GIORGIA MELONI DANIELA SANTANCHE - MEME BY GRANDE FLAGELLO
(dell'inviato Paolo Cappelleri) (ANSA) Ciò che non cambierà, e anzi si è rafforzata in queste ore, è la convinzione di Giorgia Meloni che la giustizia vada riformata. Perché, è il senso dei pensieri irritati ai piani alti di Palazzo Chigi, non è possibile che un indagato sappia di esserlo leggendo un giornale, come accaduto in mattinata con il titolo di prima pagina del Domani. E' c'è già chi pronostica un iter rapidissimo per approvare la riforma Nordio, non appena il ddl, ancora fermo al Mef per la verifica delle coperture, arriverà in Parlamento.
La premier non ha seguito in diretta l'intervento di Santanchè, era di ritorno a Roma da Varsavia. Ma scorrendo i resoconti delle agenzie, raccontano nella maggioranza, sembra non sia rimasta entusiasta da come la sua ministra abbia impostato l'informativa. Tutti i colleghi hanno voluto starle vicino in Senato, la appoggiano e alla fine i commenti sono tendenzialmente positivi. "Non si è sottratta alla legittima richiesta delle opposizioni, è entrata nel dettaglio, per noi il caso è chiuso, per ora".
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E ancora ricorre la precisazione temporale, di chi già immagina scenari alternativi (da giorni circola il nome del forzista Valentino Valentini come piano B per il Turismo). Quella puntualizzazione è però accompagnata da un'altra: "Non può essere un articolo di giornale a determinare scelte drastiche". Nell'esecutivo c'è chi arriva a rievocare l'avviso di garanzia recapitato nel '94 all'allora premier Silvio Berlusconi, in pieno G7 a Napoli, dopo che la notizia era già arrivata al Corriere della sera. Come è possibile che questo tipo di informazioni arrivino dai magistrati prima ai media, "è il vero inquietante interrogativo", si sottolinea in ambienti di governo.
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