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    “CONTE DA BUON DICCÌ TIFA PER CHIUNQUE, MA IN CUOR SUO TIFA ‘THE DONALD’” – “GIUSEPPI” NON HA MAI DIMENTICATO IL TWEET-ENDORSEMENT DI TRUMP, NONOSTANTE FOSSE STATO IL PRESIDENTE AMERICANO A SDEBITARSI PER CERTE PREMURE DEI SERVIZI SEGRETI. LA SUA “AMICIZIA” CON IL TYCOON IMBARAZZA IL PD IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MARTEDÌ – CHIUNQUE VINCERÀ, A PALAZZO CHIGI È TUTTO APPARECCHIATO


     
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    Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

     

    GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

    Chissà se Conte avrà trovato il tempo di scrivergli il messaggio. La pandemia ha cambiato le sue priorità, ma il premier si era ripromesso di fare gli auguri a Trump prima delle elezioni americane: «E visti i legami di amicizia - aveva detto - gli manderò un "in bocca al lupo"».

     

    Come racconta un autorevole esponente grillino di governo, il premier «da buon diccì tifa per chiunque, ma in cuor suo tifa per "The Donald"». E in fondo questa preferenza, che lo accomuna a Salvini e alla Meloni, l' aveva di fatto esplicitata un paio di mesi fa.

     

    GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP

    Quando nel corso di un dibattito spiegò che «chiunque vincerà negli Stati Uniti per noi non farà differenza», provocò feroci maldipancia nella sinistra italiana che a Roma sostiene lui ma a Washington punta su Biden. Quel giorno Parisi, ideatore dell' Ulivo e del Pd, scrisse un tweet a Zingaretti per chiedergli se quel Conte fosse lo stesso Conte «punto di riferimento di tutte le forze progressiste», come il leader dem l' aveva definito.

     

    CONTE TRUMP CURRICULUM CONTE TRUMP CURRICULUM

    E Conte, lo stesso Conte, provò a dare l' interpretazione autentica del suo pensiero, precisando che per l' Italia non sarebbe «comunque derivata alcuna conseguenza negativa» dall' esito della sfida per la Casa Bianca. Poi però non si trattenne e aggiunse: «Lo dico nonostante il buon rapporto tra me e il presidente Trump». E poco importa se «The Donald» è il punto di riferimento mondiale dei populisti e dei sovranisti.

     

    Da quando gli storpiò il suo nome offrendogli l' endorsement per il governo giallo-rosso, Conte gli è debitore. Per quanto, con quel tweet, fosse stato il presidente americano a sdebitarsi dopo certe premure ricevute dal premier italiano nell' ambito dei servizi segreti. Tant' è. Un tempo la linea di politica estera univa i partiti di maggioranza e opposizione, oggi divide persino il governo. Perché non c' è dubbio che se la questione fosse messa ai voti in Consiglio dei ministri, Conte si ritroverebbe isolato.

     

    GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

    E nell' Europa della Merkel e di Macron sarebbe in compagnia dei polacchi e dei romeni. Ma siccome in Italia non c' è più la politica e c' è solo il Covid, allora fa gioco allo status quo nel governo la tesi espressa sull' Huffington dal ministro per gli Affari europei Amendola, che per un verso si dichiara «progressista ed è evidente che ho le mie idee», cioè tifa Biden, e per l' altro copre abilmente il premier, invitando a «smetterla di banalizzare le dinamiche della politica americana riducendole a caricature».

     

    lorenzo guerini con mark esper lorenzo guerini con mark esper

    D' altronde se è vero ciò che sostengono alcuni report della diplomazia italiana, e cioè che - chiunque vincerà negli Usa - «sui dossier di politica estera non ci sarà un sostanziale cambio di linea», allora si capisce perché il ministro della Difesa Guerini - messo alle strette tra Biden e Trump - risponde d' istinto: «Io sto con il deep State ». A palazzo Chigi è già tutto apparecchiato. Se vincerà Trump, Conte renderà pubblico il suo messaggio d' auguri. Se vincerà Biden, sarà protetto dal Pd. Va così: c' è il virus e c' è «Giuseppi».

    conte e macron scroccano un passaggio a trump 6 conte e macron scroccano un passaggio a trump 6

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