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LA CENSURA DEI GIUSTI – "GRAZIE FRANCESCHINI! MA GRAZIE DE CHE!? CHE CE NE FACCIAMO ORA DI UN CINEMA SENZA CENSURA QUANDO LA VERA SOFFERENZA DEL CINEMA È DA ANNI L'AUTOCENSURA IMPOSTA DALLE COMMITENZE, RAI E MEDIASET, E ORA SOPRATTUTTO DALLE PIATTAFORME. SENZA CONTARE QUELLA LEGATA AL POLITICAMENTE CORRETTO. VE LA RICORDATE LA TRASGRESSIONE? NON ESISTE PIÙ. PER PASOLINI NEL "DECAMERON" IL TABÙ ERA IL PRIMO PIANO DI UN CAZZO IN EREZIONE… "- VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Grazie Franceschini! Ma grazie de che!? Che ce ne facciamo ora di un cinema senza censura quando la vera sofferenza del cinema è da anni l'autocensura. Un'autocensura imposta dalle commitenze, Rai e Mediaset, e ora soprattutto dalle piattaforme. Siamo tutti coscienti, così, che oggi non si potrebbero più ne' ideare né girare gran parte dei film che abbiamo amato e che ancora oggi vediamo in tv o in dvd. In copie tagliate o restaurate, poco importa, perché anche i tagli, le omissioni fanno parte della storia di un film e di un paese.
pier paolo pasolini il decameron
Tagli e censure che uniscono la grande stagione di Pasolini, di Bertolucci, di Ferreri, ma anche quella più di o de-genere dei film della Fenech e di Gloria Guida, i decameroni, i pornonazi, per non spingerci a Tinto Brass e molto più in là ai porno. Chi girerebbe oggi un pornonazi? E per quale committenza? O una commediaccia scorreggiona omofoba e maschilista? O Ultimo tango a Parigi o Salò Sade? Perché la costante che unisce molto cinema alto e bassissimo degli anni 60 e 70 è la trasgressione.
Ve la ricordate la trasgressione? Una cosa che non esiste più né al cinema né in TV ai tempi dei lundini e dei comici moderni. E la trasgressione si fa quando ci sono degli ostacoli, delle asticelle da abbattere e superare. Per Pasolini nel Decameron l'asticella, il tabù era il primo piano di un cazzo in erezione.
Ovvio che lo fece apposta e aveva un significato politico. Anche per Bertolucci la scena della sodomizzazione col burro di Maria Schneider aveva un senso politico, perché contemporaneamente Marlon Brando parlava della sua educazione cattolica. Vallo a spiegare oggi a chi vede, anche giustamente, in quella scena l'orrore della violenza maschile sulla donna.
Perché, certo, il ragionamento filava, ma il sedere era quella della Schneider, e Bertolucci non solo se lo poteva risparmiare, ma poteva non essere così realistico. Ma nessuno oggi si azzarderebbe più a costruire una scena del genere, e magari è un bene, per ragionare sulla violenza della famiglia cattolica. E questo è un male. Ma questi erano in fondo incidenti di percorso di un viaggio compatto del nostro cinema migliore verso una liberazione, nata dalla trasgressione, dal conformismo e dalla cultura borghese cattolica. E oggi proprio il conformismo e la cultura borghese cattolica alla Avati sembrano, ahimè, il meglio che il nostro cinema franceschinizzato possa darci.
No. Meglio censura e libertà di sfidarla anche con i pornonazi, allora. Pasolini si accorse in un celebre convegno di Bologna che le sue trasgressioni sul sesso avevano aperto il cinema italiano a una massa di film per guardoni e pipparoli. Verissimo.
Ma anche quei film per guardoni e pipparoli, che giocavano al gatto e al topo coi censori, hanno un po' contribuito a liberarci da conformismo e cultura cattolica, che erano le piaghe di un cinema fatto da borghesi per un pubblico borghese. Oggi le piaghe di chi cerca di esprimersi col cinema sono l'autocensura già a livello di sceneggiatura legata alla committenza, cioè alle piattaforme. E l'autocensura legata al politicamente corretto rispetto praticamente a tutto. Che libertà abbiamo allora?
decameron pasolini 3
decameron pasolini
scena da ultimo tango a parigi
ultimo tango a parigi 2
foto del film ultimo tango a parigi
maria schneider ultimo tango a parigi 5
maria schneider ultimo tango a parigi 4
marlon brando e il cappotto cammello in 'ultimo tango a parigi' 7
marlon brando e il cappotto cammello in 'ultimo tango a parigi' 1
pasolini decameron
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