William Hurt
Marco Giusti per Dagospia
william hurt perduti nello spazio
C’è stato un periodo, diciamo all’inizio degli anni ’80, da “Brivido caldo” a “Il grande freddo” da “Il bacio della donna ragno”, il suo unico Oscar vinto su quattro nominations, a “Turista per caso” che William Hurt, morto ieri a 71 anni dopo una lunga malattia, non sbagliava un film. Ne eravamo tutti totalmente innamorati.
KATHLEEN TURNER WILLIAM HURT - BRIVIDO CALDO
Stava nascendo tutta una nuova generazione di attori, a cominciare dalle sue e dai suoi partner, Kathleen Turner, Sigourney Weaver, Jeff Goldblum, Kevin Kline, Raul Julia, ma era evidente che in quel periodo William Hurt ci sembrasse il massimo che ci stava proponendo la Hollywood più colta e aperta di registi come Lawrence Kasdan, James L. Brooks, in grado di allargarsi ai talenti non americani di Hector Babenco, Ken Russell o Wim Wenders.
william hurt 2
Alto, elegante, intelligente, generoso, di famiglia alto-borghese, nato a Washington, figlio di un alto funzionario di stato, un patrigno figlio di Henry Luce, il fondatore del “Time”, università alla Juillard School, cresciuto a teatro tra “Henry V” e “Zio Vanya”, capace di parlare perfettamente il francese, in grado di scegliere solo quello che gli piaceva, magari rifiutando “Jurassic Park” e girare gratis “Il bacio della donna ragno” di Hector Babenco per aiutare il film scritto da Manuel Puig, che stava morendo di aids mentre giravano, Hurt era un’anomalia a Hollywood.
1985 william hurt vince l oscar per il bacio della donna ragno
Ma aveva lo sguardo delle grandi star dei grandi western, aveva l’intelligenza per piegarsi alle imprese più difficili, come “Stati di allucinazione” di Ken Russell o per reiventarsi il noir degli anni’40 con Kathleen Turner in “Brivido caldo”, che vedemmo tutti più volte e ci sembrò un capolavoro.
Anche quando non sarà più una sorpresa, e quando avrà fama di psicopatico sul set, trovarlo protagonista di “Fino alla fine del mondo” di Wenders o coprotagonista di Viggo Mortensen in “A History of Violence” di David Cronenberg, ma anche le sue apparizioni ormai invecchiato in “Intelligenza artificiale” di Steven Spielberg o “The Village” di M. Night Shyamalian, perfino in “L’incredibile Hulk” illuminano improvvisamente la scena. La sua presenza non è mai banale. Il pubblico, il pubblico cresciuto negli anni ’80 coi suoi film lo sa.
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Persona difficile, ebbe, come molti attori celebri, una valanga di mogli e di fidanzate e di figli. A cominciare da Mary Beth Hurt (1971-1982), la prima moglie, attrice, poi Sandra Jennings (1981-84), sceneggiatrice, che gli dette il primo figlio, Marlee Maitlin, sua partner in “Figli di un dio minore”, Heidi Henderson (1989-1993), seconda moglie, che gli dette due figli, e Sandrine Bonnaire, sua partner in “La peste” di Luis Puenzo, che gli dette una figlia, la quarta. William Hurt, da anni malato, è morto in Oregon, nella casa di due dei suoi figli.
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