Marco Giusti per Dagospia
verdone un sacco bello
Che vediamo oggi? Intanto segnatevi che il 24 luglio, per i 40 anni di “Un sacco bello”, alle 18 appuntamento al “Palo della morte” con Carlo Verdone. L’idea, almeno a quello che ho letto su Twitter è di Christian Raimo. Non posso che approvare. Mi piacerebbe trovarci anche Renato Scarpa, pronto a partire per Cracovia con Verdone in quel lontano 1980.
CARLO VERDONE IN UN SACCO BELLO
Per celebrare Verdone niente di meglio stasera di ripassarsi alle 21, 15 su Cine 34 “7 chili in 7 giorni” diretto dal fratello Luca, ma con una mano anche da Carlo, con la coppia Pozzetto-Verdone alle prese coi ciccioni in cura. Cast favoloso con tutti caratteristi sovrappeso. Sora Lella, Franco Diogene, Annabella Schiavone, Silvia Annichiarico, Fiammetta Baralla, Giuseppe D’Aloja detto Pino er Mostro, quello del tatuaggio sul petto “donna che tradisce nun merita perdono”. Non è un capolavoro però fa parecchio ridere. Ricordare i nomi dei preservativi che Pozzetto tiene gelosamente chiusi nella sua valigetta: Sventrax, Tormiento, Orient Express, Duron Duron.
UN SACCO BELLO VERDONE
Rai Tre, nel nuovo corso Franco Di Mare, piazza in prima serata alle 21, 25 un capolavoro comico come “febbre da cavallo” di Steno con Gigi Proietti “Mandrake” e Enrico Montesano “Er Pomata”, senza scordare Ennio Antonelli “Manzotin”, Catherine Spaak, Adolfo Celi, Franco De Rosa. Supervisto da tutti, verissimo, ma proprio per questo imperdibile in prima serata su Rai Tre. Bel colpo. Rai Movie alle 21, 10 si butta invece sul complesso, tormentato, difficilisso “Silence” di Martin Scorsese con Andrew Garfield, Adam Driver e Liam Neeson. Non è solo la trasposizione cinematografica di un capolavoro della letteratura giapponese o un film di grande ricostruzione storica sui rapporti tra la Chiesa
VERDONE UN SACCO BELLO
Cattolica e il Giappone, è il viaggio tormentato del cattolicissimo Scorsese nel tentativo di giustificare a se stesso la passione per i gangster e i violenti. Scrivevo quando uscì in sala: “Quando, dopo due ore di silenzio, Dio spiega al protagonista, padre Rodrigues, che lui è sempre stato a suo fianco, che è sempre stato lì mentre lui sui soffriva, magari attraverso la presenza del suo personale Giuda, Kichijiro, che lo ha sempre tradito e gli ha chiesto sempre, dopo, confessione e perdono, il film finalmente si apre.
carlo verdone un sacco bello
E, forse, anche noi spettatori intuiamo a cosa sia veramente interessato Martin Scorsese che per tanti anni ha inseguito questo Silence, ponderoso, complesso viaggio nel silenzio di Dio, una non-voce che diventa voce solo grazie alla fede e alla comprensione dell’altro, ma anche kolossal storico-cattolico tratto dal fondamentale libro di Shusako Endo del 1966, già portato sullo schermo da Masahiro Shinoda nel 1971, sul martirio dei cristiani convertiti e dei missionari gesuiti nel Giappone del ’600.
Nessun film di Scorsese, che per me è forse il più grande regista vivente, che non ci ha mai tradito, da Mean Streets a Il lupo di Wall Street ai pilot meravigliosi di Boardwalk Empire e Vinyl, nemmeno L’ultima tentazione di Cristo o Kundun, ha questa ossessione ben visibile sia per la ricerca della fede, cioè per la ricerca della voce di Dio che spezzi il nostro non sentire altro che il suo silenzio, sia per la ricerca dell’immagine di Dio in noi stessi”.
verdone pozzetto 7 chili in 7 giorni
Devo dire che stasera c’è un altro film meraviglioso da vedere o rivedere. “Fog” di John Carpenter con Adrienne Barbeau e Jamie Lee Curts su Mediaset Italia 2 alle 21, 20. Uscito nel 1980, come “Un sacco bello” è un film che, subito dopo il successo di “Halloween”, aspettamo davvero con grandissima attesa.
