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Marco Giusti per Dagospia
Aridanghete! Altri 7 milioni di euro (6.834.417) incassati ieri, cioè già 14 milioni di euro (13.973.510) in sole 48 ore, per Quo Vado di Checco Zalone e Gennaro Nunziante. Che diventeranno, facilmente, più di 20 milioni con gli incassi di oggi. E più che probabilmente si trasformeranno in un 45-50 alla fine delle feste natalizie. Per tenerci bassi. Gloria eterna quindi ai benevoli produttori Valsecchi&Medusa e a Pier Silvio Berlusconi che brindano alla vittoria dopo una stagione, per tutti, certo, di incassi disastrosi e di film terrificanti che questi milioncini portati magicamente da Zalone riescono a farci dimenticare.
Come fosse la vittoria della Nazionale, insomma. Assieme agli incassi terrificanti, al primo soporifero discorso di fine anno di Mattarella, al gran parlare delle bestemmie e dei vaffanculo nello show di Capodanno di Rai Uno, ma sembra che abbiano anche spoilerato il finale di Star Wars, arrivano garrule come per ogni film di successo di Zalone le polemiche sul fatto che sia comicità di destra o di sinistra, che sia renziano o antirenziano.
quo vado n06
La Mancuso dal “Foglio”, avanguardista zaloniana, aveva cominciato ancor prima dell’uscita del film a titolare che “Zalone fa paura alla sinistra da salotto” (mortacci!) o “Serviva Zalone per svelare il segreto di Fabio Fazio” (ari-mortacci!) o “Ha voglia Franceschini a dire che la sinistra non deve aver paura di Zalone: la fifa resta” (ari-ari-mortacci!”).
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Poi, su “Libero”, Luca Telese, sentendo odor di antirenzismo, vola al cinema manco fosse Spider Man in cerca di reazioni del pubblico alla canzoncina celentenasca anti-renziana. Sai che je frega ai ragazzetti della canzoncina antirenziana… L’aveva cantata anche da Fazio, dove però è stata più notata, dalla attenta Mancuso l’imitazione di Massimo Gramellini, grande Moloch-de-sinistra-da-salotto da abbattere per la destra intellettuale fogliuta.
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Poro Checco. Tirato di qua, tirato di là… Al posto suo, o quasi, risponde oggi sui giornali Gennaro Nunziante ritenendo che, più che di destra o di sinistra, è “comicità cattolica”, lo spiega pure. Al tempo stesso, Gennaro si ribella al fatto che il film sia buonista, nel senso veltroniano del termine, perché si arriva al finale buono dopo un lungo calvario e a con una precisa scelta da parte del protagonista.
Mariarosa Mancuso
Ma sempre sul finale buonista siamo. E non è che sia un male, anche perché Checco non può più interpretare il ragazzino cafone al Nord, solo che fa più ridere quando è scorretto e cinico. Gennaro prende le distanze pure dalle affinità sordiane del personaggio Checco. Dicendo che è un personaggio autonomo con un funzionante tutto suo. I critici se ne devono rendere conto. Poveri critici, che cercano di capire “sempre” il perché di un successo così grande con i sistemini della nostra storia cinematografica o con un po’ di sociologia alla Giletti.
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Per tutti risponde Aldo Grasso, su “Oggi”, dicendo chissà che capolavori avrebbe fatto Checco nelle mani di un Dino Risi (“Se solo avesse una regia cinematografica capace di sostenerlo, potrebbe aspirare alla gloria imperitura”). Boom! E quindi sarebbe stata una genialata, per Grasso, dividere una coppia di successo, da 50 milioni a film diciamo, solo per trovare un nuovo Dino Risi, che non c’è proprio, non esiste in Italia, e ammesso anche di trovarlo, chi ti dice che questo genio del cinema voglia fare un film con un comico così potente come Checco e, soprattutto, chi spiega a Valsecchi che quel film funzionerà sicuramente come i tre precedenti?
