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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – BERTRAND TAVERNIER, CHE SI È SPENTO A 80 ANNI, NON SOLO HA CERCATO DI ESSERE SIA UN BUON CRITICO CHE UN BUON REGISTA, MA È RIUSCITO A DEDICARE AI FILM CHE HA DIRETTO LA STESSA ATTENZIONE DA CRITICO CINEFILO CHE AVEVA DEDICATO AI FILM DEI SUOI MAESTRI - SOPRATTUTTO HA ATTRAVERSATO IL MONDO DEL CINEMA CON MOLTA ELEGANZA, DANDO IL GIUSTO RISALTO AI GRANDI REGISTI DELLA SUA GIOVINEZZA, LAVORANDO PERCHÉ VENISSERO GIUSTAMENTE VALUTATI – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    bertrand tavernier 1 bertrand tavernier 1

    Non sempre un grande critico è anche un grande regista. Anzi. Ma Bertrand Tavernier, che si è spento a 80 anni, al termine di una lunga e gloriosa carriera, non solo ha cercato di essere sia un buon critico che un buon regista, ma è riuscito a dedicare ai film che ha diretto, un elenco che va da “L’orologiaio di Saint-Paul” con Philippe Noiret, la sua opera prima, a “Coup de torchon”, da “Round Midnight” con Dexter Gordon dedicato alla Parigi del jazz degli anni’50 a “Un dimanche à la campagne”, da “La morte in diretta” con Harvey Keitel e Romy Schneider al più recente “La princesse de Montpensier” con Melanie Thierry, la stessa attenzione da critico cinefilo che aveva dedicato ai film dei suoi maestri.

    philippe noiret l’orologiaio di saint paul philippe noiret l’orologiaio di saint paul

     

    Che aveva spesso intervistato e conosciuto personalmente. E i suoi maestri erano grandi nomi del cinema del ’900 adorati dalle riviste di cinema francesi della Nouvelle Vague, come John Ford, Joseph Losey, Raoul Walsh, John Huston, King Vidor, Michael Powell, senza scordare i maestri del cinema di genere, André De Toth o Riccardo Freda.

     

    la morte in diretta la morte in diretta

    Di Freda fu anche sceneggiatore per “Moresque, obiettivo allucinante” e produttore per un film che dovrà poi girare lui stesso, “Eloise, la figlia di D’Artagnant” con Sophie Marceau nel 1994. Come se girare un cinema o studiarlo, per un regista come lui che veniva dalla critica, non fosse poi una cosa così diversa.

     

     

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    L’accusa che gli fece una certa critica più giovane era quella di un po’ di pedanteria, di compitini ben fatti ma spesso non così emozionanti. Eppure “Il giudice e l’assassino”, tratto da Georges Simenon e “Coup de torchon”, tratto da un romanzo di Jim Thompson, come quasi tutti i noir o i gialli girati da lui con Philippe Noiret sono spesso molto riusciti anche se un filo antiquati anche rispetto ai tempi.

     

    Permisero però al cinema francese di seguitare con una tradizione di buon cinema di genere per un ventennio quando quel tipo di film già stava scomparendo. Nato nel 1941 a Lione, figlio di un letterato, il padre fondò la rivista “Confluences” pubblicando in piena guerra opere di Aragon, Eluard, Michaux, arriva a Parigi nel 1947, studia al liceo Henri IV e inizia da subito a occuparsi di cinema frequentando la Cinematheque. Fonda addirittura un cineclub, il Nickelodéon, che avrà come numi tutelari Delmer Daves e King Vidor.

    un dimanche a la campagne un dimanche a la campagne

     

    Scrive su varie riviste, intervista i grandi registi americani che arrivano in Francia, e inizia a collaborare per le riviste rivali “Positif” e “Cahiérs du cinèma”. Contemporaneamente, però, è assistente di Jean-Pierre Melville per “Leon Morin, prete”, e diventa addetto stampa del produttore Georges de Beaureagard, che produceva i primi film di Godard e Truffaut, tra il 1961 e il 1964.

     

    coup de torchon coup de torchon

    Questo lo porta, al tempo delle coproduzioni, a firmare come aiuto regista o sceneggiatore film che, magari, non aveva neanche visto, penso a “Maciste gladiatore di Sparta” di Mario Caiano, dove dubito proprio che avesse lavorato come aiuto regista.

     

    Dopo aver diretto due episodi per commedie francesi di medio livello, “Una matta voglia di donna” (dove esordiscono anche Claude Berri e Charles Bitsch) e “L’amore e la chanche”, fa il suo vero esordio da regista nel 1974 con “L’orologiaio di Saint-Paul” con Philippe Noiret a 32 anni ottenendo l’Orso a Berlino che gli apre un grande futuro da cineasta per il quale lascerà per sempre la critica.

     

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    Ottiene grandi successi con “Che la festa cominci” con Philippe Noiret, Jean Rochefort e Jean-Pierre Marielle, “Il giudice e l’assassino”, “La morte in diretta”, “La vie et rien d’autre” con Noiret e Sabine Azema, “Capitan Conan” con Philippe Torreton, “Une semaine de vacances”, “Un dimanche à la campagne” con Sabine Azema, “Daddy Nostalgie”, “L’esca” con Marie Gillain.

    isabelle huppert coup de torchon isabelle huppert coup de torchon

     

    Prova anche il noir americano nel 2009 con “In the Electric Mist – L’occhio del ciclone”, curioso giallo politico ambientato nella New Orleans povera dopo Katrina con Tommy Lee Jones e John Goodman protagonisti. Un film di non grande successo, ma molto interessante. Vince due Cèsar per la regia, con “Capitan Conan” e “Un dimanche à la campagne”, un Leone d’Oro alla Carriera nella Venezia di Barbera, la Miglior Regia a Cannes per “Un dimanche à la campagne”.

     

    philippe noiret e bertrand tavernier philippe noiret e bertrand tavernier

    Ma soprattutto, al di là del successo dei suoi film, Tavernier ha attraversato il mondo del cinema con molta eleganza, dando il giusto risalto ai grandi registi della sua giovinezza, lavorando perché venissero giustamente valutati. E ha dedicato alla musica due grandi film, il già citato “Round Midnight” e il bellissimo documentario sul blues “Mississippi Blues”.

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