Tommaso Lorenzini per "Libero quotidiano"
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La tensione in casa Lazio è palpabile perché il redde rationem sul caso tamponi si avvicina, domani alle 11 andrà in scena il processo presso il Tribunale federale nazionale della Figc. Il club, lo ricordiamo, è sotto accusa nelle persone del presidente Claudio Lotito, del direttore sanitario Ivo Pulcini e del medico sociale Fabio Rodia per non aver subito comunicato alle Asl competenti la positività al Covid-19 di otto tesserati il 27 ottobre, di otto tesserati il 3 novembre e di tre tesserati il 30 ottobre.
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Presidente e medici sono a giudizio per altre due questioni, strettamente legate. La prima è l' aver consentito a tre calciatori positivi (Immobile, Strakosha e Leiva) di svolgere, con il gruppo squadra, l' allenamento del 3 novembre 2020. Il secondo è non avere sottoposto all' isolamento di almeno 10 giorni, un calciatore utilizzato in Torino-Lazio (Immobile), e un altro poi inserito nella distinta di Lazio-Juve (si parla di Djavan Anderson).
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La Lazio, tuttavia, si è da subito opposta alle contestazione che le sono state mosse e, affiancata dallo Studio Legale Mereu Gentile, ha prodotto una articolata memoria difensiva di 25 pagine, affiancata da ben 56 pagine di allegati, che dovrebbero smontare il castello accusatorio e dimostrare come il club abbia agito secondo le regole.
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Qui però sta il nodo della faccenda. La Procura non intende accettare la documentazione, dichiarandola inammissibile. Perciò l' irritazione della Lazio è estrema tanto che da Formello trapela una considerazione netta: si vuole davvero la ricerca della verità dei fatti e della giustizia? Oppure c' è l' interesse a colpire Lotito? La possibile condanna, infatti, sarebbe una leva utilissima per farlo decadere dalla carica di Consigliere Federale, in un periodo nel quale Lotito è anche in rotta di collisione con il presidente della Lega A, Dal Pino, vista l' opposizione all' ingresso dei fondi di investimento. In più, se arrivassero penalizzazioni in classifica (si parla di 6 punti) la squadra sarebbe tagliata fuori dalla corsa alle coppe.
LOTITO CAIRO GAZZETTA
Uno scenario complesso contro il quale Lotito ha schierato l' artiglieria pesante: perizie, documenti, relazioni e pareri prodotti da autorità mediche, a difesa di quanto ha fatto il club finora («oltre tremila tamponi per oltre un milione di euro di spesa») avvalendosi di una struttura sanitaria interna composta da diciassette medici e sull' operato dei quali, come recita la memoria difensiva, non è mai stato provato alcun dato oggettivo di interferenza da parte del presidente.
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Immobile, dunque. La sua figura è fra quelle centrali, visto il balletto di positività/negatività prima della partita Torino-Lazio (3-4) dell' 1 novembre 2020, nella quale ha giocato e pure segnato. Ciro risulta negativo al tampone molecolare il 22 ottobre, il 26, il 30 (anche al sierologico) e il 31, svolti presso Futuradiagnostica. In mezzo c' è però il tampone positivo Uefa (Synlab) effettuato il 26 ottobre e comunicato il 27, seguito da un' altra positività (sempre presso Synlab) il 2 novembre. Il 6 novembre, eppure, un altro tampone di Futuradiagnostica risulta ancora negativo, così come svariati esami (fra i quali Holter Ecg e Stress test) ne certificano la perfetta forma, oltre al fatto che nessuno dei suoi contatti stretti è mai risultato contagiato in quel periodo.
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MANCA LA RATIFICA CONI Un giallo che la Lazio è sicura di poter dirimere grazie al parere del virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano, figura trasversalmente autorevole e ormai noto in tv dopo lo scoppio della pandemia: «La valutazione dei plurimi test molecolari eseguiti e la valutazione dei test sierologici mi fanno ritenere il tampone eseguito il 26 ottobre un presumibile test falso positivo e quindi una condizione di salute e non contagiosità del tesserato Immobile nell' occasione dell' incontro dell' 1 novembre 2020, e che nessuna manchevolezza sia ascrivibile alla società Lazio rispetto alla gestione della squadra rispetto al controllo del rischio Covid-19». Stesse conclusioni alle quali giunge Francesco Bondanini, direttore del Laboratorio Hub2 al Sant' Eugenio di Roma.
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C' è di più. Il dottor Patrizio Rossi, specialista in Medicina del lavoro, Sovrintendente sanitario centrale dell' Inail, oltre a confermare le posizioni dei colleghi riguardo a Immobile spiega, in merito alle presunte mancate comunicazioni dei positivi alle Asl, che è «il laboratorio» a essere «tenuto a informare il Servizio Igiene e Sanità Pubblica (Sisp) competente per territorio per le attività di isolamento e contact tracing e che non grava sulla Società sportiva alcun onere di questo tipo».
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C' è poi un punto che farà discutere. La memoria difensiva, a pagina 23, avanza una conclusione-bomba. Il rispetto delle norme contenute nel famigerato protocollo sanitario attorno al quale ruota il calcio professionistico in Italia è disciplinato dal comunicato 78/A pubblicato l' 1 settembre 2020. Ebbene, secondo la Lazio il protocollo non è mai entrato in vigore perché «manca a tutt' oggi la relativa, necessaria applicazione del Coni». Come una legge varata ma a cui mancano i decreti attuativi.
Se confermato, qualcuno potrebbe chiedersi davvero "ma il campionato è regolare?".
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