CHECCO ZALONE UNIVERSITA ALDO GRASSO
Ma la verità, o parte della verità, gliela risponde bene, a Grasso, stamattina il letterato barese Nicola La Gioia in prima pagina su “La Repubblica” (no, non potevano chiamare una seconda volta Michele Serra dopo l’articolo snob e col naso all’insù di due anni fa su ‘Sole a catinelle’, non potevano chiamare Curzio Maltese e Conchita che si spostano solo per i film di Sorrentino, e non potevano neanche svegliare dal veglione di fine d’anno l’Aspesi che non sa neanche chi sia Zalone), ricordando quanto il successo dei film di Checco e Gennaro nasca proprio dalla lunga gavetta a Tele Norba dei due, e di Gennaro in particolare, quando dette vita alla grande coppia comica Toti&Tata, cioè Solfrizzi e Stornaiuolo, e proprio dalla fine di quella coppia nacque il “fenomeno” Zalone.
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Tutto vero, ma nessuno dei due è poi diventato ciò che è diventato prima in tv e poi al cinema Checco. Che forse, insomma, a prescindere dalla pugliesità, aveva da subito molte marce in più. Ora, però. Ricordando a tutti che siamo solo a 48 ore dall’uscita di un film, che magari non sarà ‘L’appartamento’ di Billy Wilder o ‘I mostri’ di Dino Risi, ma è veramente grazioso, intelligente, divertente, non trash, e attaccato alla nostra realtà italiano più di quanto ci abbiano dato i Sorrentino-Virzi-Garrone in questi ultimi anni, va riconosciuto a Checco e a Gennaro che, partendo da zero, hanno dato vita a un cinema tutto loro che funziona anche perché i due si conoscono e sanno come fare funzionare comicamente il personaggio Zalone all’interno di un’Italia che cambia.
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E’ anche un cinema che si tiene volutamente a debita distanza dal nostro cinema d’autore da festival, ma anche da quello di commedia più corrente, che usa Medusa-TaoDue proprio come fosse una Major hollywoodiana, cioè con un po’ di divertita paura e irridente orgoglio, ma anche come scudo contro un mondo cinematografico italiano che alla fine non è migliore di quello dove si trovano.
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Credo che Checco senza Gennaro si sentirebbe sperduto e in balia di un cinema, di un mondo che non conosce, che non ama e di cui non si fida per nulla. Come passare da Capurso a Bari, insomma. Altro che salotti della sinistra. Non solo. La cocciutaggine barese-cattolica di Gennaro, difende Checco nella sua purezza di comico e mantiene così quella integrità necessaria a entrambi per rendere il loro cinema, al quarto film, ancora qualcosa di inedito e di credibile.
Come puoi essere credibile se un qualsiasi produttore ti smonta una sceneggiatura, ti rimonta un film, ti dice quali attrici e attori mettere, ti manda in questo o in quel salotto di Roma e di Milano? Checco ha capito da subito che si può salvare, e può salvare l’integrità del suo lavoro, solo chiudendosi o escludendosi il più possibile dal mondo del cinema.
E in qualche misura, anche l’isolamento culturale di un Valsecchi, produttore non troppo amato dal mondo del cinema autorale da David, finisce per proteggerlo proprio da quel tipo di contatto che lo renderebbe uguale agli altri. E quindi farebbe svanire tutta quella innocenza che ancora miracolosamente si porta dietro.
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Ovvio, Checco è oggi talmente potente sul mercato da poter diventare facilmente produttore e regista di se stesso. Nessun attore italiano vale oggi 50 milioni a film. Ma non credo che sia questo che vuole e comunque in Italia ha già l’autonomia, e la protezione necessaria, per fare esattamente cosa vuole.
