen NixonMolto duro anche il Washington Post. Uno dei suoi editorialisti di punta, Dana Miliband, scrive che il "Rosen Affair e' un flagrante attacco alle liberta' civili che nemmeno George W. Bush o Richard Nixon si sarebbe sognato. Trattare un reporter come un criminale per aver fatto il suo lavoro, cioe' cercare informazioni che il governo vuole che rimangano segrete, e' la negazione del primo emendamento sulla liberta' di parola e di tutti gli altri diritti costituzionali che ne conseguono. Un'azione che mina anche la credibilita' del presidente quando difende l' amministrazione dalle accuse di aver coperto vicende come quella dell'attacco a Bengasi".
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