giulio regeni
1 – LA POLITICA ESTERA DEL CONTE CASALINO? IL BARATTO CON UNA VITA STRONCATA (DAGOSPIA DEL 9 GIUGNO 2020)
2 – IL FLOP CHE IMBARAZZA IL GOVERNO. TENSIONE TRA CONTE E DI MAIO
Francesca Paci per “la Stampa”
«C’è forte delusione per l’esito dell’incontro tra le due procure, esigiamo un cambio di passo e soprattutto esigiamo rispetto per la famiglia Regeni». La prima reazione della Farnesina al nuovo guanto di sfida lanciato dall’Egitto all’Italia è più che irritata, toni irrituali laddove fino a ieri si ripeteva come la collaborazione tra Roma e il Cairo fosse la chiave di volta per arrivare alla verità sul ricercatore friulano torturato e ucciso 4 anni fa.
CARLO MASSAGLI GIUSEPPE CONTE
Soltanto martedì, in un’intervista a La Stampa, il ministro degli esteri Luigi di Maio giurava di avere Regeni come primo pensiero, insisteva sull’impossibilità di fare a meno di un interlocutore tanto strategico per il nostro Paese ma spiegava di aspettarsi un cambio di passo dall’incontro video tra il procuratore capo Michele Prestipino e il suo collega Hamada Elsawi.
La svolta, se c’è stata, è andata in senso opposto a quanto auspicato, con l’Egitto spintosi oltre, fino a rimettere in discussione l’attività del nostro ricercatore, insinuare. E la Farnesina ha alzato la voce, ha detto «trarremo le nostre valutazioni», ha lasciato intendere di voler analizzare «tutti gli aspetti», che, c’è poco da girarci intorno, arrivati a questo punto sono sostanzialmente due: l’eventuale richiamo dell’ambasciatore italiano e la revisione dei rapporti commerciali. Un’escalation vera rispetto alla linea del governo, che Palazzo Chigi ha notato e non ha gradito affatto.
genitori di giulio regeni
«Siamo rimasti molto sorpresi», ammettono da quelle parti, commentando le parole dure uscite dal ministero degli esteri. Un’espressione sibillina per far trapelare il fastidio ma anche la preoccupazione che sia in corso un riallineamento sull’intransigenza della famiglia, che, dopo aver tutti inclinato verso la realpolitik, si cerchi adesso in qualche modo di lasciare il cerino in mano al presidente del Consiglio.
AL SISI DI MAIO
Anche perché, nel frattempo, la posizione di Palazzo Chigi non è cambiata rispetto a quanto dichiarato in Commissione due settimane fa, quando Conte, pur ribadendo «grande rispetto per la famiglia», tenne il punto, ripetendo a più riprese, a capo chino, che «la collaborazione è l’unica via per arrivare a una soluzione, perché quando la collaborazione si è interrotta non ci sono stati passi avanti».
AL SISI GIUSEPPE CONTE
Per il governo insomma, l’ambasciatore non si discute. «Sicuramente per noi la voce della famiglia è molto importante», dicono. Ma nessuno minaccia di trarre «le valutazioni» evocate dalla Farnesina. Neppure oggi che un Egitto più sicuro di sé in virtù del diverso contesto geopolitico regionale sembra tornato all’offensiva come nella primavera del 2016, i giorni cupissimi dei depistaggi a catena.
GIULIO REGENI CON LA FAMIGLIA
Proprio in questi mesi, il giro di vite del Cairo contro gli oppositori e i “disturbatori della morale pubblica” si è fatto ferreo: arrestate le giovani star di TikTok, arrestata la sorella minore di Alaa Abdel Fattah, dimenticato nel lugubre carcere di Torah lo studente dell’università di Bologna Patrick Zaki, accusato di sedizione ma anche di oltraggio al comune senso del pudore per i suoi studi sul gender, il sommo tabù dell’alterità sessuale che, a distanza, ha ucciso anche la militante lgbt Sarah Hegazi.
patrick george zaky
Raccontano al Cairo che proprio l’attivismo dell’Italia in favore di Zaki avrebbe irrigidito l’Egitto come di fronte a un’offesa di lesa maestà fino a negare tutto al ragazzo, le visite dei genitori in prigione, il processo, la libertà concessa ad altri detenuti comuni per fronteggiare il coronavirus.
E siamo a ieri. Mamma e papà Regeni non avevano alcuna fiducia nell’incontro tra le due procure, anche perché, pochi giorni prima, la tanto sbandierata consegna dei fantomatici oggetti appartenuti al figlio si era risolta in una beffa, una serie di cose estranee che nulla aveva a che vedere con Giulio ma tutto con la casa in cui erano stati trovate, quella dei cinque poveracci ammazzati dalla polizia come i presunti assassini in uno dei più grossolani tentativi di depistaggio di questa brutta storia.
roberto fico
Lo scontro tra Roma e il Cairo è una guerra di posizione, con la famiglia Regeni a cui non è rimasto altro che chiedere la rottura dei rapporti diplomatici, il governo italiano convinto di poter giocare la carta del dialogo e quello egiziano forte, sempre meno in corner.
Finora, al netto di punte avanzate come il presidente della Camera Roberto Fico, la maggioranza aveva marciato grossomodo in una sola direzione, la stessa del governo Conte I, quando l’allora vicepremier Di Maio era andato al Cairo a sigillare i rapporti con il presidente al Sisi. Poi è arrivata la vendita delle due fregate militari, la grande attesa per la ripresa dei colloqui tra le due procure, il nuovo guanto di sfida che pare lanciato apposta per dividere.
CARLO MASSAGLI GIUSEPPE CONTE giulio regeni 1