Marco Giusti per Dagospia
Luigi Maria Burruano rip
gigi burruano
Con Gigi Burruano, o se volete Luigi Maria Burruano, 69 anni, il cinema e il teatro italiano perdono un attore meraviglioso capace di interpretare ogni tipo di ruolo e di passare dai panni di un cattivissimo boss a quelli più dimessi di borghese o addirittura di comico. Siciliano, anzi sicilianissimo e orgogliosamente palermitano, Burruano ce lo ricordiamo tutti come padre di Peppino Impastato nel fondamentale I cento passi di Marco Tullio Giordana o come Carmelo La Marga, uno dei fratelli protagonisti del bellissimo Il ritorno di cagliostro di Ciprì e Maresco.
Ma lo abbiamo visto in decine e decine di fiction televisive, da L’onore e il rispetto a Paolo Borsellino, da Montalbano a Il giudice Mastrangelo, dove passava con estrema facilità da ruoli di cattivo a quelli di giudice o di vittima. Grande caratterista del cinema di mafia, esordì come comparsa ne Il gattopardo di Luchino Visconti insieme a tanti altri ragazzi siciliani.
gigi burruano
Poi lo ritroviamo vero attore in L’amore coniugale di Dacia Maraini e in Pizza Connection di Damiano Damiani. Mentre a teatro gli viene affidato da Garinei e Giovannini il ruolo che fu di Franco Franchi nella versione di Rinaldo in campo del 1989 con Massimo Ranieri protagonista. Attivissimo nel teatro siciliano fin dagli anni ’60, Burruano trova il successo nel cinema non solo siciliano degli anni ’80 e ’90.
Lo troviamo in film anche molto diversi, La discesa di Aclà a Floristella e Le buttane di Aurelio Grimaldi, La scorta di Ricky Tognazzi, Ginostra, Liberi di Tavarelli, dove è il padre di Elio Germano. Pur in piccoli ruoli nei film siciliani di Giuseppe Tornatore, penso a Baaria dove è il farmacista, riesce a spiazzarci con numeri di bravura da grande teatrante. Insieme a Toni Sperandeo furono tra gli attori siciliani più sfruttati in innumerevoli fiction più o meno legate alla mafia e al mondo siciliano.
gigi burruano
Gigi esagerò con l’alcool, ebbe anche problemi di giustizia non piccoli, ma era impossibile non volergli bene e non riconoscergli quella grazia da grande attore anche nei ruoli più piccoli. Suo nipote Luigi Lo Casco lo volle accanto a sé nel recente La città ideale, che lo portò con sé a Venezia, mentre da pochissimo lo abbiamo visto in Quel bravo ragazzo con Herbert Ballerina alias Luigi Luciano, il suo ultimo film.
E’ Don Ferdinando, il vecchio boss che muore all’inizio della storia dicendo al figlio, Herbert, che ha un piede sulla canna dell’aria che lo tiene in vita, “Spostati, coglione!”. Ma Herbert capisce, “Campione”. Minchia!
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