Fat shaming. Visto video di Sensi alla Camera. Sue ragioni corrette, non solo politicamente corrette. Ma non sono d'accordo. Noi obesi siamo deformi, facciamo impressione anche ai cani, come Riccardo III. Nostro dovere: essere cattivi e sottili quanto siamo grassi #novittimismo
— giuliano ferrara (@ferrarailgrasso) January 29, 2020
Costanza Rizzacasa d'Orsogna per il ''Corriere della Sera''
filippo sensi
«Sono stato per tutta la vita un “ciccia bomba cannoniere”, un “panzone”, un “trippone”, una “palla di lardo”. Chiunque mi conosca sa che sul mio peso scherzo, lo esorcizzo, ma mi ci misuro ogni giorno, non come un’ossessione ma come la mia dimensione, e sento questo sguardo che pesa, che mi pesa, già, mi pesa. Non tutti, però, e facciamo finta che sia un passo avanti, riescono a scherzarci su, e quando sei ragazzo o, magari, quando sei ragazza, è maledettamente più difficile».
Ieri pomeriggio, illustrando, nella discussione alla Camera della proposta di legge su bullismo e cyberbullismo, un ordine del giorno su cui avevamo lavorato dopo l’estate, il deputato del Pd Filippo Sensi ha portato per la prima volta il fat shaming all’attenzione dell’Aula di Montecitorio. E ha parlato di sé. Di come da ragazzino lo chiamassero «manzo», di quanto suo padre se ne dispiacesse. Di quando un coetaneo gli disse: «Sensi, mi fai senso».
renzi filippo sensi
Ha parlato di sé, Filippo Sensi, chiedendo che la legge sul bullismo non dimentichi il fat shaming, e nel farlo, nel parlare di sé, ha parlato di tutti noi. Dei nostri corpi imperfetti e delle vite che viviamo a causa di essi. Di quel peso su cui per darci un tono scherziamo, mentre dentro vorremmo morire.
«Non tutti ci scherzano, no», ha proseguito Sensi. «Ci si chiude in casa, magari, si finisce in cucina a rubare cibo, si seppellisce la derisione, come? Mangiando, di più, ancora e ancora e ancora, il cibo come anestesia, come stordimento, per non sentirli più, per non sentirsi più, perdersi lì dentro perché nessuno ci trovi, tanto nessuno ci cerca, se non con lo sguardo». Perché siamo invisibili, se non per esser presi in giro. Quando sei obeso, o obesa, perfetti sconosciuti si sentono in dovere di fermarti per strada e dirti le cose più crudeli, di guardarti con disprezzo, con orrore. È per questo che moltissimi di noi si chiudono in casa, dove tutto peggiora.
giuliano ferrara foto di bacco
Il fat shaming è un bullismo quotidiano, uno dei pochi ancora permesso. Ci rimproverano di esser diventati politically correct, ma le battute, il dileggio dei grassi sono ancora un’isola felice. Mentre in dieci anni, secondo uno studio di Harvard, il pregiudizio contro razza, età e orientamento sessuale è diminuito o rimasto inalterato, quello contro la grassezza è aumentato del 15%.
giuliano ferrara
La stessa medicina, del resto, ha ritenuto per decenni che “maltrattare” un paziente obeso fosse la soluzione per farlo dimagrire, e «obesità mostruosa» è ancora espressione diffusa presso certe Asl. Uno studio della Florida State University citato da Sensi dimostra che chi è vittima di fat shaming è due volte e mezzo più a rischio di ingrassare ulteriormente e notevolmente. Addirittura, sarebbe proprio il pregiudizio contro le persone grasse il vero motore di quella che negli Stati Uniti chiamano ormai “epidemia di obesità”.
filippo sensi marianna madia foto di bacco
Il fat shaming è così pervasivo che la School of Public Health di Harvard parla della F di “fat” come di nuova lettera scarlatta, invitando ad adottare un linguaggio non ostile. Il fat shaming, dicono, è tossico come l’inquinamento, perché spinge chi ne è vittima a non uscire di casa, a scegliere un percorso diverso per evitare i bulli.
Ogni persona obesa, ex obesa o semplicemente grassa, ha il suo bagaglio di storie agghiaccianti il suo catalogo di insulti. Non scorderò mai il ragazzino del quarto piano - quanto mi piaceva - che mi chiamava «tricheco», né il tweet di chi, molti anni più tardi, commentando un mio sfogo, disse che noi obesi andremmo rinchiusi nei lager, che lì sì dimagriremmo. Le circostanze possono essere diverse, le esperienze sono straordinariamente simili.
costanza rizzacasa d orsogna con il gatto milo
Ieri pomeriggio, in Parlamento, tutte le nostre esperienze, tutto il nostro dolore, sono esplosi con una voce unica. Per evitare, come ha detto Sensi, che la vergogna del corpo diventi una condanna, un destino ineluttabile. Le abbuffate compulsive, l’anoressia, il suicidio. Quanti ragazzi ogni anno si tolgono la vita dopo essere stati tormentati da messaggi come «Ucciditi, maiale!»? Anche gli adulti possono essere fragili. Quando pochi anni fa pesavo 130 chili mi dicevano che ero un mostro, e volevo morire.
Questo corpo, questo nostro corpo imperfetto e bellissimo, ci accompagnerà per l’esistenza e lo dobbiamo amare, contro tutti quelli che ci dicono il contrario. Ma non possiamo farlo da soli. Il fat shaming può fare danni irreparabili, e la battaglia dev’essere trasversale. Sinistra, destra, centro, pari opportunità, salute, scuola. I segnali positivi ci sono. «Subito dopo il mio intervento», racconta Sensi, «persone di tutti i gruppi parlamentari sono venuti a raccontarmi la loro storia. Qui, in Aula, dove ci si confronta spesso aspramente, sono venuti a dirmi: “Oggi hai parlato anche di me”».
costanza rizzacasa d orsogna a 45 anni costanza rizzacasa d orsogna a 32 anni costanza rizzacasa d orsogna a 13 anni