Magari in parte ci deluse, perché non è il capolavoro che era “Halloween” e che sarà subito dopo “La cosa”, ma rimane un horror di grandissima ambientazione, visivamente affascinante, da vedere, ahimé, in sala per sentire davvero il terrore. Attenti che su Cielo alle 21, 20 passa pure “Viol@” di Donatella Maiorca con Stefania Rocca, il primissimo film, oltre tutto al femminile, sul sesso virtuale. Non del tutto riuscito, magari, ma era il primo esperimento che si faceva in Italia. I fan di Stefania Rocca se lo ricordano bene, inoltre…
verdone pozzetto 7 chili in 7 giorni
In seconda serata vedo che su Tv8 alle 23, 25 c’è il curioso “Timeline” di Richard Donner, grande regista di azione, con Paul Walker, Frances O’Connor, Gerald Butler, polpettone sui viaggi nel tempo tratto d aun libro di Michael Crichton. Un disastro. Non piacque a nessuno e ha ancora oggi pessime critiche, malgrado i tanti soldi spesi e il fatto che Donner non girava più nulla dai tempi di “Arma letale 4”.
Dai film non riusciti a volte si impara di più che da quelli riusciti. E’ il caso anche di “Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male” diretto da Clint Eastwood in un territorio assolutamente non suo, quello del profondo sud delle classi alte di Savannah. Tratto da un saggio di John Berendt dove è di scena uno strano delitto. Grande cast, però, con John Cusack, Kevin Spacey, Jude Law e la mitica Kim Hunter. Le critiche al tempo furono terribili.
verdone pozzetto 7 chili in 7 giorni
Al meglio dissero di Clint che alla regia di questo film sembrava un turista. Buon dramma di mafia assolutamente non televisivo (è un complimento!) è invece “Il dolce e l’amaro”, opera seconda dello sceneggiatore Andrea Porporati, che si vide a Venezia nel 2007, con Luigi Lo Cascio, Fabrizio Gifuni, Donatella Finocchiaro, Renato Carpentieri. Storia di padrini, figli di padrini, figli di uomini d’onore morti con dignità, ma anche storia di tradimenti.
Me lo ricordo piuttosto buono, anche se forse non adatto al concorso veneziano. Rai Movie a mezzanotte in punto presenta “La città proibita” di Zhang Yimou con Chow Yun-Fat e Gong Li, un kolossal del 2006 che si fece un bel po’ di festival, ma che aveva anche molte carte per diventare un successo popolare più che un’opera solo d’autore.
verdone pozzetto 7 chili in 7 giorni
Ma il film che stanotte vorrei rivedere, perché assurdo, bellissimo ma imbarazzante, totalmente scorretto, clamorosamente contro corrente quando uscì in quel di Cannes coi critici che arricciavano il naso alle puzze, al sesso, al cibo, all’odore di morte, è il capolavoro di Marco Ferreri “La grande abbuffata” con Marcello Mastroianni, Philippe Noiret, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli e Andréa Ferreol, giustamente finito su Cine 34 all’1,40, quando passano cioè i film più improponibili di Bruno Mattei e Joe D’Amato. Che bellezza! Purtroppo avranno tagliato assurdamente pure il film di Ferreri.
