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    LA ROMA DEI GIUSTI - ANCORA UN FILM SULLA BOMBA ALLA MARATONA DI BOSTON: ‘STRONGER’ E' STATO ADORATO DAI CRITICI AMERICANI, IO LO TROVO UN BEL PO’ ZUCCHEROSO. IL CINEMA USA DI OGGI, COME QUELLO DEL DOPOGUERRA, TRATTA CON INSISTENZA REDUCI DI GUERRA O DA ATTENTATI. COME SE FOSSE UN PAESE DAVVERO CON PROBLEMI FORTI DI REINSERIMENTO NELLA SOCIETÀ


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Festa di Roma – Stronger

     

    Ancora un film sulla bomba alla Maratona di Boston del 2013. Parliamo di Stronger, diretto da David Gordon Green con Jake Gillenhall protagonista, molto apprezzato dalla critica americana e che è molto piaciuto alla Festa di Roma.

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    Solo che stavolta l’eroe non è un sergente superfigo della polizia interpretato da Mark Wahlberg come in Patriots Day, superaction di pochi mesi fa, ma un uomo qualsiasi, certo Jeff Bauman, interpretato appunto da Gyllenhall, davvero sfigato, visto che lavora in un ristorante di pollame, vive con una mamma insopportabile, la grandiosa Miranda Richardson, ha un padre gigantesco e orrendo, Clancy Brown, una massa di parenti rompicoglioni, ha da poco perso la fidanzata, la notevole Tatiana Maslany, e per sua massima fortuna si ritrova da spettatore a saltare in aria perdendo le gambe, proprio durante la Maratona. Lui stava lì per fare il tifo per la sua ex cercando di riconquistarla.

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    Si ritrova vivo, ma in frantumi. Si ricorda però di aver visto l’attentatore e questo farà di lui un eroe, l’immagine di “Boston Strong”. Questo lo trascina in un tunnel di situazione americane assurde, tra partite di baseball e di rugby, dove deve fare il pupazzo e subisce ogni angheria dalla propria famelica famiglia. In tutto questo, però, ha ricucito se non le gambe, almeno la situazione con la sua ragazza, che però non regge il rapporto con la mammina di lui, sempre piena di birra e prepotente.

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    Ovvio che siamo di fronte a una storia tipicamente americana dello sfigato che cade e riesce poi a risorgere. Non a caso il film è tratto dal libro che ha scritto lo stesso Jeff Bauman sulla propria esperienza. Jake Gyllenhall fa qualcosa in più per acchiappare almeno una nomination all’Oscar. Rotea gli occhioni prima di cadere senza le gambe dal letto o dalla tazza del cesso, beve troppo, e scopa pure.

     

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    I critici americani lo hanno adorato in massa, francamente lo trovo un bel po’ zuccheroso e non tifo né per i Boston Bruins né per i Red Sox. Trovo però interessante che il cinema americano di oggi, come quello della Hollywood del dopoguerra, tratti ormai con insistenza temi di reduci di guerra o da attentati. Come se fosse un paese davvero in guerra con problemi forti di reinserimento nella società.   

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