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Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo e Serena Riformato per “La Stampa”
alessandro giuli alla camera foto lapresse 5
È il 23 ottobre, primo pomeriggio. A Palazzo Chigi si intravedono Alessandro Giuli, ministro della Cultura da poco più di un mese, ed Emanuele Merlino, capo della segreteria tecnica del Ministero della Cultura, sopravvissuto al repulisti della struttura dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano. Non sono insieme e arrivano in momenti diversi. Il primo, Giuli, si reca da Alfredo Mantovano, il sottosegretario che ha la delega ai Servizi e un animo da mediatore.
Il secondo, Merlino, si siede di fronte a Giovanbattista Fazzolari, l'altro sottosegretario della presidenza del Consiglio, l'uomo di cui Giorgia Meloni si fida in assoluto di più, e a cui ha affidato il compito di controllare la comunicazione e di aggiustare i pasticci di FdI e del governo.
Con Merlino c'è Gianmarco Mazzi, sottosegretario al ministero della Cultura, che – nonostante i potenziali conflitti di interessi – ha la delega agli spettacoli dal vivo, e, si scopre ora, per una parte del partito della premier era da preferire a Giuli come successore di Sangiuliano.
Merlino e Mazzi sono gli uomini di fiducia di Fazzolari nelle stanze senza pace del Collegio Romano. I tre si vedono per discutere il disastro del giorno: da poche ore, Francesco Spano ha annunciato, con una lettera, le dimissioni dal ruolo di capo di gabinetto del ministero della Cultura, sotto il peso di un'inchiesta di Report, e dopo giorni di insulti omofobi che la destra meloniana e le associazioni Pro-Vita gli hanno scaricato addosso.
gianmarco mazzi alessandro giuli valeria falcioni
La decisione del funzionario, con il quale Giuli aveva lavorato al Maxxi, non è stata del tutto spontanea. Certamente non lo è stata quella del ministro di accettare il passo indietro. L'allontanamento di Spano è maturato proprio a Palazzo Chigi dopo le prime anticipazioni della puntata di Sigfrido Ranucci che andrà in onda domani.
Ed è Emanuele Merlino, quella stessa mattina, a comunicarlo a un sempre più infastidito Giuli: «Basta, hanno detto che Spano deve andare». Hanno detto chi?
Secondo il ministro non c'è dubbio che sia stato Fazzolari. Lo dice e lo ripete in quelle ore, quando capisce che ogni ulteriore resistenza sarebbe inutile. Anche se si toglie la soddisfazione di affrontare direttamente Merlino al MiC, in un faccia a faccia in cui rivendica la propria autonomia: «Non sono qui per fare la marionetta».
Così avrebbe detto, secondo autorevoli fonti del ministero, stufo dell'attivismo del capo della segreteria tecnica, autore di un lungo elenco di iniziative non coordinate con Giuli, ma condivise con Palazzo Chigi […]
Merlino è un esecutore dal carattere mite. Come raccontato ieri da La Stampa, è l'uomo che riferisce a Fazzolari qualunque cosa si muova a al Collegio Romano, e che ha il mandato di fare fuori gran parte di dirigenti e funzionari non allineati. […]
In quel vertice ristretto del 23 pomeriggio, lontano dalle telecamere e libero dalla difesa d'ufficio dovuta al ministro, Fazzolari ragiona sui passi falsi già fatti e su quelli da non ripetere.
Ai suoi interlocutori manifesta la frustrazione propria e, lui crede, di Meloni. Tra i presenti viene pronunciata una frase, poi riferita a Giuli: «Dopo le dimissioni di Sangiuliano, dovevamo prenderne uno più controllabile. Forse Giuli è stato la scelta sbagliata».
A meno di cinquanta giorni dal giuramento, il neo-ministro della Cultura ha già perso la fiducia del braccio destro di Meloni. Mazzi – che di recente ha anche ricevuto la delega alle fondazioni lirico-sinfoniche – non è lì per caso. Fazzolari lo avrebbe voluto alla guida del ministero.
E, ragionando su come gestire al meglio la comunicazione, vorrebbe che ora sostituisse Giuli nelle sue uscite pubbliche, per tenere quest'ultimo lontano dai riflettori, fino a quando non sarà tornata la calma. Quella stessa mattina, siamo sempre a mercoledì, va effettivamente così.
ALESSANDRO GIULI ANNUSA LA RIVISTA DELLA BIENNALE DI VENEZIA
Mentre la stampa attende le dimissioni di Spano, Giuli diserta il convegno sul 700° anniversario dalla morte di Marco Polo, dove è previsto un suo intervento. Al suo posto presenzia Mazzi.
Da quel pomeriggio in poi, però, il ministro della Cultura decide di non seguire l'indicazione di Fazzolari: si presenta alla Camera per il Question time ostentando tranquillità e orgoglio con una passeggiata fra le telecamere in piazza Montecitorio. Il giorno dopo, è alla Biennale di Venezia. Di certo, non intende nascondersi.
giorgia meloni e giovanbattista fazzolariemanuele merlino foto di baccoalessandro giuli alla camera foto lapresse 2
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