Alla stessa ora la Rai Uno di Stefano Coletta, là dove un tempo avreste trovato qualche marzullata, piazza un tardo capolavoro di Claude Chabrol, “L’innocenza del peccato” con la divina Ludovine Segnier, Benoit Magimel e Mathilda May. Rai Movie ci presenta invece alle 2 un buon thrillerone di Ruggero Deodato, “Infermo in diretta” con Lisa Blount, Leonard Mann, Richard Bright, Karen Black e il bruttissmo Michael Berryman, stella di “Le colline hanno gli occhi”. Per Deodato era “un tentativo di rifare un altro Camminal Holocaust, cercando di mantenere le distanze. E’ sicuramente inferiore al prototipo, ma è un film fatto con grande passione”. Gli crediamo.
pozzetto verdone
Ci sono pure Luca Barbareschi, Valentina Forte e Barbara Magnolfi. Cultissimo. Ma la serata, stracultisticamente parlando, non è finita. Visto che c’è ancora alle 4, 50 su Iris un capolavoro di Andrei Zulawski, “L’importante è amare” con Romy Schneider, attrice e moglie del critico dandy e decadente Jacques Dutronc, che tradisce con il bel Fabio Testi, fotografo, alle prese con un Riccardo III fuori di testa che vedrà impegnati l’adorata Nicoletta Machiavelli e un Klaus Kinski fuori di testa che ruba il film a tutti. E alle 4, 55 parte su Cine 34 il maledetto “Satyricon” di Gian Luigi Polidoro, scritto da Rodolfo Sonego, prodotto da Alfredo Bini interpretato da Ugo Tognazzi, Franco Fabrizi, Don Backy, Tina Aumont, che osò uscire prima del Satyricon di Fellini prodotto da Alberto Grimaldi.
ALITOSI FEBBRE DA CAVALLO
E si trovò invischiato in una serie di cause legali dalle quali non ne uscì veramente mai. Il film, come disse lo stesso Sonego a Tatti Sanguineti nel suo libro sullo sceneggiatore era “ancor più sbrindellato di quanto avessi proposto io, uscì sei mesi prima di quello di Fellini. Incassò 270 milioni in soli tre giorni riuscendo quasi a rientrare nei costi. La guerra legale fra Rizzoli e gli avvocati degli americani che avevano i diritti mondiali del film di Fellini fu spietata.
Dopo tre settimane il nostro film, già denunciato per oscenità e sequestrato per pornografia, si beccò addirittura un’accusa di pedofilia. Sbucò un testimone a dichiarare che aveva visto Franco Fabrizi importunare un bambino. Poi gli americani diedero 300 mila dollari sull’unghia a Rizzoli e chiusero il negativo del film in un frigorifero di Los Angeles”. Più o meno la storia è questa. E’ vero che uno dei film più imbarazzanti che si siano mai fatti in Italia.
steno mostra febbre da cavallo foto andrea arriga
Anche perché sembrava proprio un film di ripicca fatto dagli ex amici rifiutati di Fellini, come Franco Fabrizi o come Ugo Tognazzi, incazzato perché dopo anni di tentativi di girare con Fellini il Mastorna il suo sogno non venne mai realizzato.. Di per sé, nel ricordo di allora, in sala e senza i tagli che lo hanno massacrato nelle riduzioni televisive, non era malissimo. Tognazzi è divertente come Trimalcione fra peti e rutti. Tina Aumont, che poi arriverà a Fellini col Casanova, è una bellissima Circe, Carotenuto, che doveva esserci nel Satyricon “vero”, è un ottimo Eumolpo. Ma Don Backy e Franco Fabrizi sono una scelta un po’ azzardata e un po’ trash nel ruolo dei due giovani amiciprotagonisti.
silence scorsese
Ma il vero problema è che il Satyricon di Fellini, che uscirà pochi mesi dopo, si rivelerà un capolavoro e allora del film di Polidoro, malgrado la censura che lo porterà via dalle sale per quasi un anno, non importerà più niente a nessuno. Il film viene finanziato, malamente, da Angelo Rizzoli, che “non aveva mai perdonato a Federico di averlo tradito dopo Giulietta”. Ma tira fuori solo 380 milioni. E Alfredo Bini rispose, nei ricordi di Sonego, “Ma, Commendatore, non bastano neanche per i costumi”. La finisco qui. Ma chissà che copia vedrete stanotte…
satyricon polidoro FEBBRE DA CAVALLO 1 STENO FEBBRE DA CAVALLO STENO