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    “GIOVEDÌ SERA CI VEDIAMO E TI CONSUMO DI KISS. NON NE POSSO PIÙ” – SONO ALCUNI DEGLI SCABROSI MESSAGGI CHE PADRE ANDREA MELIS, ARRESTATO A GENOVA PER VIOLENZA SESSUALE SU MINORENNI, HA INVIATO AD ALMENO SETTE RAGAZZINI TRA I 13 E I 15 ANNI - AI RAGAZZINI REGALAVA SIGARETTE ELETTRONICHE, BIRRE, ABITI DI MARCA E MANCETTE. IN CAMBIO, AVREBBE RICEVUTO CAREZZE, MASSAGGI E BACI – QUALCHE GENITORE AVEVA MESSO IN ALLERTA IL FIGLIO: “ATTENTO CHE QUELLO È UN PEDOFILO”, MA PER TRE ANNI NESSUNO LO HA FERMATO…


     
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    Estratto dell’articolo di Giulia Mietta per il “Corriere della Sera”

     

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    «Attento che quello è un pedofilo». La madre di uno dei ragazzini molestati da padre Andrea Melis, il sacerdote arrestato a Genova per violenza sessuale su minorenni, aveva detto chiaramente al figlio di non frequentare quell’uomo. L’adolescente però lo aveva incontrato lo stesso, una decina di volte, quasi sempre presso l’istituto Assarotti, scuola elementare che il prete dirigeva e dove insegnava musica.

     

    Melis era riuscito a circondarsi di almeno sette giovanissimi tra i 13 e i 15 anni: per tre di loro i fatti sono formalmente contestati nell’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari, per altri sono in corso accertamenti. Alcuni sono anche ex allievi della stessa scuola, ricoprendoli di regali: «puff», le sigarette elettroniche, birre e bibite energetiche, abbigliamento di marca, mancette in denaro.

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    In cambio esigeva carezze, massaggi, baci rubati e la promessa di non dire nulla ai genitori.

     

    […] il religioso […] aveva guadagnato la loro fiducia ponendosi come «amico» e «complice», facendo fare loro tutto ciò che «i grandi» vietavano e «al punto di indurli a mentire ai familiari». E nessuno dei ragazzi, anche per questo, si era mai confidato con altri adulti.

    Neppure quell’unica vittima, poco più che un bambino, con il quale ha portato avanti una vera relazione sessuale per oltre tre anni.

     

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    Eppure dalle carte dell’inchiesta emerge che più di un genitore si era reso conto che qualcosa non andava. I figli tornavano a casa con felpe griffate e non sapevano spiegare dove le avessero prese. Poi, controllando gli smartphone, tutto diventava chiaro.

    Una delle madri sentite dai carabinieri ha raccontato di avere trovato «una chat con padre Andrea, dove faceva apprezzamenti inopportuni sul fisico» del figlio. «Che fighetto… sarai un rubacuori», scriveva commentando la foto dove il giovane si metteva in posa con la felpa da lui regalata.

     

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    In un audio, racconta la donna, il prete si riferiva ad «alcuni bacini». Gli unici che hanno deciso di sporgere denuncia, però, sono stati i genitori dell’ex chierichetto che per oltre tre anni ha subìto gli abusi del sacerdote e lo hanno fatto scoprendo, sempre da una chat, che i rapporti non si erano mai interrotti.

     

     

    Eppure i sospetti esistevano da tempo: da quando il figlio aveva 13 anni e il parroco aveva mostrato un atteggiamento «ossessivo» nei suoi confronti, chiedendo persino di «poterlo portare con lui in vacanza in Sardegna», poi i regali continui, sempre più costosi. Quando il ragazzino aveva iniziato le superiori aveva avuto il divieto assoluto di vedere il prete ma tra impegni di sport e studio era difficile controllare ogni spostamento e infatti, pochi mesi fa, poco prima che l’inchiesta interrompesse per sempre gli scambi, è stato ancora un messaggio sul telefono a far emergere l’orrore. «Giovedì sera ci vediamo e ti consumo di kiss… non ne posso più», scriveva padre Andrea Melis.

     

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    […] Con altri assumeva un atteggiamento mellifluo: «Mi dispiace tantissimo non poterti vedere, credevo che fosse un’amicizia sincera, non interessata solo a felpe e puff… tvb». O ancora, se qualche ragazzino si rifiutava di raggiungerlo a casa da solo, ma tentava di portare qualche amico, lui scriveva: «Non insisto ma mi piacerebbe stare con te e... chiacchierata, coccole... fammi sapere che mi organizzo». Di fronte a queste insistenze uno dei ragazzini aveva messo il sacerdote in allerta: «Sanno che sei un pedofilo, verranno a cercarti». Per almeno tre anni non l’ha cercato nessuno.

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