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Il suo sogno è magari fare una grande commedia sul modello francese o diventare un Sasha Baron Cohen o uno Zoolander internazionale. E in questo ultimo film la fuga in Norvegia poteva dar vita a qualcosa di quel genere, ma così non è stato e ci si è ributtati su un modello più sicuro. Per quanto riguarda poi il renzismo e l’antirenzismo, riporto quanto scrissi due anni fa sul caso-Brunetta, cioè sul comunismo-anticomunismo presunto di Checco. Erano i dieci motivi che dimostrano quanto sia di sinistra o addirittura comunista Checco. Il primo motivo era proprio indicativo:
1) Quando vede Matteo Renzi alla tv, cambia canale
CHECCO ZALONE FOTO DA RAGAZZO PALESTRATO
2) Ama il jazz e qualcuno giura di averlo sentito cantare al piano bar di Santo Spirito, in provincia di Bari, il paese nativo di Domenico Procacci, "Con una rosa" e "Che cos'è l'amore" di Vinicio Capossela.
3) Cambia il pannolone da solo alla sua bambina tutti i giorni.
NUNZIANTE E ZALONE CHECCO ZALONE IN VERSIONE JEP GAMBARDELLA DA MARIA DE FILIPPI
4) E' amico di Francesco De Gregori.
5) E' stato visto alla Feltrinelli di Bari sfogliare un libro senza poi acquistarlo. In segreto si vanta pure di aver letto pure 40 pagine di "Gomorra" di Roberto Saviano.
6) Si è comprato un paio di Clark grigio topo a Roma per far colpo su Marco Travaglio quando è stato intervistato da "Il Fatto".
RUFFINI E ZALONE A SORRENTO CON LORENA BIANCHETTI FOTO REPUBBLICA NAPOLI CHECCO ZALONE E LORENA BIANCHETTI FOTO REPUBBLICA NAPOLI checco zalone al festival di roma news CHECCO ZALONE A SORRENTO FOTO REPUBBLICA NAPOLI LORENA BIANCHETTI CHECCO ZALONE E PIETRO VALSECCHI A SORRENTO FOTO REPUBBLICA NAPOLI checco zalone checco zalone al festival di roma news checco zalone checco zalone e pietro valsecchi al festival di roma Checco Zalone f f cd c ac f CHECCO ZALONE E FRANCESCO TOTTI DA ASSUNTA MADRE checco zalone Checco Zalone checco zalone IN TOUR Checco Zalone checco zalone Checco Zalone Scene da Che bella giornata Scene da Che bella giornata Scene da Che bella giornata Scene da Che bella giornata Zalone Vanzina Valsecchi Checco Zalone Checco Zalone Checco Zalone Checco Zalone Checco Zalone Checco Zalone CHE BELLA CAGATA - CHECCO ZALONE CHECCO ZALONE IN TOUR CHECCO ZALONE E FACCHINETTI TOTTI E ILARY INCONTRANO CHECCO ZALONE DA ASSUNTA MADRE CHECCO ZALONE VENDOLA PREMIA CHECCO ZALONE jpeg sole a catinelle CHE ZALONE ZALONE checco zalone luca medici e il suo cd immensemente angela in cado dalle nubi GIORGIO NAPOLITANO CON CHECCO ZALONE CHECCO ZALONE OSPITE ALLUNIVERSITA CATTOLICA DI MILANO
7) Lo hanno visto a Roma mentre mangiava in un ristorante del centro col sindaco di Bari Emiliano o, meglio, mentre il sindaco Emiliano mangiava.
8) Non ha uno yacht né altra imbarcazione privata, ma se il suo produttore lo invita ci va volentieri.
9) E' attento a ogni diversità. Ha dedicato una canzone agli omosessuali e, da barese, è pure amico dei foggiani.
10) Nel suo ultimo film, "Sole a catinelle", si vedono delle bandiere rosse e si parla dei risultati di vent'anni di berlusconismo. In nessun film italiano degli ultimi anni si è mai tentata una cosa simile.
Del resto è stato l'unico in Italia a farci vedere in un film il capo della Lega bere piscio durante il sacro rito dell'ampolla del dio Po.??
P.S. Aggiungiamo a questi dieci motivi la canzoncina antirenziana del nuovo film… Se non è comunismo questo.