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    IL CINEMA DEI GIUSTI - COSA FARE DEI VOSTRI TRE FIGLI SE NON VI AMATE PIÙ, VOLETE DIVORZIARE, MA SIETE IN CARRIERA E PENSATE CHE TRE FIGLI VI ROVINEREBBERO LA VITA? ‘MAMMA O PAPÀ’ È UN REMAKE FOTOCOPIA DI UN FILM CHE HA VENDUTO 3 MILIONI DI BIGLIETTI IN FRANCIA, CON CORTELLESI E ALBANESE - MOLTO CURATO, MA LA COMICITÀ FRANCESE NON SEMPRE SI ADATTA AI GUSTI ITALIANI


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Mamma o papà? di Riccardo Milani

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    Cosa fare dei vostri tre figli se non vi amate più, volete divorziare, ma siete in carriera e pensate che tre figli, oltre tutto difficili da gestire, vi rovinerebbero la vita? Inoltre sono loro che devono decidere chi scegliere tra mamma e papà, quindi meglio fare vedere il vostro lato peggiore.

     

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    Ecco, da questa semplice trovata, che si sviluppava in una specie di Guerra dei Roses tra un padre e una madre  che cercano in ogni modo di sbolognare all’altro coniuge i tre figli mostradosi il più orrendi possibile, nasceva un grande successo francese di un paio d’anni fa, Papa ou maman?, quasi tre milioni di biglietti venduti in patria, diretto da Martin Bourboulon e scritto da Alexandre de La Patélliere e Matthieu Delaporte, la coppia responsabile anche di sceneggiatura e regia di Le prénom e interpretato dai formidabili Laurent Lafitte de la Comédie e Marina Fois.

     

    Un successo che in poco tempo ha prodotto oltre a un sequel, uscito questo Natale in Francia, un remake tedesco, Schnatz, nimm Dudie!, e questo remake italiano, Mamma o papà, diretto da Riccardo Milani, prodotto dalla Wildside di Mieli e Gianani, che uscirà da noi per il giorno di San Valentino.

     

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    Milani ne ha fatto una versione quasi fotocopia dell’originale, adattandola però alle forti personalità dei suoi due protagonisti, Paola Cortellesi, che è anche cosceneggiatrice assieme a Giulia Calenda, e Antonio Albanese. La maggior variante è che la coppia in questione, pronta a scannarsi piuttosto che a cedere, è veneta, di Treviso, e i due attori parlano un po’ come in Signore e signori di Pietro Germi, che era appunto interamente girato interamente là e vedeva come protagonisti degli apparentemente tranquilli borghesi trevigiani. Mai fidarsi della provincia e delle coppie borghesi. Si sa.

     

    Anche se qualcosina del capolavoro di Germi è nell’aria, almeno nella prima parte, ci sembra che l’interesse maggiore di Milani sia nel buon funzionamento della coppia comica, inedita al cinema, formata da Albanese-Cortellesi, e nell’attenersi scrupolosamente alla sceneggiatura originale francese. Al punto che molte situazioni, trovate, e perfino ambientazioni sono proprio identiche. Certo nella scena clou della festa del piccolo Giulietto, il bambino più piccolo, Albanese si veste da Zorro e non da pirata, ma la Cortellesi è vestita da fatina come Marina Fois.

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    C’è molta cura, però, nella scelta del cast di contorno. Il ginecologo Albanese ha come amante la giovane e bella Matilde Gioli, scoperta da Virzì in Il capitale umano, mentre l’ingegnere Cortellesi ha come superiore un arcigno Carlo Buccirosso, assolutamente favoloso, e come partner di lavoro Claudio Gioè. Ma la sostanza non cambia. Diciamo subito che la cosa più divertente e riuscita del film è proprio il veneto che parlano Cortellesi e Albanese e il loro repentino cambiamento da coppia borghese che cerca di dividersi in maniera civile a coppia pronta a uccidersi per ottenere quel ognuno di loro vuole.

     

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    E quel che entrambi i coniugi vogliono è poter andarsene una in Svezia e l’altro in Mali senza il peso dei tre figli. Per questo sono pronti a qualsiasi eccesso. Albanese porterà i ragazzi in una sua nuova casa miserabile dove non si riesce a far colazione perché l’intonaco cade dal soffitto ogni volta che passa un treno. Cortellesi porta a cena a casa come suo nuovo compagno il cattivissimo Buccirosso in una delle scene più forti del film. Ma finisce anche per ubriacarsi in una festicciola della figlia. Il film, che offre ai suoi due protagonisti una bella occasione comica, ha lo stesso problema dell’originale.

     

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    Nella seconda parte c’è uno scivolamento eccessivo nel politicamente scorretto col mostrarsi davvero orrendi da parte dei genitori. Così si possono prendere a calci simpatici criceti o ridicolizzare vecchiette malate in carrozzella. Per i nostri gusti ci troviamo più a nostro agio quando la commedia prende di mira il sessismo di Buccirosso o la virilità del marito cinquantenne con l’amante giovane (tutto quel durare che sia causato da una prostatite?).

     

    Magari queste situazioni esplosive funzionano di più nella commedia francese, e meno da noi, ancorati al realismo e alle buone maniere dei protagonisti. Ma, come ha dimostrato il recente successo di Poveri ma ricchi di Fausto Brizzi, remake del successo francese Les Tuches, sempre prodotto da Wildside, e abbastanza riuscito, sembra quasi che il nostro cinema comico preferisca adattare ai nostri gusti i modelli francesi, anche quando non sono così adattabili, piuttosto che sforzarsi a ideare dei nuovi modelli originali nostri.

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    Eppure ci sembra che il pubblico stia premiando con Mister Felicità e L’ora legale proprio dei soggetti originali e più ancorati nella nostra realtà. Detto questo, è sempre un piacere vedere sullo schermo due attori di gran classe come Paola Cortellesi e Antonio Albanese. In sala dal 14 febbraio.

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